Anche l'Eros è stanco di Giovanni Arpino

Anche l'Eros è stanco SOLTANTO PIÙ TRUCI LE NOTTI DI AMBURGO Anche l'Eros è stanco (Dal nostro inviato speciale) Amburgo, marzo. Perché non sono uscito anch'io? La famosa notte d'Amburgo, in quel mezzo chilometro quadrato intorno alla Reeperbahn, attende i peccatori, siano marinai siano impellicciati turisti. Vibrano raffiche d'un vento glaciale. Il centro dell'immensa città, dove non esistono più abitazioni ma solo uffici e grandi magazzini chiusi da saracinesche, è un deserto che neppure i lupi attraverserebbero. Conoscenti ed amici, volendo mettere a profitto la breve trasferta motivala da un'occasione sportiva, hanno tuttavia abbandonato l'albergo per visitare il quartiere di Sankt Pauli, che deve il suo nome a un convento medioevale di suore. E sono corsi — pazzo reggimento — alla Reeperbahn, la strada che divideva l'antica Amburgo dall'antica Altona: qui la municipalità furba e onnivora degli anseatici sedusse l'hitleriano Goering, dopo averlo ubriacato, e saldò in un'unica metropoli le due periferie, i due porti. Inutilmente una pudica « guida » lo spiega, aggiungendo che ogni albero dal diametro di venti centimetri è considerato monumento nazionale. Inutilmente avvisa gli ansiosi « peccatori » in trasferta: ogni gesto in questa zona è frutto d'una mercificazione folle, non c'è dépliant che non consigli di sbarcare a Sankt Pauli con il denaro contalo. Gli spettacoli sono grevi, ben al di là dei limiti d'una pur esperta tolleranza visiva, e gli agguati molteplici. « Non siamo a Parigi, non abbiamo certi gusti sofisticati », ammette la « guida ». Ma proprio questo fa scattare molle oscure e bramose. Conosco Amburgo dal '59, forse sta qui la ragione della mia personale riluttanza. Nulla di Sankt Pauli mi è ignoto, tranne naturalmente le trentamila persone che abitano il quartiere e che da tempo chiedono alle autorità di risanarlo: asili e bordelli possono coesistere in pochi centimetri? Ma non è facile asportare un cancro che produce dollari, yen, marchi, lire, raccolti sulle ansie, le illusioni, le deviazioni e la curiosità del prossimo. Con ridacchiarne ipocrisia, la « guida » che prima di mezzogiorno ci ha accompagnati alla tradizionale gita al porto, ai tunnel sotto l'Elba, ai quartieri milionari lungo l'Alster, diceva: « Amburgo è troppo ricca, troppo protestante, troppo mercantile. Ha sapulo restringere il peccalo in una zona minima, die ormai vale oro, cosa che voi non riuscireste mai a fare ». Sade eremita Con il prezzo d'una bibita analcolica e con la mano ben stretta al portafogli, è concesso assistere a una mezza dozzina di accoppiamenti. Tra uomo e donna, uomo e uomo, un finto gorilla e una donna, una scimmiotta vera e una donna, tra una donna ed un'altra. Cani, strumenti, asini, dischi, riflettori partecipando. Non sempre è agevole scoprire alcuni trucchi, data la rapidità meccanica dei protagonisti e il ruotare dei palcoscenici mobili. Se pretendi di più, eccotelo. Se vuoi partecipare sei il benvenuto. Perché ormai solo la partecipazione di un estraneo (turista italiano o giapponese marinaio, gobbo o ubriaco, rachitico o esibizionista) riesce ancora a dar sale allo spettacolo. Il marchese De Sade se ne andrebbe, schifato, i teorici dell'erotismo sceglierebbero tonaca e eremitaggio. Qui si è giunti all'estremo della porno-parabola. Il corpo umano è ormai una carcassa da spazzatura, un lurido e povero container, che puoi violentare, riempire, svuotare, deflagrare attraverso ogni suo interstizio. Gli strumenti dell'occupazione (o del sacrilegio?) sono banali e tanlopiù grotteschi, pipe salami bottiglie cravatte scarpe sigari. La famosa pannocchia di