Montedison, Eni, Egam di Giulio Mazzocchi

Montedison, Eni, Egam I tre gruppi al centro del turbine Montedison, Eni, Egam La società di Cefis e il mistero della "Comina" - I dirigenti dell'Eni torneranno a riunirsi dopo l'assemblea di giovedì - Per l'affare Egam-Fassio: ora Bisaglia parlerà Roma. 4 aprile. « C'è la precisa volontà — informa stamane l'Agenzia Italia — di far trascorrere il periodo delle assemblee delle società » (cioè il mese d'aprile) prima di pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale la nascita della Commissione sulle Borse, alla quale nei trenta giorni successivi alla pubblicazione le società debbono far sapere se possiedono più del 2 per cento del capitale di altre società quotale in Borsa. Per sapere, quindi, chi davvero possieda forti pacchi azionari della Montedison, si dovrà ancora attendere a lungo. Certo tutto non si saprà mai. perché a esempio (in base alla fuga di notizie di cui ha beneficialo // Mondo) il presidente della Sir Rovelli ha costituito più di cento società, all'estero, che possiedono per suo conto azioni Montedison. Ma anche altri si sono costituiti società estere proprio per collocarvi azioni Montedison. Una di queste società era quella bancaria che, dall'Eni, è poi passata alla Montedison. La Montedison, dunque, « Ita acquistato se stessa » anche in altre occasioni, oltre che in quella denunciata da Panorama e pubblicata stamane da La Stampa. Occasione, quest'ultima, più complicata ancora di quanto scritto stamane. La Montedison c'informa, infatti, che la società chimica «Comina» che essa assorbirà all'assemblea del 30 aprile esiste veramente (con stabilimento in Piemonte c con 890 dipendenti). C'è dunque solo un'omonimia con l'altra società chiamata « Comina ». questa già posseduta al 70 per cento dall'Eni e al 30 per cento da Mediobanca, per l'esercizio di compartecipazioni azionarie. Tra queste compartecipazioni c'erano circa 25 milioni di azioni Montedison. Il fatto è che la storia di questa seconda « Comina » è assai misteriosa, anzi è troppo misteriosa per essere una storia normale. Esiste una retrodatazione di vendita, e un doppio numero di protocollo alle Partecipazioni Statali. AI ministero sono impazziti, di recente, per rintracciare in archivio l'autorizzazione a costituirla (data nel 74 senza altre indicazioni e senza neppure il suo nome «Comina»), avendo l'Eni chiesto l'autorizzazione a disfarsene. Il groviglio, che per il rinvio della Consob (Commissione sulle Borse) si dipanerà assai lentamente, è dunque tale da spingere ormai, oltre ad organi di stampa d'informazione, anche il quotidiano comunista l'Unità a scrivere, a firma dell'on. Peggio che, in materia di nomine nelle banche e negli enti di Stato, occorrono immediatamente nuovi criteri «sia per la moralizzazione della vita pubblica, sia per la difesa dell'ordinamento democratico ». E' infatti ormai larghissimo il clima del sospetto nei confronti del potentato economico pubblico o para-pubblico (quel clima che una volta circondava quasi unicamente il potentato privato). Raccontava appena cinque anni fa Pirelli di aver sentito esclamare il tassista che lo trasportava, nei confronti di un altro autista che aveva commesso un'infrazione stradale: «industriale», col tono con il quale Pirelli, invece, avrebbe esclamato: « pirata ». Ed è per modificare le ragioni che creano l'attuale clima contrario all'impresa di Stato, che ieri s'è svolta un'importante riunione dei dirigenti dell'Eni (del resto quell'episodio, Pirelli lo raccontava per dire che quel giorno aveva deciso di dar battaglia in Confindustria, per rinnovarla, rinnovando anche la funzione dell'industria privata). Un'altra riunione ci sarà tra un mese: perciò ieri non si è approvato il documento che ha dato stura a quella discussione. Ma poiché un giornale ha scritto che Io si era approvato, ecco che un dirigente Eni oggi emette una smentita, pure smentendo che in quel dibattito si ca sia criticata « la gestione dell'Eni e il suo presidente, Girotti ». Girotti non è stato criticato, nel senso che il documento non lo nomina. Del resto la lettera con la quale il prof. Forte (vice presidente, anche lui scaduto, dell'Eni) ha aderito al documento, pone una « riserva su alcuni apprezzamenti con sapore personalistico, in cui noti voglio entrare ». Ma la stessa lettera condivide « la profondità e l'incisività dell'analisi ». Ed essa, che già abbiamo riportato in sintesi, insiste soprattutto sul fatto che le guerre presidenziali stanno burocratizzando l'ente, sicché l'Eni «ha praticamente rinunciato a darsi una programmazione di medio e lungo periodo ». Grave è che manchi all'Eni un programma organico non le- ! gato puramente ai mesi in cor- ! so. E' l'Eni, infatti, che deve provvedere al rifornimento del petrolio e dell'uranio, così come ' in mano all'Eni è una grossa I fetta della chimica italiana e il I più forte gruppo d'azioni della società chimica Montedison. Invece, dice il documento dei dirigenti Eni, « l'accentramento dei poteri interni ha ridotto la capacità di resistenza ai condizionamenti esterni », sicché ormai « l'obiettivo di ridare vigore strategico alle partecipazioni statali (n.d.r.: il discorso quindi è assai ampio) è perseguibile solo mediante l'alleanza delle forze disponibili a rinnovare il generale quadro politico ». Esistono le « forze » invocate dai dirigenti Eni? Già il psi ancora ieri con un nuovo documento della sua sezione economica chiede di « unificare e responsabilizzare apertamente la presenza pubblica nella Montedison e di definire una coerente ed efficace visione programmatica dell'intero settore chimico ». Il problema non è dunque delle critiche personali a Girotti o a Ccfis (se il primo è stato convo calo da un giudice, lo è stato pure il secondo, per quanto ri guarda il «vecchio» scandalo del petrolio ed altre cose, al di là del fatto che Ccfis quand'era all'Eni negli acquisti azionari abbia sempre agito con autorizzazione ministeriale e l'altro no). Ma il dibattito, sul grande problema, o sul grande scandalo, tra Parlamento e Governo è ancora rinviato, anche se il ministro delle Partecipazioni statali Bisaglia andrà martedì prossimo a parlare in Commissione al Senato. Ma ha già detto che non parlerà ancora dei problemi di fondo. Aspetta che prima si riunisca il Cipe. O meglio: d'avere la perizia contabile sull'affare Egam-Fassio. Si dice ormai che Bisaglia si « liberi » del presidente dcll'Egam Einaudi perché abbia sovrapprezzato la Fassio. non perché abbia violato il rapporto che deve avere col ministro. Nel secondo caso, infatti, dovrebbe « volare » anche Girotti, che invece « volerà » solo se la pressione parlamentare si farà fortissima, centrandosi sull'Eni soltanto, invece che sull'intero settore chimico nazionale. Giulio Mazzocchi

Luoghi citati: Ccfis, Piemonte, Roma