"Ago" oggi, Cecotto domani

"Ago" oggi, Cecotto domani Moto mondiale: due vittorie per il friulano di Caracas "Ago" oggi, Cecotto domani Mino inaspettatamente battuto nella 350 ce dal giovane rivale - La rivincita domenica a Imola in una stupenda "200 miglia" - Quasi una formalità il successo della Yamaha nella 500 ce: 1° Agostini, 2° Kanaya (Dal nostro Inviato speciale) Le Castellet, 31 marzo. Chissà perché Johnny e non Giovanni per questo campione nuovo, ormai certo nella riuscita, che ha il cognome friulano aglietto: Cecotto. E' lui l'uomo nuovo di un motociclismo che comincia preciso, senza sfidare né il buonsenso né i meriti allineando l'un dietro l'altro i favoriti, i comprimari e gli outsider. Nella giornata in cui la Yamaha conferma la sua superiorità netta sulla MV, e Agostini quella su Read, compare questo giovane smagato che al suo esordio nel campionato del mondo vince due gare, con tattiche diverse e merito totale, e dà il via a un motivo assolutamente inedito: la sfida giovane ai vecchi santoni, condotta non con la spericolatezza ma con maturità tecnica che non può che stupire. Cecotto, diciannove anni, nascita venezolana, studi e crescita in gran parte presso la nonna a Buia, paesino friulano celebre nel primo dopoguerra come sede della più bella zecca falsa di amlire. Nome, lingua, forse anche il cuore sono italiani, ma venezolana è la nazionalità, e identica l'assistenza che gli viene a metà dalla « Venemotos » importatrice della Yamaha in quel paese, e per il resto dall'officina di babbo Giovanni che è personaggio interessante, una specie di Giorgio Thoeni trasferito nelle moto, che vive per i successi del figlio. Ha cominciato a correre tre anni fa sulle auto del padre in ossequio alla logica tutta sudamericana che dà la licenza di corridore a chi ancora non può avere la patente. Contemporaneamente provava a salire in moto e subito si trovava bene tanto da vincere il campionato del Venezuela di fronte ad avversari che lui definisce - bravi ma poveri ». Poi in giro per il Sudamerica. Interlagos, Brasilia, Buenos Aires, e sempre fra i primi, preferibilmente vincitore assoluto. Il resto è storia e cronaca recente che già ho riassunto domenica. E' sceso in pista nella 250 ce. con una moto Yamaha fornita direttamente dalla casa, scelta però nel mazzo di quelle d'allenamento che sono a disposizione di Takai. In teoria quindi un mezzo meno efficiente di quello del giapponese, ma soltanto in teoria poiché quella specie di legione straniera che compone il team sudamericano ci ha messo le mani sopra e ne ha cavato fuori un rendimento eccellente. E' successo così che Taka, preso il coman¬ do al secondo giro passando davanti a Cecotto umile e rassegnato, non è poi mai riuscito a staccarselo di dosso. Ventun giri incollati l'uno all'altro e poi all'ultimo un paio di finte in staccata per demoralizzare il nanetto giapponese e farlo uscir fuori traiettoria a tre curve soltanto dalla fine. Un capolavoro di tattica che rivela freddezza assoluta se non addirittura sicurezza al filo dell'incoscienza. Con Agostini, nella corsa successiva, Johnny-Giovanni è invece partito come una freccia e l'altro lo ha visto soltanto più al traguardo dopo aver imbastito una mezza rimonta con staccate da brivido, resa inutile dalla maggior potenza dell'altra Yamaha in rettilineo. Poco da aggiungere se non che lo stile dei due è stranamente simile, con il corpo ben composto in sella, la scelta esatta delle traiettorie, la regolarità nei passaggi in tempi diversi sui medesimi centimetri di asfalto. A fine corsa e poi alla sera tra un whisky e un'aranciata, i due continuavano a commentarsi a vicenda con un far play insolito e un reciproco rispetto che quasi introducono l'idea che in un futuro lontano a Mino nemmeno dispiacerebbe lasciare il passo a questo ragazzo che per tanti versi gli assomiglia. Diceva Johnny: « Bravo, bravo, dite presto