Errori grotteschi, profezie degli "esperti,, di Vietnam

Errori grotteschi, profezie degli "esperti,, di Vietnam La guerra dei trent'anni nella penisola d'Indocina Errori grotteschi, profezie degli "esperti,, di Vietnam (Dal nostro corrispondente) Washington, 5 aprile. Nulla è più facile e meno nobile del «senno di poi», nulla è più stupido del «ve lo avevo detto». Ma l'America è un Paese che non perdona e per i grandi errori chiede grandi espiazioni. Così, menile l'Indocina, che è costata 138 miliardi di dollari (forse più) e 55.000 morti, va verso la fine tragica di 30 anni di guerra, gli americani cercano ancora vendette, chiedono ragione. Un libro è uscito recentemente, fatto soltanto di citazioni, 500 pagine di «frasi celebri» pronunciate da uomini celebri nei 30 anni che ci separano dalla fine della guerra mondiale e dall'inizio della guerra indocinese. Sono frasi di «esperti» (e The Experts e il sarcastico titolo del libro), di coloro che hanno fatto la storia di questo quarto di secolo nel Sud-Est asiatico. Leggerle, vuole dire compiere un viaggio attraverso la stupidità, l'inganno, gli errori più goffi e le intuizioni più lucide. Qualcuno, pochi, esce con l'aureola del profeta inascoltato, i più come i pazzi accecati dagli dei per la loro e altrui perdizione. Il libro, che sale rapidamente tra i best sellers d'America, non è un documento politico né storico: la citazione è un'arma ambigua, maliziosa, duttile nelle mani di chi la cerca, mortale per la vittima. Ma sempre ingiusta. Non si può condannare un uomo per quanto disse dicci anni fa. eppure come restare indifferenti al fatto che quella frase condannò altri uomini a soffrire, ancor più innocenti? 500 pagine The Experts — scritto da un giornalista che lavorò al Senato c visse dal di dentro l'avventura indocinese — va letto come un documento di costume dell'America d'oggi, il segno di una ricerca forse masochistica, certo coraggiosa di un Paese che ha molto sbaglialo e cerca — senza risparmio di sé — nuove strade. Generali e presidenti, diplomatici e giornalisti compongono nel libro — ferocemente polemico pur senza una sola riga dell'autore - raccoglitore — un quadro grottesco, talora comico, quasi sempre tragico. Leggerlo è un esercizio vano se si vuol trarne conclusioni storicizzanti (un identico lavoro, ma in chiave elogiativa, potrebbe essere fatto con eguale successo); non inutile, invece, se vi si trova la testimonianza del presente difficile dell'America. E l'ammonimento — per lutti — di non permettere che. come dice l'Amleto «la \ a r i n à a a , e . pa::ia dei gratuli uomini non passi inosservata». Dalh 500 pagine di The Experts abbiamo estratto solo qualche citazione, fra le migliaia i accolte dall'autore, Edwin Peliti, che dedica il volume ai genitori e a «tutti coloro die si sono battuti, che sono morti, dall'una e dall'altra parte, per colpa degli "esperti"». «Il presidente Roosevelt ha detto a Stalin che gli indocinesi sono gente di piccola statura, e non vogliono saperne di combattere». (Incontro di Yalta, 1945, verbale dell'interprete di Roosevelt). «TI nostro solo obiettivo è la piena coopcrazione con gli Stali Uniti (...) campioni di libertà e giustizia del mondo. Guardiamo \a!iAmerica come al nostro futuro liberatore». (Lettera di Ho Chi-minh a Harry Truman, presidente degli Usa, 1945). Top secret: «Ho Chi-minh è convinto che il suo Paese deve ottenere a qualunque costo l'aiuto e l'appoggio politico dell'America». (Rapporto del servizio segreto militare americano, 1946, pubblicato nel 1972). «Non vi è più un problema militare in Indocina, e non ci sarà mai più». (Ministro della Difesa francese Costc-Florct. 