In Portogallo i socialisti "resistono,, ai comunisti di Sandro Viola

In Portogallo i socialisti "resistono,, ai comunisti La difficile formazione del nuovo governo In Portogallo i socialisti "resistono,, ai comunisti Il "terzomondista" maggiore Antunes è venuto in soccorso di Soares, che contrasta la linea del premier Goncalves, nettamente favorevole al pc (Dal nostro inviato speciale) Lisbona. 21 marzo. Il nuovo governo non è ancora fatto, l'esito della trattativa sul rimpasto è sempre incerto, e questo mentre i giornali del pomeriggio avevano già annunciato la conclusione d'un accordo e anticipavano una lista dei ministri. Segno che il « braccio di ferro » svoltosi in questi 9 giorni — da una parte il primo ministro Goncalves e il partito comunista, dall'altra il ps di Mario Soares — è sempre in corso, e ormai rappresenta il maggior episodio di « politica pura » verificatosi in Portogallo dalla line del fascismo. Usciti allo scoperto con notevole coraggio politico, i socialisti giocano in queste ore una grossa partita: opporsi sinché è possibile alla crescita d'influenza e di potere dell'asse Goncalves-Cunhal, rifiutare una posizione d'appeasement, di condiscendenza, che secondo alcuni dei leaders del partito rischia di divenire definitiva. Essi non sono soli. Oltre al sostegno (ovvio, ma di portata ridotta) dei centristi del Ppd, Soares e i suoi hanno trovato un alleato tanto occasionale quanto potente nel maggiore Melo Antunes. | La storia del rimpasto era cominciata dieci giorni fa in un'atmosfera ben precisa, seguita al fallimento del golpe spinolista, quando aveva cominciato a delinearsi l'immagine di un potere militare ormai senza più interlocutori. Vasco Goncalves s'era mosso, a quanto pare, con estrema sicurezza. Compreso che non poteva imporre l'uscita dei centristi del Ppd (così come avrebbe voluto Alvaro Cunhal) per l'opposizione dei socialisti e del presidente della Repubblica, Costa Gomes, aveva comunque dettato condizioni molto pesanti per il ps. Abbandono del ministero degli Esteri da parte di Soares; uscita dal governo di Salgado Zanha, numero due del ps, che Gongalves considera un suo avversario personale perché si oppose violentemente al sindacato unico, chiesto, e ottenuto, dal pcp; ritorno al governo dell'Mdp (partito di quadri intellettuali assai vicino ai comunisti), ingresso — sia pure come sottosegretari — di esponenti del Frente socialista popular (scissionisti a sinistra del ps) e del Mes, il raggruppamento più lucido e «integrato» dell'estrema sinistra (che ha buoni rapporti coi comunisti); esclusione dal ministero degli Interni del tenente colonnello Costa Bras, un moderato che ha sempre riscosso la stima e la fiducia di Soares. Ancora una settimana fa, la partita sembrava perduta per i socialisti. Ma il «Movimento delle forze armate», ormai è chiaro (e d'altronde è quello che ci diceva oggi il ministro delle Informazioni, comandante Correia Jesuino), «non è un monolite». La disgregazione della destra spinolista non significa che in esso non esistano delle tendenze, le «linee» che avevamo descritto nei giorni scorsi. Queste «linee» sono forse varie e sfumate: ma in termini di rapporti di forza, oggi sono due. Quella che fa capo a Gongalves, e la cui fiducia, la simpatia mentale vanno al partito comunista e al Mdp (il cui leader, l'economista marxista Pereira Demoura, è il consigliere più ascoltato del primo ministro), e quella che in questo momento si riconosce in Melo Antunes. Nel momento in cui i socialisti parevano più in difficoltà, Melo Antunes ha gettato dalla loro parte tutto il peso della sua «corrente». Cosa sia la «linea» Melo Antunes è un po' complicato da dire. L'uomo è un intellettuale, di