In tribunale 4 "brigatisti,, assalirono alcune banche? di Vincenzo Tessandori

In tribunale 4 "brigatisti,, assalirono alcune banche? Il processo a Reggio Emilia In tribunale 4 "brigatisti,, assalirono alcune banche? Imputati sono i presunti brigatisti rossi Troiano, Pelli, Curdo, Franceschini (solo l'ultimo sarà presente) - La teoria dell'"esproprio politico" del gruppo, per l'autofinanziamento (Nostro servizio particolare) Reggio Emilia, 3 aprile. Quattro presunti brigatisti rossi saranno processati domani al trihunale di Reggio per rapina: Franco Troiano, Fabrizio Pelli, Renato Curcio e Alberto Franceschini. In aula ci sarà solo l'ultimo, giunto al carcere di San Tommaso a Reggio, stamani, proveniente da Saluzzo; gli altri sono latitanti, Troiano e Pelli da anni, Curcio dal 18 febbraio scorso quando un nucleo armato delle Brigate rosse assaltò il carcere di Casale Monferrato e lo liberò. I quattro, secondo l'accusa, il mattino del 29 maggio assaltarono il Banco San Gemignano e San Prospero a Rubiera di Reggio Emilia. Fu un'azione rapida, pareva una rapina qualunque, invece, sostiene la polizia, fu il secondo «esproprio politico» compiuto dall'organizzazione per autofìnanziarsi. Il bottino del colpo fu di 14 milioni. Quasi due mesi più tardi le nuove imprese. Il 24 luglio due assalti condotti in contemporanea, sviluppando ancora di più la tecnica sperimentata dal bandito Cavallero. I rapinatori fanno irruzione nelle agenzie della Cassa di Risparmio di Scandiano e di Bibbiano, sempre in provincia di Reggio. Venti milioni sono il bottino del duplice colpo. Le indagini cominciarono a orientarsi verso le Br dopo alcuni mesi. L'organizzazione clandestina non aveva ri- vendicato le imprese. Le prime foto dei brigatisti vennero mostrate ai testimoni delle aggressioni, impiegati e clienti. La loro attenzione si fermò sulle foto di Renato Curcio, Alberto Franceschini, Franco Troiano e Fabrizio Pelli. Il margine per i «ragionevoli dubbi» si ridusse via via che il magistrato ascoltava i racconti di coloro che avevano assistito agli assalti e il 24 ottobre la procura della Repubblica di Reggio emise ordine di cattura per i quattro presunti brigatisti rossi. Il processo fu istruito con gli imputati latitanti. L'otto settembre, però, a Pinerolo, caddero nella trappola tesa dai carabinieri del Nucleo speciale con la collaborazione dell'ex-frate Silvano Girotto, due dei personaggi ritenuti più importanti nelle Brigate rosse: Renato Curcio e Alberto Franceschini. Parallelamente alla grossa indagine condotta dai magistrati di Milano e Torino sulle imprese delle Br, anche la magistratura di Reggio riprese il lavoro d'indagine sulle rapine alle banche. In ottobre Franceschini e | Curcio furono inviati per 48 i ore a Reggio dove il sostitu to procuratore Giancarlo Tarquini li interrogò. Anche in quell'occasione l'atteggiamento dei due presunti « capi » delle Br fu del tutto simile a quello tenuto di fronte al giudice istruttore Caselli e al sostituto procuratore generale Caccia: indifferenza di fronte alle contestazioni. Più successo, si disse, il magistrato l'ottenne invece nei confronti "all'americana" cui i due furono sottoposti: alcuni dei testimoni, venne detto allora, avrebbero riconosciuto i guerriglieri indicandoli come autori degli « esproprii ». Il difensore di Franceschini, avvocato Giannino Guiso, di Nuoro, ha detto: « Anche questo è un processo politico, si parlerà anche della teoria della lotta armata in Italia ». Vincenzo Tessandori Alberto Franceschini