E la Roma rimpiange 4 punti

E la Roma rimpiange 4 punti E la Roma rimpiange 4 punti Se non avesse perso gli incontri col Torino, la squadra di Liedholm sarebbe ad una lunghezza dalla capolista La strada verso lo scudetto diventa sempre più levigata per la Juventus. Giustamente Boniperti I e Parola, i giocatori ed i tifosi, non si lasciano tentare da periI colose euforie, ma obbiettivamente gli avversari si squagliano di domenica in domenica. Con una bella riverenza, si è fatto un po' da parte persino il Napoli, che aveva tutti i motivi per essere la squadra più « caricata » nella muta affannata degli inseguitori, ma l'entusiasmo (c'era?) non è bastato agli atleti di Vinicio che si sono fatti confondere da un Cagliari in un mare di guai. Adesso Il trainer partenopeo dichiara di non avere mai pensato allo scudetto: probabilmente è nel vero, ma sarebbe stato meglio se la professione di modestia l'avesse fatta prima della trasferta in Sardegna. Assieme al Napoli, anche la Lazio sembra aver dato addio alle residue speranze. Il derby, già fatale nell'andata, è stato nuovamente uno scoglio insormontabile per Chinaglia e colleghi, che non hanno giocato male ma hanno confermato di aver perso lo smalto che li caratterizzava nel loro lungo periodo di vena. Manca lo spirito vincente all'Ajax de noantri, ed il calo dei biancazzurri può essere considerato un momento logico nella storia di una squadra che. nata quasi per caso, ha già fatto moltissimo (sin troppo, vien voglia di dire). I giallorossi hanno operato il sorpasso, era il grande traguardo dell'anno, di certo insperato nei pronostici dei tifosi, specialmente dopo l'incerto avvio della squadra in campionato. La compagine di Nils Liedholm ha sprecato parte del suo capitale nell'avvio faticoso, adesso sembra difficile andare più in là. C'è il magnifico traguardo del secondo posto, un traguardo che indubbiamente vale anche se si è portati a parlare sempre e solo di scudetto. Di certo, guardandosi alle spalle, ripassando il cammino percorso, la Roma può accusare il Torino di avergli « rovinato » la stagione: con i quattro punti persi malamente nel doppio confronto con i granata, i giallorossi sarebbero ora ad un punto dalla Juventus. 0 almeno a tre lunghezze, se I due confronti con gli uomini di Fabbri si fossero conclusi alla pari, come il gioco aveva indicato sia al Comunale sia all'Olimpico. Juventus abbastanza tranquilla quindi, anche se sempre all'er¬ ta. Le prime giornate di primavera portano l'aria frizzante del derby, ma per i gianata così nettamente distanziati la sfida stracittadina ha soltanto più motivi di orgoglio. Sono sempre sufficienti per una grossa prestazione, ma la volontà non può cancellare le obbiettive difficoltà di formazione in cui si dibatte la società del presidente Pianelli. Con una serie così straordinaria di infortuni, è difficile ormai discutere sul gioco che il Torino può offrire. Semmai si deve insistere a cercare altre cause, nel vedere se non ci sono stati recuperi affrettati (sia pure per la logica ansia di rivedere in campo i titolari), se il gioco impostato sulla manovra di rimessa e sugli affondi decisi I non abbia affaticato più del preI visto qualcuno. A questo punto, è persino ingiusto accanirsi nei confron,i di Fabbri, che deve aver sofferto più di ogni altro in una annata portata avanti sotto il segno della malasorte. Gli spostamenti di ruolo di molti giocatori, spostamenti resisi necessari in seguito appunto ali disponibilità ricorrente di molti, hanno finito per incidere sul rendimento dei singoli. La decisione di affidare la marcatura di Rivera al giovane Pallavicini, adesso può essere discussa e merita critiche, ma il ragazzo ha delle doti, e visto che si era trovato in difficoltà contro una punta come Landini il trainer ha evidentemente pensato di portarlo più avanti, a centrocampo. Fabbri ha agito con il coraggio della disperazione, gli è andata male, ma sulla carta il Torino di San Siro non poteva sperare di fermare i rossoneri di Giagnoni. Pallavicini non si demoralizzi: altri giocatori ora fra i migliori del campionato hanno avuto choc ancora maggiori nelle gare di esordio. I granata mancavano domenica di Castellini, Lombardo, Santin, Mascetti e Zaccarelli, per restare ai titolari in assoluto, di un rincalzo di lusso quale Cai Moni. Non parliamo di Pigino perché al di là dei due gol subiti Manfredi si è comportato bene. Senza mezza squadra è difficile affrontare qualsiasi trasferta, figurarsi un Milan che sta lottando con decisione per mettere a profitto le ultime battute dell'anno. Di certo, fra le squadre meneghine, è quella di Giagnoni a poter guardare al domani con un certo ottimismo. Il trainer sta lavorando con impegno, e gli diamo atto di non aver voluto mettere in difficoltà Fabbri alla vigilia del match con i granata. Giagnoni ha precisato di non aver mai pensato di sostituirsi al collega per « dettargli » una possibile formazione con i resti a disposizione: da un suo discorso riportato non esattamente, è nato il nostro commento di sabato. Giagnoneddu, per fortuna, sa distinguere fra cause ed effetti. Frastornato, invece, è senza dubbio Luislto Suarez. L'Inter ha toccato il fondo a Torino, al cospetto di una Juventus in tono minore. La stagione di transizione, l'anno che doveva essere un valido banco di prova per I giovani, rischia di aver solo confuso le idee ai responsabili nerazzurri. Gli anziani ma ancora validi, da Pacchetti a Boninsegna, sono delusi e nervosi, i ragazzi mostrano la corda. Si salva II solo Bini, anche se a prezzo di qualche intervento sin troppo rude (ma che denuncia orgoglio e carattere). Il tourbillon di formazioni di domenica in domenica, dettato non solo da infortuni ma dal lodevole desiderio di provare e riprovare uomini e schemi, ha finito pei sollevare un polverone più nocivo che utile. Certo, impostare una campagna acquisti sulla base dell'annata che sta per concludersi diventa arduo, per l'Inter. Se Suarez ne verrà fuori bene, significherà che almeno lui ha visto chiaro in tanta confusione. A Parola interessa un domani più vicino, è alle prese con il recupero di Anastasi e con problemi di abbondanza, visto che per domenica sarà disponibile anche Gentile. Molti allenatori lo invidiano, e non solo per la posizione in classifica. La squadra non brilla ma vince, trova sempre l'attimo utile per piazzare la botta. Abbiamo parlato di Juve stanca, contro l'Inter, per effetto della fatica di Amburgo. Parola rifiuta la diagnosi, ma poi insiste sul vento contro come avversario in più contro i tedeschi (ed alzatosi proprio nella ripresa, dopo aver graziato i panzer nel primo tempo). Se lui ci invita a documentarci, noi lo preghiamo di non contraddirsi. Accusare fatica dopo una battaglia come quella di mercoledì scorso non è un difetto, crediamo. A meno che le cause del gioco scaI dente siano più profonde. Bruno Perucca

Luoghi citati: Amburgo, Lazio, Sardegna, Torino