Jalongo tornato in libertà come il suo «protetto» Rimi di Guido Guidi

Jalongo tornato in libertà come il suo «protetto» Rimi Uno dei protagonisti dello scandalo alla Regione Lazio Jalongo tornato in libertà come il suo «protetto» Rimi La magistratura di Firenze ha ritenuto che, per ora, non esistano motivi sufficienti per trattenere in carcere il consulente fiscale del "boss" Frank Coppola - Dall'amicizia con Rimi alla vicenda Arias, alle conoscenze con uomini politici, dirigenti statali, industriali suo «protettore» Italo Jalon g0j cne riuscì a fari0 assume- Roma, 29 marzo. Dopo Natale Rimi, anche il re dalla Regione Lazio a Roma, ha ottenuto la libertà provvisoria. L'indagine prosegue, sempre a Firenze, per accertare se, davvero, quattro anni or sono la mafia ha tentato di compiere dalla Sicilia una „marcja su Roma» per in¬ serirsi nei centri del potere j politico ed economico; ma il giudice istruttore fiorentino ha ritenuto che, almeno ora, | non esistano motivi sufficienti per trattenere in carcere il consulente fiscale di Frank Coppola. Il personaggio, forse, è molto più importante ed interessante di quanto le apparenze lascino supporre: ma, come sempre in questi casi, non è facile trasformare i sospetti in prove. Italo Jalongo ha una cinquantina d'anni, è nato ad Itri (un paesino alle spalle di I Formia ) quasi al confine tra j il Lazio e la Campania, si è ! semPre interessato di affari, | ma pur trattandone taluni per centinaia e centinaia di milioni, per il fisco è poco più che «nullatenente». Ha il culto dell'amicizia e ne fanno fede le annotazioni che il magistrato fiorentino ha trovato sulle sue agende sequestrate nell° studio romano: magi stratl' uomini politici, diri senti statali ed industriali. Il suo nome richiamò l'at tenzione della polizia che, alla ricerca di Luciano Liggio, aveva messo sotto controllo il telefono di Frank Coppola, Ma la sorpresa maggiore gli inquirenti la ebbero quando decisero di intercettare anche le conversazioni telefoniche di Italo Jalongo: emerse che aveva rapporti con alcuni funzionari dell'Alias e che si interessava, indirettamente, a quelle famose aste per Tasse- gnazione dei lavori autostradali che, secondo l'accusa, venivano truccate per favorire questa o quella impresa disposta a versare una cospicua tangente. I II ruolo che Italo Jalongo ! (un paio di precedenti penali j I non molto gravi ed una prò- p! posta per essere inviato al : soggiorno obbligato, ma non I condivisa dal tribunale) ha ; avuto nel trasferimento da Al- s; camo a Roma di Natale Rimi, I figlio e fratello di due boss 1- mafiosi molto importanti non è stato ancora individuaI to nelle sue esatte proporzioI ni. Il consulente fiscale di : Frank Coppola insiste nel so1 stenere che si è limitato a fa\ re una semplice raccomanda] zione e tutti gli interessati ali la pratica confermano — ovviamente — questa versione. Non è molto chiaro, inoltre, quale rapporto legasse (e da quando ) Jalongo al Rimi. Natale Rimi ed Italo Jalongo da principio dichiararono d'essersi conosciuti casualmente ad Alcamo nell'autunno 1970: il commercialista era j alla ricerca di terreni per con-1 to della Stantìa che intendeva impiantare nuovi punti di vendita e il ragionere, vice segretario comunale, gli fu molto utile e gentile. Ma control- I landò le agende sequestrate a j Roma, il giudice istruttore di ! Firenze ebbe la prova, attraverso una annotazione, che i due si conoscevano da tempo e che, di conseguenza, l'incontro di Alcamo non era stato affatto occasionale. Il sospetto del magistrato aveva un fondamento: infatti, Natale Rimi, interrogato un | mese fa a Firenze, ha ammesI so che aveva avuto un rappori to con Jalongo molto prima che nell'autunno 1970, quando il commercialista gli fu indicato a Palermo come un personaggio così influente da ottenere che il ministero della Giustizia disponesse di trasfe-1 rire nello stesso carcere di j Ragusa due detenuti. Natale ! Rimi desiderava che questo | provvedimento venisse preso per suo padre Vincenzo e per suo fratello Filippo, entrambi -\ condannati all'ergastolo: Ita- j -: lo Jalongo non venne meno | l alla sua fama e Natale Rimi j a , fu soddisfatto. Quale il moti- j a vo «vero» per cui il consulen- ! i ] te fiscale di Frank Coppola ! - mosse subito le sue pedine (a j e Firenze nel processo che si | n: sta celebrando per l'attentato - al questore Angelo Mangano è i risultato che Jalongo era a o ' contatto con una «eccellenza» ' e che frequentava il ministero della Giustizia) ed intervenne subito per aiutare i Rimi? L'interrogativo assume tutta una sua importanza soltanto se si tiene conto di che cosa siano i Rimi nell'ambiente mafioso. Vincenzo Rimi, morto l'aij tra notte all'ospedale di Carbonia, era il capo indiscusso della mafia, non soltanto ad Alcamo dove era nato nel marzo 1902, ma anche dell'intera provincia di Trapani come, senza mezzi termini, spiegò all'antimafia il procuratore della Repubblica, Carlo Alberto Malizia sei anni or sono Proprietario di un patrimonio (non per il fisco perché risultava anche lui «nullatenente»! non inferiore a mezzo miliardo di lire (tra l'altro era suo il Motel Beach di Alcamo Marina con ristorante, due piscine e sala da ballo, costruito con sovvenzioni della regione siciliana) era davvero il padrone della zona: nel bene e nel male. Aveva cominciato come semplice pastore, ma s'era subito inserito con autorevolezza nell'ambiente mafioso unendo due caratteristiche: violenza nelle decisioni e bonarietà nel risolvere le vertenze. Il suo debutto nella lunga serie di incontri con la giustizia fu una assoluzione dall'accusa di omicidio per rapina. Ma nel dopoguerra, chissà per qun'imiracolo, ogni traccia dei suoi precedenti giudiziari scomparve: da allora la sua vita è sempre in salita e con quista, nella zona, il soprannome di «cardinale» al quale si deve sempre «rispetto». Non fu estraneo (ma tutto j rimane al livello di sospetti) ì alla attività della banda Giu- ! liano del quale si disse che j fosse il fiduciario. Ma riuscì a passare indenne attraverso tutte le accuse: i primi ad in tervenire in suo favore furo-, no il sindaco di Alcamo e un sacerdote. «Definirono Vm cens° Rlm' — ricordo nel 11969 &lla antimafia il procura- tore della Repubblica di Trapani — un perfetto galantuomo e quasi un benefattore dell'umanità». Guido Guidi j | I j ! | j Italo Jalongo scarcerato ieri a Firenze (Tciefoto Ansa)