Un'altra sospensione per la "Volkswagen,, di Tito Sansa

Un'altra sospensione per la "Volkswagen,, E' la quarta di quest'anno Un'altra sospensione per la "Volkswagen,, In Cassa integrazione 47 mila dei 108 mila dipendenti - Il cambio sfavorevole del marco ha frenato le esportazioni - La fabbrica costretta a lavorare al 60 % - Pericoli per l'Audi-NSU ( Dal nostro inviato speciale i Francoforte, 1 aprile. La parola Massenentlassungen (licenziamenti in massa) corre nuovamente tra le maestranze della maggiore industria automobilistica tedesca, la Volkswagen, la quale proprio oggi ha messo in cassa integrazione 47 mila dei propri 108 mila dipendenti, interrompendo la produzione in 4 delle sue aziende. E' la quarta sospensione decisa dall'inizio del 1975 (dopo le 10 interruzioni dell'anno scorso) per adeguare la produzione alla domanda diminuita, soprattutto sui mercati stranieri. Circa le voci di licenziamenti che circolano con insistenza da diversi giorni (si parla, negli ambienti dei sindacati, di 15-20.000 dipendenti) un portavoce della Volkswagen ha preso oggi posizione definendole «pura speculazione». Ha ammesso soltanto che è in discussione un «adattamento delle capacità» e che una decisione in merito verrà presa durante la seduta del Consiglio di amministrazione della società, fissata per lunedì 14 aprile. Interrogato in merito al significato delle parole «adattamento delle capacità», il portavoce ha detto che esse non significano licenziamenti, ma riduzione del personale. Ciò potrebbe significare che verranno adottate misure già esperimentate l'anno scorso, pensionamenti anticipati e premi di autolicenziamento. L'esercizio 1974 si è chiuso in rosso per la Volkswagen, che ha denunciato una perdita di oltre 500 milioni di marchi (140 miliardi di lire), e una riduzione delle consegne in tutto il mondo del 15 per cento a 1,23 milioni d'unità con un'analoga contrazione della produzione degli stabilimenti tedeschi, che in novembre ha raggiunto il punto più basso dal 1968. Sempre in pericolo è la fabbrica della Audi - Nsu di Neckarsulm, nei pressi di Stoccarda, la quale fa parte del gruppo Volkswagen. Una settimana si dà per certa la sua chiusura totale (il che lascerebbe senza lavoro 10 mila 200 dipendenti), la settimana dopo la notizia viene smentita; così da un paio di mesi. Durante le feste pasquali si è parlato per la prima volta di chiusura parziale dei soli stabilimenti di Heilbronn e di Neuenstein (che danno lavoro a 1300 persone) e di una drastica riduzione a Neckarsulm. Secondo l'agenzia di notizie Dpa verrebbero licenziati in tutto circa 5 mila dipendenti. Ma proprio oggi, Berthold Liebernickel, membro del Consiglio di amministrazione della Audi - Nsu, il quale nell'aprile 1969 fu uno dei fautori e firmatari della fusione fra la Nsu e la Auto Union («figlia» quest'ultima, della Volkswagen), ha ricordato al quotidiano economico Handelsblatt che qualsiasi discussione circa la chiusura dell'industria di Neckarsulm è superflua in quanto — e lo ignorano persino i dipendenti della fabbrica minacciata — «la Nsu non dipende dalla Volksioagen, ma ha poteri di autodecisione sui quali esistono precise garanzie contrattuali». Secondo Liebernickel, la Volkswagen ha doveri ma diritti molto limitati nei confronti dell'industria di Neckarsulm. «Non può amputarla o eliminarla considerandola come una valvola di sicurezza». Contro la chiusura totale di uno degli stabilimenti del gruppo Volkswagen si è dichiarato oggi anche il presidente del sindacato dei metalmeccanici, Eugen Loderer. Ha detto che i rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione «voteranno compatti» contro la chiusura di una delle fabbriche. Neppure lui, tuttavia, ha potuto escludere riduzioni di personale nelle 6 fabbriche, le quali lavorano soltanto all'incirca al 60 per cento delle loro capacità. Il grosso problema — secondo gli esperti del sindacato dei metalmeccanici Ig Metal — è quello della ripresa dei mercati stranieri, in primo luogo quello degli Stati Uniti, dopo che il mercato interno tedesco dà segni di miglioramento. Quanto importante sia per la Volkswagen il mercato americano è dimostrato dalle cifre: mentre nel 1970 la Volkswagen vendette negli Usa 570 mila automezzi (circa un terzo della produzione) l'anno scorso è riuscita a piazzarne soltanto 335 mila, perdendo il 42 per cento della sua fetta di mercato. «Il futuro della Volkswagen — ha detto un portavoce di Wolfsburg — dipende in buona parte dal mercato americano, cioè dalle incognite dei costi di produzione in Germania e del cambio fra il marco tedesco e il dollaro». Tito Sansa

Persone citate: Berthold Liebernickel, Eugen Loderer

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Stati Uniti, Stoccarda, Usa