La biennale della "risata,, di Augusto Minucci

La biennale della "risata,, Prima mostra internazionale dell'umorismo a Vercelli La biennale della "risata,, Alla manifestazione hanno aderito 90 umoristi di nove nazioni - Due "antologiche" di Casimiro Teja e Giuseppe Novello - La premiazione (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 5 aprile. Con pochi mezzi e molto entusiasmo Vercelli ha felicemente varato la «I Biennale d> caricatura» organizzata dalla «Famija varsleisa» e dall'Enal. Novanta artisti di nove nazioni, trecento vignette, due mostre antologiche: una dedicata a Casimiro Teja, l'altra a Giuseppe Novello. Questo U succo della rassegna che ha preso ufficialmente il «via», stamane, con la premiazione dei vincitori, avvenuta nel palazzo municipale, alla presenza delle autorità, di uomini politici, del mondo della cultura e dell'arte. Subilo dopo è iniziata una «passeggiata» attraverso le antiche vie della città che ha portato tutti prima a Palazzo Centori, dove è stata allestita la mostra delle caricature, poi alla Pinacoteca Borgogna dove sono state ordinate le cinquanta tavole di Casimiro Teja e, infine, al palazzo dell'Enal per l'inaugurazione dell'antologica di Novello: un pellegrinaggio cosparso di salaci battute, di disegni arguti o feroci che insegnano a ridere e a sorridere, ma anche a riflettere su noi stessi. Vincitore di questa prima manifestazione è Pietro Ardito al quale la commissione giudicatrice (Giorgio Allario Caresana, Angelo Borgese, Angelo Dragone, Enrico Giàneri, Giuseppe Novello, Fran cesco Rinone) ha attribuito il «Sant'Andrea d'oro». Ardito è un umorista assai noto: ha già conseguito parecchi premi e la sua «Greta Garbo», realizzata con quattro elegantissimi segni, dà una misura, non soltanto delle sue raffinate qualità disegnative, ma della sua capacità di cogliere l'intima essenza del personaggio. L secondo premio è andato all'ungherese Jeno Dallos per ur suo «Senza parole» ecolo gico dove si vede una selva di grattacieli montati su cingoli che avanzano come ciclopici carri armati su una foresta. Il terzo è stato assegnato al cecoslovacco Jirasek Jiri, per «Campo di concentramento»: un profilo d'uomo tracciato con il filo spinato, e una lacrima al posto dell'occhio. Un disegno amaro, pieno di sarcasmo drammatico che si trasforma in una chiara denuncia. Queste le opere dei vincitori, ma riteniamo di non esagerare, affermando che tutte quelle esposte, hanno una loro validità come le vignette dello svizzero Studer «Urs» che ha disegnato un omino piccolo piccolo, seduto a un tavolo smisurato al centro del quale c'è un bicchiere e una bottiglia di vino che non potr-à mai raggiungere: le divagazioni sulla «I» di Giorgio Giaiotto piene di allegro surrealismo, o i disegni liricosentimentali del turco Orhan ìslimyeli: un viandante pieno di toppe suona il violino e guarda le note musicali formate dagli uccellini sul pentagramma dei fili della luce. Se ne potrebbero citare molte altre: ci limitiamo a dire che chiunque visiterà la mostra, sarà costretto a fare una lunga sosta per godersele tutte. Un discorso a parte meritano le due antologiche di Teja e di Novello. Il primo può essere considerato il padre della caricatura italiana in quanto cominciò a lavorare sulle pagine del «Pasquino» sin dal 1S54 e disegnò per tutta la vita commentando con garbata ironia gli avvenimenti politici e di costume. Enrico Gianeri tche di questa rassegna è stato l'animatore) sottolinea che Teja non fu «graffiante e "fe-1 roce", ma fu un eccellente | chiosatore dei fatti»; e le cinquanta tavole esposte lo di- \ mostrano chiaramente. Novello non ha certo bisogno di presentazioni. I lettori de «La Stampa», in particolare, ricorderanno certamente le sue salaci vignette che sono apparse sino a pochi anni fa sul nostro giornale. Ora Novello ha passato gli ottanta e continua a sprizzare humour da tutte le parti. Nella piccola antologica allestita in suo onore sono raccolte una ventina delle sue vignette più famose e guardandole non si \ può fare a meno di sorprenderci in qualche franca risata. E quel che mi è capitato da- ] vanti a quella del signore che | segue il funerale e che, improvvisamente, si rende conto di avere perduto un guanto e guarda disperato per terra mentre gli altri (il volto atteggiato a muto dolore) continuano imperterriti la marcia. E davanti alla famosa I «Foto di gruppo» dove i prò- \ tagonisti (specie quelli ai la ti) si stringono l'uno all'altro \ sfoderando stereotipati sorrisi e non sanno che resteranno I inesorabilmente tagliati fuori \ dall'inquadratura. Insomma: una mostra riuscita che merita di avere un I seguito e certamente l'avrà. C'era aria di soddisfazione, stamane, fra gli organizzatori. Qualcuno ha azzardato una I battuta: «Sta a vedere — ha \ detto — che Vercelli oltre alla capitale del riso diventerà | anche quella del sorriso». Speriamo. Augusto Minucci Vercelli. Creta Garbo in una caricatura di Ardito

Luoghi citati: Ardito, Novello, Vercelli