Storie di vita e malavita

Storie di vita e malavita PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Storie di vita e malavita La denuncia di Lizzani sulla piaga della prostituzione minorile - Un film vicino alla cronaca di vita vissuta, con lo spirito del moralista Storie di vita e malavita di ICarlo Lizzani, con Anna Curti, ■Lidia Di Corato, Annarita ;Grapputo, Danila Grassini. ICinema Astor e Massimo. ìOsservatore attento e giù- [dice del costume, regista dei più sinceri e seri, Lizzani ha jtrasferito la sua sollecitudine civile sulla piaga della prostituzione minorile e del racket che l'amministra, offrendone subito un esempio senza ambagi (e sarà il motivo conduttore del film), ancora prima dei titoli di testa Si comincia da Rosina, una sarda sedicenne che viene a lavorare a Milano, incontra un giovane fintacelo detto « Velluto » che parla come un fumetto stampato, diventa sua dietro promessa di matrimonio, e detto fatto si ritrova nel « giro » meretricio, dal quale, per isforzi che faccia, non uscirà più. Ma anche una madre psicologicamente inetta e un padre che faccia collezione di soldatini, possono spingere una figlia nel gorgo. E' il caso della studentessa Gisella, la cui nomea di « virgo intacta » le frutta l'ingresso in case d'appuntamento d'alto bordo, frequentate da degenerati. Non altrimenti Daniela, figlia di ricchi borghesi, deve ringraziare la famiglia se è diventata ima « sbarbina » come dicono eufemisticamente a Mi- I lano le ragazze sveltocce che ■ stanno sull'amorosa vita. Dal- ; l'avere scoperto che il padre, I sotto maschera grave, è uno ì sporcaccione, ha contratto un cinismo a tutta prova, che ri [ cadrà poi in capo al genito i re stesso sotto foTma di ri j catto. Larghe e intrecciate sono le vie che conducono all'inferno della prostituzione minorile. Antonietta, ragazza di campagna, messa incinta dal padre, trascina sui marciapiedi il suo handicap, finché il parto le produce un trauma | da cui uscirà pazza. Un'altra ! minore, Laura, avendo mille ragioni per odiare gli uomini (il padre le ha impedito di studiare, il primo amore l'ha piantata ecc.) «batte» con l'acre soddisfazione di avere per guardia del corpo un feroce alano. Ma quelli del racket gli danno la polpetta, e allora la ragazza, privata anche del conforto vendicativo dell'omosessualità (l'amica l'ha abbandonata), si toglie la vita. E altri episodi ci sarebbero: come la zuffa a sangue tra prosseneti clandestini e prosseneti matricolati, nella livida periferia milanese. Storie di vita e malavita (soggetto di Marisa Rusconi - Mino Giarda; sceneggiatura di Lizzani - Giarda) è un film, come dire? un po' abbondante. Fortemente com- a 1 preso del proprio soggetto, sfaccettato a sua volta in tanti soggetti, stenta a finire. Ma I ha parecchi meriti, il princi| pale dei quali è di farsi sen; tire (come vuole sempre il ciI nema di Lizzani) molto vicino alla cronaca, alla vita vissuta. La sua allegazione delle tante vittime infelici e dei motivi sociali che le tirano a per| dizione, è incisiva e avvinceni te; manca se mai, in tanto felice particolareggiamento una visione dall'alto che dia al tutto il valore della sintesi. Il film rappresenta e dice senza mezzi termini cose crudissime su un tema già scabroso; e tuttavia non vi si sente mai, neppure per incidente, il proposito pornografico. Anzi, il moralista che è in Lizzani è talmente assiduo in ogni sequenza e battuta, che il film ne deriva una certa secchezza e angolosità. Sono lievi mende che piacciono; né giova poco all'impressione realistica del lavoro che gli interpreti, assai bravi, siano tutti di poco nome e i principali (le ragazze) tutti esordienti. Citeremo per spontaneità, con la Curti, la Di Corato la Grassini ecc., la torinese Annarita Grapputo (Daniela). Fotogra¬ I fia di Caimi, musica di Mot I ricone. 1. p 1

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