1947). «Vinceremo in 15 mesi». (Generale De Latlre de Tassigny, 1950, comandante delle forze francesi in Indocina). «In Indocina noi ci siamo legati allo sforzo disperato del regime coloniale francese per tenere l'ultima fetta di impero, ma non vi è alcun appoggio popolare al governo del Sud». (Senatore John F. Kennedy, 1951). «Il futuro della nostra azione militare è ormai assicuralo». (Generale Salan a Time 1953). «Sarebbe forse necessario aumentare un poco gli stanziamenti per l'Indocina». (Segretario di Stato Dullcs, 1953). «Il Vietminh (predecessore dei Vietcong, ndr) è lottino». (Generale Salan, 1953). «Abbiamo preso posizione a Dien Bien Pini e ci staremo. La vittoria finale è fissata per il 1956». (Generale Cogny, 1955). «E' ora che gli americani sappiano la dura verità sull'Indocina». (Senatore John F. Kennedy, discorso al Senato, 1954). «Possiamo sparare ancora per 10 minuti. Ci dobbiamo arrendere?». (Messaggio radio da Dien Bien Phu assediata, 1954, 7 maggio ore 9). «Sparate ancora per 10 minuti». (Risposta del quartier generale, 1954, 7 maggio, ore 9,01). «L'esercito sudvietnamita ha ottime possibilità di successo, con un minimo di addestramento». (Ministro della Difesa americano Wilbur Bruckncr, 1955). «La crescita e la solidità della democrazia sudvietnamita sono impressionanti, e il futuro è luminoso. L'aitilo americano deve continuare». (Editoriale del New York Times, 1956). «Il Vietnam è l'orgoglio dell'America». (Presidente Eisenhower, 1956). «Il contribuente americano non dovrà mai rimpiangere i soldi spesi per Valuto al Vietnam. E' un investimento sicuro». (Ngo Dinh-diem, presidente sudvietnamita, 1957). «Il governo sudvietnamita è una facciata che nasconde profonda corruzione e indisciplina. Le prospettive sono pessime». (Rapporto del servizio segreto ad Eisenhower, 1959). «I comunisti hanno ormai capito che non potranno mai conquistare il Vietnam libero». (Generale O'Daniel, addetto miniare Usa a Saigon, 1961). «Il presidente Kennedy sta considerando l'invio di forze americane in Sud Vietnam». (Newsweek, 1961). «Intervenire in quella regione è come entrare nelle sabbie mobili. Un passo alla volta voi sarete risucchiati in una palude senza fondo di spese militari e di impegni politici. Non è problema di ideologie, di libertà e di comunismo: nessun occidentale può vincere in Indocina». (Presidente De Canile al presidente Kennedy, 1961, Parigi). Top secret: «Occorre intervenire al più presto possibile. Sei divisioni, per un totale di non oltre 250 mila uomini, dovrebbero bastare». (Memorandum segreto al presidente Kennedy del ministro della Difesa McNamara c del segretario di Stato Rusk, 1961). «Kennedy è d'accordo». (Newsweek, 1961). «Non c'è nessun piano per inviare forze americane in Vietnam». (Ministro della Difesa McNamaro, 1962). « L'offensiva comunista è finita per sempre». (Rapporto della Cia, 1963). «Ci siamo per restare, ci siamo per vincere». (Presidente Kennedy, 1965). «Un ritiro oggi sarebbe inconcepibile». (Senatore Fullbright, 1963). «Non sarò il Presidente che vedrà l'Indocina fare la fine della Cina». (Lyndon Johnson, 1963, quanto giorni dopo l'assassinio di Kennedy). «Non è neppure immaginabile che i vietcong possano mai battere i sud vietnamiti». (Generale Wcslmoreland, 1964, comandante del personale Usa in Vietnam). «Non manderemo ragazzi americani a nove, diecimila miglia da casa per fare quetlo che gli asiatici devono fare da soli». (Presidente Johnson, 1964).