Una lieve ripresa, ma non si investe

Una lieve ripresa, ma non si investe Indagine conoscitiva presso 1200 aziende piemontesi Una lieve ripresa, ma non si investe L'inchiesta, condotta dalla Federazione delle associazioni industriali, rivela un clima psicologico migliore di quello del 1974 - De Benedetti: "Le cose vanno meglio di tre mesi fa" Abbiamo toccato il fondo? E' la I domanda che si pongono gli eco-[ nomisti italiani. L'ingegner Carlo j De Benedetti, presidente della Fe- darazione associazioni industriali j del Piemonte e dell'Unione indù- ; striale di Torino risponde: «Stari- j do alle previsioni del nostri asso- \ ciati parrebbe di sì. Si è allentata la stretta creditizia che era ormai insostenibile e, grazie al rallenta siero, l'occhio può essere rivolto soprattutto al sostegno di una ripresa non effimera. In questo senso ciò che balza in evidenza è che l'economia recupera, ma non fa quasi investimenti». Sono parole che commentano i primi risultati di una indagine fatta in 1200 aziende di tutti i settori produttivi, escluso quello edi- sul campo» quale fondamento concreto ha la diffusa sensazione di una svolta che affiora dall'inchiesta. L'iniziativa dalle associazioni industriali piemontesi è la quarta del genere e riguarda il trimestre | mento dell'inflazione e ad un mi eUore ?™JLd"' f°"'ic°"„','f, le. L'importante campione è stato j elaborato subito per «verificare t aprile-giugno 1975. Si differenzia dalle precedenti, esse pure trims strali, perché ci autorizza a guar dare con minore pessimismo al futuro. _ E' dunque vero che le cose vanno meglio? «E' vero che vanno meno peggio dietro. a giudicare dalle risposte delle \ aziende interpellale. Ma bisogna ' distinguere, in particolare tra breve e medio-lungo termine per quel che si riferisce al confronto tra ripresa della domanda e ritardo del! 'investimento». Soffermiamoci sui dati raccolti. PRODUZIONE — E' ancora oggetto di previsioni negative, ma c'è un ampio miglioramento. Il 45,8 per cento delle ditte interrogate indica un calo produttivo (tre mesi orsono i pessimisti era- no il 54,2 per cento); il 44,8 preve-1 de di mantenere la produzione su ' ritmi costanti (nella precedente I indagine si era registrato un 38,7 per cento di neutrali); il 9,4 peri cento degli imprenditori parla di ! aumento contro il 7,1 per cento di ! ottimisti registrato tre mesi ad- ! ACQUISIZIONI NUOVI ORDINI TOTALI (permettono di anticipare giudizi produttivi che vanno al di là dei primi sei mesi dell'anno) — I dati raccolti mostrano, ancora di più dei precedenti, ssgni positivi. II 53,1 per cento dell; aziende è pessimista, ma tre mesi addietro lo era 11 64 per cen t0 e a novem°re » A"rl <=°nfronti: i neutrali sono oggi il 35 per cento contro il 28,6 di gennaio; gli ottimisti l'I 1,9 per cento (nella precedente indagine 7,4). ACQUISIZIONE NUOVI ORDINI PER L'ESPORTAZIONE — Il 37,3 per cento delle aziende prevede un calo nel trimestre in corso, il 40,4 costanza ed il 22,3 aumento. Come avevano risposto gli industriali all'inizio di gennaio? Il 40,9 per cento con previsioni sfavorevoli. I neutrali erano il 41,2 e gli ottimisti 17,9 per cento. « Il miglioramento, soprattutto in ter mini relativi, è ben marcato ». Inoltre il saldo tra ottimisti e pessimisti della provincia di To rino è migliore della media re gionale. Guardando ai singoli set tori si può notare che gli otti¬ misti superano i pessimisti nel- l'abbigliamento, mentre le due percentuali si equivalgono nella chimica e nelle materie plastiche. « La struttura produttiva del Paese sta quindi reagendo in modo molto rapido alla crisi ». Ma attenzione — avvertono gli autori dell'indagine. La percentuale di aziende che hanno in programma investimenti per sviluppo nei prossimi 12 mesi è la più bassa di tutte le inchieste finora eseguite: 11,9 per cento contro il 13,9 di gennaio ed il 17,1 di novembre. « Al di là della stretta creditizia, gioca soprattutto l'alto j costo del denaro, che conduce a ' protrarre su limiti patologici, I certo al di fuori dei livelli europei, i pagamenti. E ciò è causa di grave turbativa per il sistema produttivo ». OCCUPAZIONE E RICORSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE — Previsioni ancora negative come nelle precedenti indagini trimestrali. Il 28,3 per cento prevede che l'occupazione diminuisca; il 69,1 per cento che rimanga stabile, il 2,6 per cento che aumenti. Tra ottimisti e pessimisti il saldo è di meno 25,7 contro il meno 27,8 dell'inizio di gennaio ed il 25 di novembre. Da notare una inversione nel comparto metalmeccanico: « Meno pessimista degli altri settori nelle precedenti indagini, ora è, sic pur di poco, più pessimista ». Anche nella provincia di Torino le aziende hanno dato risposte leggermente più negative della media regionale. Circa le prospettive di ricorso alla Cassa integrazione, si è passati dal 20,6 per cento di risposte affermative di novembre al 25 di gennaio (per il 32,7 per cento delle ore lavorabili nelle aziende che prevedevano riduzioni di orario) al 28,8 dell'attuale inchiesta per il 31 per cento delle ore lavorabili nelle aziende che prevedono riduzioni di attività. L'ondata recessiva non è ancora passata, soprattutto se si tiene conto dell'esigenza di smaltire le scorte di materiali accumulati nel periodo di maggior inflazione, poi inutilizzati per il cadere della domanda: 11 magazzino materie prime raccoglie, nell'indagine, più indicazioni di diminuzione che di aumento; il ridimensionamento delle scorte costituisce quindi un inevitabile prolungamento della fase più negativa delle crisi. «Inoltre — dicono gli idustriali — l'occupazione in Italia è un fattore estremamente rigido. A ciò si aggiunge anche il grande senso di responsabilità con cui gli imprenditori hanno affrontato il problema del lavoro nel momento della crisi». L'ingegner De Benedetti dichiara: «La crisi è costata poco al Paese, sia in termini di disoccupazione, sia di riduzioni di orari di lavoro, sia di durata. Sta però lasciando eredità insostenibili». Sottolinea con particolare preoccupazione la «caduta degli investimenti che si spiega — afferma — in molti modi: dalle difficoltà nella provvista di fondi, almeno a costi accettabili, agli effetti della crisi sul clima dell'impresa e di quelli ancora più marcati di un quadro economico-politico poco favorevole all'imprenditorialità». — Ci sono dei rimedi? «Buona parte degli ostacoli possono essere rimossi. Ad esempio l'alto costo del denaro». «La mancanza di i7icentivi ed effettive agevolazioni — prosegue De Benedetti — ritardano il recupero delle nostre esportazioni, che può essere tanto notevole da reinserirci in un ciclo economico espansivo. I nostri margini di capacità produttiva sono maggiori di quelli dei nostri tradizionali concorrenti esteri. Bisogna essere pronti a cogliere il momento in cui la congiuntura internazionale si invertirà. Stiamo cttenti a non mangiarci il capitale». Annarosa Gallesio

Persone citate: De Benedetti, Gallesio

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino