Voci dal Kamciatkà di Giorgio Calcagno

Voci dal Kamciatkà Viaggio tra le "piccole,, case editrici Voci dal Kamciatkà (Dal nostro inviato speciale) Roma, marzo. Mario Ubaldini. il fondatore della casa « Astrolabio », racconta di essere stato presentato qualche tempo fa a uno studioso americano: «The best publisher in Rome », il miglior editore di Roma. Si è sentito guardare come fosse un Gallimard, o un Collins, si è reso subito conto dell'equivoco. « La cosa buffa è che quel giudizio rischia di essere vero. Ma come conta poco », dice, con la sua ironia marchigiana. Un editore italiano preferisce essere il secondo in una città delle Alpi che il primo a Roma: dove l'industria editoriale non esiste e le poche iniziative, artigianali, si muovono fra gravi difficoltà, moltiplicate dalla mancanza di strutture. « A Roma non c'è l'humus dell'editoria, Non ci sono i disegnatori, i copertinisti, gli esperti della produzione. A volte non si trova neppure il tipo di tela per rilegare i libri ». Cosi possono fiorire, rari, gli editori come lui: piccoli, appartati, e pieni di cu-1 riosità da offrire al pubblico più attento. Il « miglior editore di Roma » lavora in un alloggio di poche stanze, al terzo piano di una via defilata dei Parioli, con pochi collaboratori: tre giovani in redazione, un paio di segretarie, non arrivano a dieci nell'intera azienda. L'industria culturale, se anche gli è passata accanto, qualche volta, non lo ha mai travolto. E i suoi libri continuano ad allinearsi, « tutti uguali come frati », negli scaffali da cui poche mani pazienti li staccano, due tre copie la volta, per indirizzarli alle più scelie librerie. La casa editrice è nata nel 1944, con un Dizionario filosofico di Voltaire, preparato durante l'occupazione di Roma. I tempi non sembravano i più propizi per questo tipo di meditazione, il filosofo della tolleranza sembrava essere tagliato fuori dalla mischia quotidiana. Ma proprio per questo Ubaldini deve averlo voluto, imprimendo fin da allora un segno alla sua casa. La « Astrolabio » si sa- dSrebbe caratterizzata per una j serie di scelte che, al momen to, potevano apparire difficili, periferiche: a distanza di anni, si sarebbero rivelate anticipatrici. « Sono stato il primo in Italia a pubblicare Freud — può vantare oggi Ubaldini — Ho stampato sei opere di Jung, quando alla psicoanalisi, da noi, non si interessava quasi nessuno ». E, ancora oggi, la psicoanalisi è uno dei filoni più amorevolmente coltivati dalla sua casa. Ma la « Astrolabio » ha gettato un coraggioso scandaglio anche su altre culture, vincendo, prima di tanti altri, il nostro radicato eurocentrismo. Dallo zen allo yoga, mol- \ ti classici della filosofia e delle religioni d'Oriente sono entrati per la prima volta in libreria attraverso la porta stretta di questo editore. L'Astrolabio ha scoperto la « nouvelle théologie » prima del Concilio ecumenico, con le opere di Tillich, («l preti le compravano molto »; e le nuove ricerche antropologiche con qualche antìcipo sulla media cultura italiana. «Ho pubblicato io i primi tre volumi di Castaneda dedicati agli incontri con lo stregone. Il prossimo andrà da Rizzoli. Va bene cosi. La mia funzione è quella di arrivare prima ». Anche se ì suoi libri si assomigliano come frati, le scelte non sono così rigide, la omogeneità della veste lascia spazio alle ricerche più curio- se e, qualche volta, inaspettate. Ubaldini pubblica testi di macrobiotica e manuali di discipline esoteriche, compie i suoi excursus nella magia, attacca i temi dell'erotismo. « Sono argomenti che altri hanno svilito. Ma si possono trattare in modo serio ». Difficile chiedergli una definizione più certa, per le scelte della sua casa. « Quando Baudelaire presentò la sua candidatura alla Accademia, St-Beuve osservò che Baudelaire si era ritagliato un suo territorio nel Kamciatkà. Ebbene, anche noi ci siamo ritirati in un nostro Kamciatkà. E lì lavoriamo ». Da quel Kamciatkà arrivano i libri che egli scopre, e stampa in edizioni di duemila copie, non sempre tutte collocabili. « Ci deve essere qualcuno che li pubblica. Il grande editore non se lo può permettere, gli costerebbe troppo. Lo facciamo noi ». Per sé. ama gli scrittori della Rivoluzione francese, e quelli che l'hanno preparata: il suo diletto Voltaire, dal quale è partito, e che lo segue da decenni. « E' diventato un mio modo di vivere: amo la sua insofferenza per i fanatismi, il suo tentativo di chiarire le cose ». Forse per questo non vuole etichette, neppure politiche («anche se mi sento più vicino alla sinistra che alla destra » ) e gli piacciono tanto i conflitti ideologici, anche dalle zone a lui più lontane del pensiero. « Detesto le tue idee, ma mi batterò alla morte perché tu abbia il diritto di esprimerle », sosteneva il suo maestro. Lui fa qualcosa dì più, gli mette a disposizione la possibilità di pubblicarle. Forse per questo il « best publisher in Rome » deve continuare a essere cos'i piccolo. Giorgio Calcagno

Persone citate: Baudelaire, Castaneda, Freud, Jung, Mario Ubaldini, Rome, Tillich

Luoghi citati: Italia, Roma