Kissinger ""riconfermato" per due anni

Kissinger ""riconfermato" per due anni L'annuncio dato da Ford mentre circolavano voci di dimissioni Kissinger ""riconfermato" per due anni (Dal nostro corrispondente) Washington, 31 marzo. Il presidente Ford ha ottenuto da Kissinger la «promessa» che il Segretario di Stato non si dimetterà, ma rimarrà alla testa della di piomuzia americana almeno sino al 76, scadenza del man- dato presidenziale. La notizia, diffusa dal portavoce della Casa Bianca Nessen, vorrebbe sottintendere che Kissinger ha offerto le proprie dimissioni e Ford le ha rifiutate, chiedendo e ottenendo un altro sacrificio. La realtà è probabilmente assai diversa: la Casa Bianca ha cercato una maniera obliqua e lusinghiera per Kissinger per riaffermare la fiducia del Presidente al Segretario di Stato e por fine alle voci di dimissioni. Fra i diplomatici stranieri e fra coloro che conoscono personalmente Kissinger esistono pochi dubbi sull'attaccamento al potere del Segretario di Stato e dunque le massime perplessità sul suo desiderio di lasciare la guida della politica estera statunitense. Se mai Kissinger dovesse decidersi alle dimissioni, questo avverrà solo di fronte all'esplicita sfiducia del Presidente, non già per disamore del Segretario di Stato verso la sua carica. Ciò premesso, è evidente che In posizione di Kissinger è oggi ad un punto di bassa marea mai raggiunto da quando, nel '69, egli divenne consigliere di Nixon per la politica estera e, nel '73, Segretario di Stato. «Un uomo di governo, in particolare un Segretario di Stato — notava ieri il New York Times — vale quanto la sua politica». Se, dunque, non è possibile scindere il successo dell'uomo dal successo delle sue iniziative, si è portati a concludere che l'ipotesi delle dimissioni (spontanee o forzate) è affatto verosimile. Kissinger è sopravvissuto a molti rove¬ sci nella sua carriera, primo fra tutti il crollo verticale di un gruppo di governo — l'amministrazione Nixon — di cui egli era la «prima donna», dopo il Presidente. Mai, tuttavia, una simile concentrazione di delusioni si era raccolta intorno alla sua opera. E tanto più vistoso appare oggi l'insuccesso quanto più clamorose furono le sue vittorie, improvvisamente dimenticate. A Washington, circola già almeno una mezza dozzina di nomi di possibili successori: Richardson (ex ministro della Difesa e della Giustizia, oggi ambasciatore a Londra), Laird (ex ministro della Difesa e vicinissimo a Ford), Ball (ex sottosegretario di Stato in epoca democratica), Brzezinsky (forse il più autorevole esperto accademico di relazioni internazionali), Schlesinger (l'attuale ministro della Difesa, «nemico» dì Kissinger, dunque in ascesa) sono tra i più ci¬ tati e lo stesso Kissinger ha fatto questi nomi ih conver- sazioni private, indicandoli fra i possibili Segretari di (Copyright N.Y. RevteW of Books. Opc- ra Mundi e por l'Italia La Stampa) Stato del futuro, e perciò stesso, machiavellicamente, smussando un poco le reali chances. Ma, per ragioni di- I verse, nessuno di questi uomini potrebbe voler assumersi ora la guida della politica estera e il presidente Ford avrebbe forse più problemi nello scegliere un sue cessore a Kissinger di quanti - ne abbia difendendolo. Appare quasi inverosimile che l'uomo che da sei anni domina la. scena diplomatica internazionale, i cui trionfi sembravano assicurargli un posto di primissimo piano «a vita» nella storia americana, l'uomo per cui si è parlato di modificare la Costituzione e permetterne l'elezio ne alla Casa Bianca (Kisssinger è di nascita tedesca e un presidente deve essere nato in Usa) rimanga oggi al Dipartimento di Stato per difetto dì concorrenti, quasi più che per meriti propri. \T'é.m. • t Vittorio ZUCCOIU ,K «•«-- - ™- SVkjBB^n W IfS jm^y> Kissinger, di Levine

Luoghi citati: Italia, Londra, Usa, Washington