Trent'anni di guerra

Trent'anni di guerra Trent'anni di guerra Dopo trent'anni di guerra, l'Indocina è quasi interamente in mano comunista. Con la eadula di Da Nang, dove sventolano da sabato le bandiere rosse, il «terzo Vietnam», quello del Vietcong, è divenuto una realtà, ed è incominciata l'agonia del regime di Van Thieu. In Cambogia, sta per essere consegnata ai guerriglieri khmer e alle truppe di Hanoi anche Phnom Pcnh, a cui Lon Noi, fuggendo, non lascia che il potere di discutere la resa. E nel Laos è lecito dubitare del futuro dell'incerta coalizione tra i monarchici e il Pathct Lao, poggiante sul prestigio personale di Suvanna Platina, un leader anziano e ammalato. A poco più di due anni dal fragile patto di Parigi, muta la fisionomia geopolitica della penisola. Essa non è più un bastione americano in Asia, ma un protettorato del Vietnam del Nord. Non s'è raggiunto l'equilibrio in cui sperava Kissinger, per cui gli Stali Uniti hanno combattuto dal '64, sacrificando 56 mila morti. La « pace con onore » si è trasformala in una rapida disfatta del Sud Vietnam. Gli ultimi giorni sono stati le «idi di marzo» non solo di Saigon, che ha ceduto al nemico 4 milioni di rifugiali, 100 mila soldati e metà del suo territorio; hanno anche colpito la «credibilità» americana in Asia. Da un punto di vista strategico, la fine dell'Indocina non ha conseguenze irreparabili per gli Usa. Il ministro della difesa, Schlesinger, ha detto chiaramente che la linea di «contenimento comunista» passa ora dalle isole, Formosa, le Filippine e il Giappone. Ma quali ne saranno gli effetti politici? Che accadrà in Thailandia e in Birmania, dove si susseguono le crisi di governo e infuria la guerriglia? Come si svilupperanno i rapporti tra Washington e Pechino, che sembra attèndere solo il decesso di Ciang Khai-shck per annettere la Cina nazionalista di Formosa? Nel momenlo in cui si apre un nuovo capitolo nella storia del continente asiatico, non è inutile riflettere su questo moderno conflitto dei trent'anni. I suoi orrori e rimorsi hanno alterato i giudizi, e ingenerato equivoci. Si è continuato a parlare di «aggressione» degli Stati Unili alla penisola quando essi ne j auspicavano ormai il neutrali- ' sino, e a esaltare la «guerriglia di liberazione» delle forze comuniste mentre degenerava in guerra d'invasione vera e propria.' Nelle polemiche, il partito preso ha soppiantato il raziocinio, come accade tra colpcvolisti e innocentisti nei processi celebri. Ma distinguiamo. L'offensiva del Vietcong e di Hanoi nelle ultime settimane non viola il trattato di Parigi? Forse, l'intervento degli Usa in Indocina non fu giustificato. Come credere però che la fuga di milioni di civili davanti ai soldati venuti dal Nord non equivalga a un rifiuto del loro dominio? Il Vietnam del Sud ha 19 milioni di abitanti, il Cambogia 7, e il 30 per cento sono rifugiati. Si afferma che le moltitudini falciate dalla fame e dall'esercito in rivolta, in marcia verso Saigon e verso i porti, temessero soprattutto i bombardamenti di Van Thieu. Ma non ce ne sono stati, e noi ricordiamo che a Da Nang, a dicembre, la gente parlava ancora con terrore dei massacri rossi del Tel del '68. Occorre allora chiedersi il perché della disfatta, se così stavano le cose. Anche dopo il ritiro americano, i regimi di Van Thieu e di Lon Noi conservavano la supremazia militare: all'incirca il doppio degli aerei, dei mezzi motocorazzati, degli effettivi in prima linea. Probabilmente, la risposta è duplice. Hanoi e il Vietcong hanno lottato con feroce disciplina, spinti da un'ideologia che non concede alternative, con petrolio e armi sempre nuove dell'Urss e della Cina. 11 Vietnam del Sud e il Cambogia sì sono trovati in balia di dittatori corrotti e inefficienti, messi in disparte da un'America che, a causa del suo stesso tessuto democratico, non riusciva ad accettarli ne a risolvere i suoi dubbi e i suoi contrasti. Washington ha sbagliato nel credere che l'unica risposta all'avanzata comunista stesse nei governi «forti», e che la sua opinione pubblica accettasse ogni decisione. Oggi, si paga dura-

Persone citate: Ciang, Kissinger, Lon Noi, Schlesinger, Van Thieu