Poteva essere salvata la malata di Napoli?

Poteva essere salvata la malata di Napoli? Delitto di Pasqua nel manicomio Poteva essere salvata la malata di Napoli? (Dal nostro corrispondente) ! Napoli, 4 aprile. (a. I.) Nuovi particolari sono emersi sul delitto di Pasqua avvenuto nell'ospedale psichiatrico provinciale «Leonardo Bianchi», dove una giovane ricoverata, Anna Maria Piscopo, 24 anni, è stata uccisa da una compagna di reparto, Anna Coviello, 48 anni. La vittima, colpita ripetutamente al capo col tacco di una scarpa durante un violento litigio avvenuto intorno alle 20,30, è deceduta quattro ore più tardi, mentre a bordo di un'ambulanza veniva trasportata al policlinico per un disperato intervento chirurgico. L'inchiesta giudiziaria, affidata al sostituto procuratore dottor Maddalena, dovrà stabilire le circostanze del dramma che si è svolto sotto gli occhi di altre quarantasei inferme di mente, ma soprattutto rispondere ad un interrogativo inquietante: perché la malata venne soccorsa con notevole ritardo, quando ormai le lesioni riportate erano divenute irreversibili? Il professor Bruno Pannain ha compiuto oggi la perizia necroscopica della salma, che presentava — secondo indiscrezioni — contusioni al volto, graffi al collo e una vasta ferita alla tempia sinistra. Le cartelle cliniche di Anna Maria Piscopo e Anna Coviello sono state sequestrate, mentre è stato disposto l'isolamento per la folle omicida. Sulle condizioni mentali delle due ricoverate si è accentrata l'attenzione degli inquirenti. Anna Maria Piscopo, nonostante la giovane età, da otto anni era chiusa nel manicomio femminile Bianchi ed era ospite del sesto padiglione, diretto dal professor Carmine Senise. «Schizofrenia» era la diagnosi che i neurologi avevano stilato per lei fin dall'età di 14 anni, cioè da quando aveva manifestato i primi sintomi di un insanabile squilibrio psichico; era l'ultimogenita di sette figli di uno spazzino di Arzano, comune alle porte di Napoli. Secondo indiscrezioni trapelate dall'ambiente ospedaliero — medici e infermieri si sono rifiutati di rilasciare dichiarazioni — sembra che la giovane non fosse una paziente agitata o ribelle, e del resto nessuna misura particolare era stata adottata nei suoi confronti dai sanitari che l'avevano in cura. Anche Anna Coviello, l'irresponsabile assassina, ha trascorso lunghi anni tra le tetre mura del manicomio provinciale di Napoli. Da nove anni è rinchiusa al Leonardo Bianchi. Vi era stata ricoverata — come dice la sua cartella clinica — «per stato mistico e depressivo in soggetto gracile mentale con manifestazioni convulsive». Non sembra che in tutto questo periodo di assistenza e cure avesse manifestato sintomi di miglioramento. Aveva bisogno di attente cure e sorveglianza.

Persone citate: Anna Coviello, Anna Maria Piscopo, Carmine Senise, Leonardo Bianchi

Luoghi citati: Arzano, Napoli