Soares e Cunhaì di Sandro Viola

 Soares e Cunhaì Soares e Cunhaì (Segue dalla 1" pagina) co è incompatibile con i poteri dei monopoli e dei grandi latifondisti ». Dal palco del Campo Pequeno, tra l'entusiasmo della folla, Soares ha gridato: «Le libertà politiche non sono libertà formali, e tanto meno borghesi»; e più avanti, allorché ribadiva la necessità di un'intesa tra i partiti democratici e il «Movimento delle forze armate», ha aggiunto: «Questa unità, tuttavia, non può comportare la subordinazione a partiti pseudo-egemonici». L'allusione era diretta al Pc, e la folla si è rimessa a scandire il suo «Socialismo sim. dìtadura naó ». Quale sarà l'esito di questo affannoso tentativo dei socialisti di ribaltare la tendenza delineatasi nelle ultime due settimane, l'ascesa prepotente dell'asse Gongalves - Cunhal? La risposta dipende da un solo fattore: fino a che punto, con quanto impegno, una parte dell'Mfa — la corrente che fa capo al maggiore d'artiglieria Melo Antunes — sosterrà il Ps di Mario Soares. L'impressione è che Melo Antunes e i suoi (sino all'altro ieri decisi ad arginare, sostenendo i socialisti, il gruppo di Gongalves) siano ora paghi di aver ottenuto altri due posti — Melo Antunes stesso e l'ammiraglio Crespo — nel Consiglio della rivoluzione, e abbiano così rinviato ad un'altra fase il confronto con i goncalvisti. Soares sarebbe quindi di nuovo solo, e questo spiega il pessimismo che si coglie a Rua Pedro de Alcantara, nella sede del Ps, mentre un membro del Comitato centrale del Pc che abbiamo incontrato stamane, Aurelio Dos Santos, dava il governo per già fatto, aggiungendo di ritenerlo «uno stru mento più efficace degli altri governi provvisori, tale da poter affrontare le esigenze d'una situazione che non consente ulteriori ritardi». Ma il Ps non uscirà dal governo, qualsiasi distribuzione di ministeri dovesse risultare dalle nuove trattative con Gongalves, che ricominceranno domani. Il rischio è troppo grande, e i centristi del I Pdp sono i primi a vederlo e a sconsigliare i socialisti dal commettere un gesto impulsivo. La soluzione sarà molto probabilmente quella che anticipavamo ieri sera: il Ps avrà un paio di posti nel governo, ma Soares ne resterà fuori a mostrare il distacco, il dissenso del suo partito nei confronti della nuova situazione. Due giorni fa, il quotidiano comunista Avante aveva pubblicato un articolo il cui contenuto era senz'altro grave. In esso, si chiedeva infatti un controllo sui dispacci dei giornalisti stranieri, così da impedire che la stampa occidentale continui a dare del «Portugal Novo» un'«immagine falsa». Era un appello alla censura, una mossa il cui unico risultato era quello di dar ragione a chi parla del Pcp come dell'ultimo partito comunista d'intonazione e metodi stalinisti. Il ministro delle Informazioni, comandante Correia Jesuino, ci aveva detto ieri che la richiesta del quotidiano comunista era inaccettabile, e che il Portogallo non tornerà alla censura salazarista. Oggi, nella sede del partito comunista, Aurelio Dos Santos parlava con evidente imbarazzo di «iniziativa non autorizzata», e dissociava il partito dal passo delV Avante. Ma la censura, in Portogallo, comincia lo stesso ad esserci. Lo zelo di tanti neo-comunisti è anzi uno degli aspetti più preoccupanti del «caso portoghese». In due dei principali alberghi di Lisbona è accaduto che gli articoli di alcuni giornalisti stranieri siano stati tagliati dal personale addetto alla telescrivente, che riteneva quegli articoli «offensivi». E ieri sera c'è stato un episodio ancora più grave. Nel tardo pomeriggio, in un notiziario radio, è stato detto che il comizio del partito socialista, che doveva tenersi — come infatti è avvenuto — alle 9 al Campo Pequeno, era stato rinviato. Un'ombra malinconica scende sul Portogallo post-fascista ed evoca i giornali del tempo di Salazar, quei grandi spazi bianchi da cui era stato eliminato il testo e che recavano la scritta: «Cortado pela censu- j ra». Sandro Viola

Luoghi citati: Lisbona, Portogallo, Rua