Il presente è sempre Merckx ma il futuro si chiama Moser

Il presente è sempre Merckx ma il futuro si chiama Moser La conclusione che si può trarre dalla "Sanremo,, Il presente è sempre Merckx ma il futuro si chiama Moser (Dal nostro inviato speciale) (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 20 marzo Forse quello italiano è // ciclismo del futuro, grazie alla confortante realtà di Francesco Moser e alle indubbie doti di Giambattista Baronchelli e degli altri giovani della • nouvelle vague » nei quali si crede più sulla fiducia che sulla scorta di risultati solo promessi e non raggiunti. Ma il presente è ancora nelle mani di Eddy Merckx, un ' padrone » che forse, invecchiando, ha perso in parte l'insaziabile appetito di vittorie che lo divorava lino a qualche anno fa, ma è ben lontano dalla rassegnazione di chi si sente prossimo al declino. La sesta Milano-Sanremo delia carriera del fuoriclasse belga ha dato appunto l'Impressione che Eddy, pur indotto ad una più razionale economia dello sforzo che tiene conto dell'inevitabile logorio fisico provocato da anni di eccezionali trionfi, possa essere sempre all'altezza del suo prestigio negli appuntamenti importanti, quelli che hanno ancora un preciso significato per chi, come lui, abbia già vinto tutto. Il suo mancato successo nella Parigi-Nizza aveva trovato frettolosamente pronti alcuni « addetti ai lavori » a trinciare pessimistici pronostici sull'efficienza fisica del campione del mondo. Evidentemente la saggia amministrazione della fatica che Giorgio Albani, il * cervello • della Molteni, è riuscito ad imporre al suo campione, è stata presa per un segno di declino, per un'anticamera del viale del tramonto che ad Eddy si vuole far imboccare per forza, prima del tempo. Un pessimismo che è stato clamorosamente cancellato dalla « Sanremo » più dura dell'era-Merckx: una corsa che ha trovato, nelle avversità atmosferiche, quel coefficiente necessario per sopperire alle sempre più attenuate difficoltà del tracciato e ridarle un tono da tempi eroici. Il maestrale che soffiava violento già in Lombardia e che in Riviera si trasfor- mò poi in raffiche gelide e crudeli al punto da obbligare qualche corridore, in certe » gole » tra il mare e la collina, a mettere piede a terra, ha trasformato i 288 chilometri da Milano a Sanremo in una fatica improba, da autentici forzati della strada. Si deve riandare indietro fino al 1951, cioè alla vittoria di Louìson Bobet, per trovare nel libro d'oro della * classicissima » una media bassa come quella di ieri, poco più di 37 chilometri e mezzo all'ora. In condizioni tanto avverse, che rendevano addirittura precario l'equilibrio in bicicletta, Eddy Merckx è riuscito egualmente a reggere le redini della corsa, ad imporle — soprattutto con l'aiuto di Bruy'ere che in questo periodo - vola » — un ritmo sostenutissimo, tale da sfiancare progressivamente quasi tutti gli avversari più temibili. La ' Sanremo » di Gimondi e di Giambattista Baronchelli, ad esempio, è praticamente finita quando il vecchio ed il nuovo rappresentante del ciclismo bergamasco sono riusciti a coronare il lungo, estenuante inseguimento ad un Merckx che, approfittando del vento, aveva giocato d'anticipo scatenando la battaglia già nella lunga fase di avvicinamento al mare. L'ex campione del mondo ed il giovane « Gibì - sono giunti a Sanremo giustamente stremati per lo sforzo, senza poter più nulla tentare, nel finale, per opporsi ad un epilogo della corsa pur¬ troppo logico anche se contri a ■» soare gli i e ad nita ovo errosehe, eva la ase 'ex gioanper ulla orsi pur¬ troppo logico anche se contrario alle loro speranze. Dopo aver lavorato ai fianchi gli avversari con ottanta chilometri di fuga, Merckx, approfittando di una foratura nei pressi di Savona, si è consultato con Giorgio Albani, per decidere la tattica da seguire: il vento, che ricacciava quasi Indietro i corridori, scoraggiava qualsiasi avventura sui tornanti dell'Amelia battuti dal maestrale, mettersi tranquillo ed attendere la soluzione in volata avrebbe voluto dire consegnarsi in mano agli specialisti dello sprint. Eddy ha perciò deciso di giocare ancora una volta II tutto per tutto nella ripida discesa dal Poggio verso Sanremo. Il colpo gli è ancora una volta riuscito, consentendogli di eguagliare il record di vittorie di Costante Gìrardengo: l'esplosione di potenza che gli ha consentito di riacciuffare Moser ed il terzetto guidato da Conti, l'imperiosa volata di forza che gli ha permesso di riaffermarsi dominatore sul traguardo di via Roma, sono episodi che non ammettono repliche. Francesco Moser ha ceduto solo sul rettilineo d'arrivo, dopo essere stato per tutta la corsa all'altezza del grande rivale ed il suo secondo posto costituisce la conferma che II giovane trentino appartiene già alla categoria dei « super » del ciclismo. Francesco mostrava qualche perplessità su se stesso, non era sicuro del suo rendimento su una distanza proibitiva come quella della Sanremo: ha invece dominato il vento con la stessa disinvoltura di Merckx, le sue fresche energie hanno padroneggiato la lunga fatica dei 288 chilometri come meglio non si sarebbe potuto pretendere. Una dimostrazione di forza che anticipa quello che sarà, alla seconda domenica di aprile nella Parlgi-Roubaix, un altro grande duello tra un fuoriclasse che non tramonta ed un giovane che ha, nei suoi 23 anni, l'arma più valida per saper attendere il suo momento. Gianni Pigliata . Merckx e Moser già protagonisti dopo la prima « classica ■»