voi. Mi è andata bene perché la mia moto marciava più della sua ». Affermava Mino: « Certo la mia ha reso circa cinquecento giri in meno della sua, ma lui è un ragazzo ed ha saputo andare forte come un uomo ». Poi Mino aggiungeva a commento della propria vittoria nella 500: « Era quello il traguardo che avevamo in testa, e in fondo la 350 ce l'abbiamo presa un poco sottogamba. Adesso che le abbiamo buscate, improvvisamente ritorna ad essere una meta importante ». Tradotta in altre parole questa sciarada significa che Ago buscato una volta non ha intenzione di replicare: tenteranno di fare rendere un poco di più la due cilindri, altrimenti verranno messe sotto un'altra decina di formichine e rifinita la quattro cilindri che è già pronta ad Hamamatsu, proprio in previsione di un attacco esterno, magari da parte di una Yamaha indisciplinata. Johnny quindi non ha tante probabilità di vincere il mondiale 350 ce di cui si è consumato soltanto un primo, piccolo atto, ma potrebbe avere nuove e concrete facilitazioni nell'altra prova iridata, la 250 ce, e senz'altro via libera nella 750 ce. Domenica si corre la « 200 miglia » per la prima volta organizzata da Gino Amisano, che gongola in previsione della battaglia aperta, entusiasmante che si scatenerà in pista a Imola. Del successo singolo di Agostini ancora non ho parlato, forse perché tutto si è svolto talmente come da copione da finire per riuscire noioso. Mino ha preso bene la testa (« Mi sono soltanto spaventato quando ho sentito la frizione indurirsi"] sgranando il gruppo, poi si è visto superare in rettilineo dalla Suzuki di Lansivuori che ha potenza assurda. E' rimasto dietro per un giro giusto il tempo di vedere «Teppi» fermarsi davanti ai boxes: aveva ceduto com'è accaduto venti volte l'anno scorso il cambio. Da quel momento insediatosi stabile Kanaya alle spalle di Agostini i due hanno cominciato a viaggiare su ritmi più blandi distanziando comunque progressivamente le due MV con Read che stava davanti a Toracca, o meglio Toracca che disciplinatamente slalomeggiava per non passare il compagno. La logica è stata rispettata anche nella prima mattinata quando si è corsa la 125 ce, la logica dell'assurdo però perché disponendo di moto ampiamente superiori i due piloti Morbidelli non hanno trovato di meglio che cadere subito uno alle curve est e l'altro alle curve ovest del circuito. Che poi Pileri sia riuscito a rimettersi in marcia — Bianchi no perché ha disfatto la moto —, realizzare il tempo migliore sul giro e risalire fino al terzo posto non è elemento di compiacimento, ma piuttosto ragione ottima per provocare a Giancarlo Morbidelli un copioso travaso di bile. Il discorso ael mondiale dovrebbe comunque essere ben diverso poiché la differenza tra Morbidelli e Yamaha è voragine e non fossato. Giorgio Viglino Classe 125 ce: 1) Kent Andersson (Sve) Yamaha 46'16"2 alla media di 135.612; 2) Gustavsson (Sve) id. a 4"6; 3) Pileri (It) Morbidelli a 23"8; 4) Lazzarini (It) Piovaticci a 40"; 5) Bartol (Au) Suzuki a 58" 9) Novella (It) Vitaloni a 2'18"6: 19) Ribuffo (It) Yamaha a 1 g. Classe 250 ce: 1) Johnny Cecotto (Ven) Yamaha 51'07"1 alla media di 150,028: 2) Takai (Giap) id. a 1"9; 3) Rougerie (Fr) Aermacchi H.D. a 1'27"4; 4) Pons (Fr) Yamaha a 43"8: 5) Gustavsson (Sve) id. a 1'50"2; 13) Tordi (It) id. a 1 g.; 23) Lega (It) id. a 1 g. Classe 350 ce: 1) Johnny Cecotto (Ven) Yamaha 50'21"5 alla media di 152.292: 2) Agostini (It) id. a 25"; 3) Choukroun (Fr) id. a 57"; 4) Guianabodet (Fr) id. a 1'00"8; 5) Huguet (Fr) id. a t'01'1; 18) Proni (It) id. a 1 g. Classe 500 ce: i) Giacomo Agostini (It) Yamaha 50'09"8 alla media di 152,884; 2) Kanaya (Giap) Id. a 5"10: 3) Read (GB) MV Agusta a 29"2; 4) Toracca (It) MV Agusta a 30"6; 5) Pons (Fr) Yamaha a 1'34"3; 19) Cereghini (It) Suzuki a 1 g.

Luoghi citati: Brasilia, Buenos Aires, Buia, Caracas, Hamamatsu, Imola, Sudamerica, Venezuela