Un acerbo Mazzolavi di Carlo Falconi

Un acerbo Mazzolavi Un acerbo Mazzolavi Il Diario giovanile del prete di Bozzolo in una discutibile edizione Don Primo Mazzolari: « Diario (1905-1926) », a cura di Aldo Bergamaschi, Ed. Dehoniane, Bologna, pag. 910, lire 7000. « Nessuno può amarmi. E chi mi deve comprendere, se sono un mistero anche a me stesso, un terribile mistero che or m'agghiaccia e mi spaventa, or mi fa sognare e sperare: chi deve amare il mio orgoglio, la superba anima mia che muore pur di non chinarsi, di non abbassarsi, che ad ogni sconfitta risorge fremendo, che vuole tutto, tutto vuole, la vita, la morte, l'amore e nulla sa dare, nulla vuole sacrificare!? Ama, ma il suo amore ha caratteri cosi strani, così nuovi, esplicazioni tragiche e furibonde, un misto di ebrezza e di calma, una bramosia d'annientarsi, di vanire in un cuore grande e buono, il sentimento esaltato della propria individualità che si ribella e s'ingigantisce nel sacrificio e nella dedizione completa... ». « Io non mi faccio illusioni sul mio avvenire. Non solo non devo sognare una carriera brillante, ma neppure una vita quieta nella laboriosa pace dell'apostolato. Il mio posto, io lo sento come una vocazione, è tra quelle anime in cui l'intolleranza delle idee e dei fatti non permette la vita se non come anormalità... ». Ecco due brani, impressionanti per la scarnificante analisi psicologica e ad un tempo per la profetica sicurezza, che si leggono nel Diario giovanile di don Primo Mazzolari sotto le date rispettivamente del febbraio 1908 e del 23 dicembre 1909, quando cioè il futuro parroco di Bozzolo era appena entrato nel suo diciottesimo anno d'età e poco più di venti mesi dopo. Non tutto il Diario, certamente, resiste a questa quota di lucidità e di vigore espres- sivo, raramente però perde in spietatezza e quasi in masochismo autocritico. Col risultato di offrire un ritratto quasi scostante e impietoso del suo protagonista, ma perfettamente adeguato all'acerbità spirituale di chi, sia pur rapidamente maturato in seguito, doveva sempre rimanere molto lontano dal fascino fisico o intellettuale o religioso di altri leaders suoi contemporanei (si pensi a un Buonaiuti). Ma proprio per questo la sua pubblicazione sopraggiunge quanto mai opportuna, a un quindicennio dalla sua scomparsa, a contraddire in modo definitivo le molte oleografie già uscite a falsificarne la fisionomia. Definire eccezionale il nuovo documento autobiografico mazzolariano sarebbe indulgere all'apoteosi oggi di mo¬ da dell'« obbedientissimo » ribelle. Punte come quelle citate, s'è detto, sono rare, la lettura è gravemente ostacolata dalle ingombranti e insopportabili leziosità stilistiche e le continue ricadute in languori romantici, in involuti struggimenti, in autoesaltazioni dannunzieggianti non costituiscono proprio lo stimolo più efficace a proseguire. Aiuta tuttavia, almeno in parte, il carattere atipico di queste annotazioni che non sono soltanto monologhi o autodiagnosi e nemmeno registrazioni di carattere esclusivamente culturale o religioso, come neppure mere memorializzazioni di avvenimenti personali o esteriori, bensì tutto questo insieme in una mescolanza disordinata ma a suo modo abbastanza pittoresca e svariante. Come testimonianza storica d'un'epoca, sia pure quasi esclusivamente per il settore ecclesiastico (giacché il giovane seminarista è sorprendentemente interessato anche agli avvenimenti politici, letterari e persino mondani del suo tempo tanto da dedicare persino un'intera pagina alla morte di Adelaide Ristori), non si va molto oltre il colore. Di fatto però la sua partecipazione alle vicende del modernismo, deplorandone la persecuzione, pur senza rivelare alcun dato nuovo, è di indubbio interesse per la sua posizione di non direttamente impegnato; e altrettanto le pagine ispirate all'alta presenza di monsignor Bonomelli, il suo vescovo e maestro. La lunga e addirittura ossessiva polemica col seminario si risolve invece in mera schiuma verbosa, con ben poca concretezza di appunti critici. Nelle parti più strettamente autobiografiche, oltre ad alcune attese conferme come quelle della disordinata preparazione culturale o della civetteria letteraria da cui il Mazzolari non guarirà mai completamente anche se col tempo riuscirà ad attenuarla, non mancano notevoli rivelazioni. Ad esempio l'innatismo della sua inclinazione per la democrazia e il socialismo, prorompente già a dieci anni, la precocità del suo querulo pessimismo per tutto e per tutti, il suo narcisismo e il suo avido straziante aspirare all'amore e all'amicizia, le lacrime sempre pronte a inondare le sue pagine come ad accompagnare le sue reazioni ad ogni genere di eventi, il suo mammismo, ecc. Pesantezze temperamentali in parte che è necessario tener presenti per un giudizio sereno e obiettivo sull'uomo maturo anche per valutare il merito del suo punto d'arrivo dopo una così patetica partenza. La pubblicazione di questo Diario era giustamente attesa e avrebbe costituito un avvenimento sia pure nell'ambito di una circoscritta ricerca biografica, se la sua presentazione non fosse avvenuta in modo infelicemente acritico, ingenerando per di più fieri sospetti di un'almeno parziale manipolazione. Sorprende infatti anzitutto che dei manoscritti del Diario non sia stata offerta alcuna descrizione e storia, e indicata la reperibilità. Presentato cosi a sorpresa, il testo, del cui « trattamento » non è detto nulla, neppure se sia integrale o con omissioni di qualsiasi entità, riesce a convincere fino al limite cronologico del 1912-13. Frammenti diaristici veri e propri continuano anche nelle annate fino al 1916 ed esiste inoltre un diario organico per l'intero 1920 relativo ai mesi trascorsi dal Mazzolari come cappellano del corpo di spedizione italiano per l'armistizio di Alta Slesia. Sennonché il materiale ora pubblicato si spinge fino al 1926, nonostante che per il triennio 1917-19 e per il sessennio 192126, raccolga esclusivamente lettere, articoli, schemi di prediche, ecc. che, pur potendo avere carattere autobiografico, non hanno nulla che fare con un diario vero e proprio. L'operazione risale allo stesso Mazzolari o all'eccessivo ze lo del curatore? Purtroppo, date alcune ammissioni di quest'ultimo (nel « materiale omiletico dei brogliacci parrocchiali... abbiamo scelto soltanto i passi che in qualche modo fanno storia », « con un po' di ostinazione dovremmo mettere insieme qualche altra pagina », ecc.) è la seconda ipotesi che si offre come più probaoile. Ciò che è molto grave, come deplorabile, per un testo documentario del genere, è la mancanza di indici delle materie e delle persone. Carlo Falconi

Persone citate: Adelaide Ristori, Aldo Bergamaschi, Bonomelli, Buonaiuti, Mazzolari, Primo Mazzolari

Luoghi citati: Alta Slesia, Bologna, Bozzolo