Faulkner diventa organo da museo etnografico. Il ritmo ripetitivo è quasi angosciante, malgrado le risa di qualche spettatore, che reagisce alla nausea con sussulti del diaframma. Si è in un microuniverso che ha cancellato la parola per adottare un gemito. Finto, si capisce. I corpi disfatti, mostruosi, le parti recondite ridotte a enormi cicatrici o a piaghe da manuale, sembrano soggetti a maledizioni e oltraggi comandati da chissà quale feticcio nemico. Ecco le donne di Grosz, ma peggiorale di belletto e cellulite. Ecco i glutei deformi che il grande Klaus Staeck, artista tedesco contemporaneo, usa per denigrare i ricconi, i burocrati, i parassiti federali: qui sbiettano con rotoli di grasso e peluria suina. La ricerca di un iperrealismo erotico fa approdale tra luoghi e fetori da incubo. Dal fondo d'una toilette una mano d'orango sale per afferrare l'elastico d'una donna, la proboscide d'un elefante non allude a fieni ed erbe della savana, dovunque si dilata una sensazione di tortura, di pena, di flagellazione per il corpo, usato ma non amato. Le romanzesche « giornate di Sodoma » hanno ormai la routine d'un ministero. Più che a Copenaghen, più che a Stoccolma o New York, il « peccato » ad Amburgo tradisce miseria inventiva, il confine buio e orrido oltre il quale l'uomo mangia se stesso in operazioni e martellamenti che uccidono ogni autentico jeu d'amour. Faunescamente proteso alla ricerca di chissà quali libertà, l'erotismo contemporaneo ci ha inviato per anni messaggi allettanti. Ma era seta da fotocolor, non stolfa consistente. Quasi sempre si trattava di cambiali, di esosi « pagherò », di non esigibili assegni. La paura di « questa » vita ci ha sollecitati ad inventarne un'altra, su e giù per utopistici territori di esercizio sessuale. Per abbattere la repressione, dicevamo. Ma in verità usando corruzione e obblighi diversi, che non so¬ no armi liberatorie bensì nuove catene. Le « notti d'Amburgo » lo dimostrano, a partir dalle cinque di ogni pomeriggio. Fino a mezzogiorno i cartel- | Ioni sbiaditi non illustrano più che tanto le loro promesse: le carni sembrano livide, gli atteggiamenti sanno d'involontaria caricatura, gli inviti in tre lingue camminano golfi sulle loro strisce. E nei negozietti la famosa spogliarellista compra il pane, un inaerò beve il caffè leggendo la pagina delle corse dei cavalli. Poi si accendono i neon e tra una roulette truccata ed un accoppiamento forzoso si cerca, disperatamente, in quel mezzo chilometro quadrato, di stupire, imbrogliare, impestare il mondo. L'esplorazione E' notte tarda, tornano in albergo i miei conoscenti ed amici dopo l'esplorazione ad un ennesimo « Colibrì » o « Salambò » o « Safari ». C'è chi confessa di averne abbastanza, c'è chi rimpiange anche la modica spesa, c'è chi ride per le mostruosità assorbite. Ma la più segreta realtà non tarda. La racconta un medico piemontese: « Mi sono divellilo solo un momento. Quando hanno trascinato sul palcoscenico il nostro amico Y. L'hanno spoglialo, è rimasto in stivaletti, calzini verdi, burba e occhiali. Cominciarono a manipolarlo. Lui era terrorizzato. Da che? Ma da noi. Temeva di non far bella figura. Alla fine ci salutava con la manina mentre si chiudeva il sipario. Mah. Se siamo venuti fin qui per vedere Y. nudo, meglio raccontarlo a nessuno ». Non serve altra morale. Forse, oltre le esperienze di questa o quella Amburgo, stanno muovendo le loro sembianze ben diversi fantasmi: dalla Castità all'Amore Segreto. Il Medioevo « prossimo venturo » non ha ancora svelato i suoi misteriosi sentieri imenaici. Avremo grazia per scoprirli? Giovanni Arpino

Persone citate: Cani, Faulkner, Goering, Grosz, Sankt Pauli