In Israele la "nuova si aspetta con ansia politica,, americana di Giorgio Romano

In Israele la "nuova si aspetta con ansia politica,, americana In Israele la "nuova si aspetta con ansia politica,, americana (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 1 aprile. Il premier israeliano, Rabin, ha ricevuto per due volte in 24 ore l'ambasciatore degli Stati Uniti, Kenneth Keating, che sta per recarsi a Washington, dove Kissinger ha convocato per consultazioni i rappresentanti degli Stati Uniti in Egitto, Siria, Giordania e Israele. Sebbene non sia stato detto nulla sugli argomenti trattati nei colloqui, si pensa che sia stata presa in esame la possibilità di una nuova iniziativa americana nel Medio Oriente e che, contempo¬ raneamente, Rabin abbia j espresso speranze e inquietu !dml dl Israele per la prossi ha dichiarato che se gli israe ma formulazione della nuova politica americana nel Medio Oriente. E' questa la preoccupazione maggiore degli uomini politici israeliani, che seguono con ansia ogni dichiarazione che parte da Washington. Così hanno preso atto con rammarico delle parole pronunciate ieri sera dal vicesegretario di Stato Joseph Sisco, quando liani fossero stati «più elastici» la missione Kissinger non sarebbe fallita; hanno ascoltato con preoccupazione l'annuncio del ministro della Difesa Usa, James Schlesinger, il quale ha dichiarato che l'esame delle richieste israeliane d'armi a lunga scadenza «è sospeso fino alla nuova formazione della politica americana nel Medio Oriente». Questa atmosfera di inquietudine ha suggerito al governo israeliano di lanciare una campagna d'informazione in ogni Paese, concentrandola specialmente negli Stati Uniti, dove nei prossimi giorni si recheranno Abba Eban e Moshe Dayan, Aharon Yariv e il futuro delegato d'Israele al- l'Onu, Chaim Herzog. Sono uomini di idee diverse e che hanno avuto motivi di dissenso con l'attuale governo, ma che hanno prontamente accettato di svolgere opera di persuasione, specialmente negli ambienti politici americani, spiegando la posizione d'Israele. Inoltre, il fatto che a Gerusalemme si parli della possibilità di un viaggio a Washington del ministro degli Esteri Allon o del ministro della Difesa Peres per discutere nuove idee in vista di un ipotetico accordo parziale Israele-Egitto nel Sinai, sta a indicare l'importanza che gli israeliani annettono all'atteggiamento degli Usa. Si aggiunge il fatto che II Cairo moltiplica l'attività diplomatica e le iniziative. Ieri il ministro degli Esteri Ismail Fahmi, ha chiesto all'ambasciatore sovietico di riattivare la conferenza di Ginevra, oggi ha fatto analogo passo con il rappresentante degli Stati Uniti, dopo che la settimana scorsa aveva chiesto loro di farvi partecipare anche l'Olp; ma l'Egitto sembra disposto ad attendere, mentre si sforza di presentare un volto moderato, per acquistarsi le simpatie di statisti e di esponenti politici. Giorgio Romano