I doc: una forza per chi esporta di Piero Cerati

I doc: una forza per chi esporta A Vicenza convegno sui vini I doc: una forza per chi esporta [Dal nostro inviato speciale) Vicenza, 5 aprile. « Le denominazioni controllate sono ormai la realtà dominante e hanno dimostrato la loro piena validità per ben 8 milioni di ettolitri sui 65-70 milioni cui ammonta il totale dei nostri vini ». Con queste parole Francesca Adinolfi Marinelli, primo dirigente del ministero dell'Agricoltura, ha sanzionato la svolta avvenuta nella vitivinicoltura italiana. La prima mostra dei vini a denominazione d'origine controllata è infatti il bilancio di quanto è stato compiuto nel settore enologico per togliere dall'anonimato il vino italiano, venduto all'estero come prodotto « da taglio » per valorizzare vini locali, ' o commerciali!zato — ha detto Francesca Marinelli — con denominazioni lasulle che hanno screditato l'intera produzione nazionale ». Lo stato di sudditanza della nostra vitivinicoltura è finito, con la ricerca della qualità « si è creata nuova ricchezza valorizzando il prodotto ». Infatti, il riconoscimento dei vini con le denominazioni d'origine non ha portato ad una espansione del commercio, né ad un aumento della produzione (an- zi, ha provocato semmai una riduzione a causa delle norme di controllo imposte), ma ha fatto conseguire un miglioramento dei prezzi per tutti: dal produttore delle uve, al vinificatore, al commerciante. Se i francesi oggi protestano, hanno i loro validi motivi: i nostri vini Doc minacciano la supremazia dei loro « Chateaux », che parevano sinora inattaccabili. In provincia di Vicenza si colgono con prova tangibile I risultati della politica vitivinicola sin qui svolta dall'Italia. L'Unione agricoltori e la Coldiretti sono riuscite a creare sei cantine sociali e un enopolio puntando sui vini di qualità. •> Se dobbiamo lare un esempio di come abbiamo agito — dice il colonnello Buffa, presidente del comitato provinciale vitivinicolo e presidente onorario dell'Unione agricoltori di Vicenza — possiamo citare la cantina di Breganze. che ha 1180 soci e produce 85 mila ettolitri di vino di qua lità. La cantina ha oli erto le bar batelle a metà prezzo agli agricol tori, ha studiato e suggerito quali vitigni piantare in base alle caratteristiche del terreno, ha dato premi per la qualità dei vini e per l'ubicazione ottimale dei vigneti ». ! Breganze vale per tutte le altre i cantine sociali che operano nel J Vicentino. Ora l'Unione agricoltori ha proposto di formare un consorzio provinciale per difendere e far conoscere i vini Doc della zona. Per favorire la vendita dei vini di qualità, a prezzi di concorrenza, è prevista la costruzione di un grande centro di imbottigliamento nella zona delle Alte di Montecchio: esso servirà il consorzio che già raggruppa le cantine sociali del Vicentino. Alla mostra di Vicenza il discorso sui vini di qualità non si limita al prodotto locale. Se i vicentini presentano ale .ine «perle» enologiche, come il Durello spumante (cantina sociale dei Colli vicentini), che gareggia con gli champagnes non millesimati e a gusto inimitabile, la Sardegna (presente con l'Unioncamere a nome di una decina di cantine sociali e di piccoli, qualificati, produttori) ha in mostra il Nuragus di Cagliari, vino bianco secco, di 11 gradi. La Sicilia ha invece un prodotto della cantina sociale Casale di Ciavoletto (presso Marsala): è il vino bianco Verdello, dal gusto simile a quello del ligure Coronata (in via di estinzione). Piero Cerati

Persone citate: Buffa, Durello, Francesca Adinolfi Marinelli, Francesca Marinelli