formazione marxista — seppure generica — che appena può parla di «terzomondismo»: ma il temperamento è realistico, e la sua capacità di manovra politica sembra notevole. Le ragioni per le quali Melo Antunes (che intanto ha già ottenuto di entrare a far parte del «Consiglio della rivoluzione») ha deciso di sostenere il vacillante Soares sono le stesse, in fondo, per cui oggi egli si trova alla testa di tutti i settori dell'Mfa e del «Consiglio della rivoluzione» che non si riconoscono nella «linea» Goncalves. Ragioni tattiche, di rapporto di forze, che si riassumono nel timore che l'alleanza tra pc e ufficiali goncalvisti tolga al quadro portoghese ogni alternativa, divenga il motore di questo processo politico. E' solo per questo che la trattative tra Goncalves e i socialisti è durata tanto a lungo. Senza l'intervento (che non è scoperto, beninteso) di Melo Antunes, la partita si sarebbe già conclusa. I socialisti avrebbero dovuto cedere su tutta la linea: su questioni di principio (la presenza di d Salgado Zanha al ministero della Giustizia), e di contenuto politico, come l'ingresso nel governo di tre altri partiti a sinistra del ps (ciò che ne avrebbe fatto in pratica un governo di fronte popolare) con i centristi schiacciati in un angolo e il ps stesso in grave disagio. Ma neppure la manovra del maggiore «terzomondista» è riuscita, almeno per ora, a condurre le trattative in porto. Due giorni fa, in uno scatto, Goncalves sembrava deciso a fare il suo governo senza i socialisti, e quindi senza il ppd. Ci ha ripensato (certo per l'intervento del presidente della Repubblica), ma non ha ridotto molto le pretese: intanto, però, i socialisti, prendevano fiato, si rendevano conto, come abbiamo detto all'inizio, dell'importanza forse decisiva della battaglia, e minacciavano a loro volta, l'hanno fatto ancora oggi pomeriggio, di uscire dal governo se non fossero state accolte le loro richieste. Di queste, alcune (la questione Salgado Zanha, per esempio) sono già state accolte da Goncalves. Altre tre sono state lasciate in sospeso: la permanenza nel governo del ministro degli Interni Costa Bras e del ministro degli affari sociali Maria De Lourdes Pinto Silgo (una cattolica indipendente, al cui posto Goncalves vuol mettere il marxista — dell'Mdp — Tenga Rinha), e la «garanzia che il governo provvisorio mantenga la sua capacità decisionale», che non sia del tutto sovrastato cioè dal «Consiglio della rivoluzione.». Se queste richieste non fossero tutte accettate, ma si giungesse lo stesso a un compromesso, Soares resterebbe fuori dal governo, per mostrare che i socialisti rimangono sì nella coalizione, ma con un atteggiamento di distacco (l'assenza del segretario generale del partito) e pronti a rompere alla prima imposizione goncalvista. «Questa rivoluzione», si di¬ ceva stasera, in un incontro coi giornalisti italiani, il ministro delle Informazioni, «è un work in progress", un continuo divenire: ed è anche un po' surrealista». Proprio vero, ed è questo che dà tanta mobilità al «caso portoghese» e vi addensa sopra tanti pericoli. Ma la crisi del rimpasto, il logorante scontro tra socialisti e ufficiali radical-marxisti appoggiati dal pcp, propone anche un dato nuovo di questa situazione. L'immagine e il rapporto di forze delineatisi dopo il golpe mancato dell'I 1 marzo e il varo del «Consiglio della rivoluzione», l'immagine d'un potere militare senza più interlocutori, dell'asse Goncalves-Cunhal ormai sulla cresta dell'onda, è1 già in parte attenuata. La dialettica politica non è scomparsa. Ancora una volta i fantasmi della «dittatura di sinistra» sembrano più lontani di come qualcuno avesse pensato. Sandro Viola

Luoghi citati: Lisbona, Portogallo