L'ex sindaco di Palermo in tribunale vuole spiegare che non è "mafioso,, di Guido Guidi

L'ex sindaco di Palermo in tribunale vuole spiegare che non è "mafioso,, Ha querelato per diffamazione il senatore Li Causi (pei) L'ex sindaco di Palermo in tribunale vuole spiegare che non è "mafioso,, Il parlamentare comunista disse, per spiegare l'omicidio del procuratore Scaglione, che Ciancimino era stato "al centro d'interessi illeciti" - Secondo Li Causi l'ex sindaco "aveva avuto contatti con gruppi mafiosi i cui contrasti avrebbero portato alla soppressione del magistrato" (Dal nostro corrispondente) Palermo, 20 marzo. Vito Ciancimino, già sindaco democristiano di Palermo sia pure per cinquantasei giorni soltanto ( 13 ottobre - 8 dicembre 1970), ha deciso di uscire allo scoperto: salvo ripensamenti dell'ultimo momento, domani intende spiegare ai giudici del tribunale perché si ritiene diffamato dal senatore Girolamo Li Causi. Ventiquattro ore dopo la morte del procuratore della Repubblica di Palermo Scaglione (maggio 1971), l'anziano parlamentare comunista, allora vicepresidente della Commissione antimafia, disse pubblicamente, per spiegare l'omicidio, che Vito Ciancimino era stato «al centro di un groviglio di interessi illeciti» e aveva avuto contatti con gruppi mafiosi «i cui contrasti avrebbero portato alla soppressione di Pietro Scaglione». Non è tanto per la sua attività di sindaco che il senatore Li Causi ha chiamato in causa Vito Ciancimino, quanto per quella di assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Palermo: la prima infatti fu brevissima perché la giunta venne costretta a rassegnare subito le dimissioni; la seconda, invece, si prolungò per oltre cinque anni, dal dicembre 1958 al giugno 1964. «Il periodo in cui Ciancimino — viene sottolineato in un rapporto della polizia contro il quale l'ex sindaco presentò una querela per falso senza ottenere però notevoli soddisfazioni perché il questore che lo compilò fu assolto per mancanza di dolo — resse l'assessorato ai Lavori Pubblici coincise con quello dello studio e dell'attuazione di uno strumento urbanistico (piano regolatore) definito da molti professionisti locali come "un volgare piano particolare di utilizzazione a uso e consumo dei singoli proprietari" in antitesi a un principio di urbanizzazione razionale e moderna Fu quello il periodo in cui si crearono le premesse perché lo sfruttamento di molte aree edificabili da parte di ben organizzate famiglie mafiose, si traducesse in avvio a una serie di gravi fatti di sangue quale conclusione del lo scatenarsi di ampi conflitti tra interessi e influenze di opposte consorterie delinquen ziali». Vito Ciancimino, 51 anni, è nato a Corleone (la patria di Luciano Liggio), è sposato, ha cinque figli, ha frequentato l'Università fino al secondo anno di ingegneria e poi ( 1944 ) si è interessato soltanto ed esclusivamente di politica. Il giudizio su lui espresso nel gennaio 1971 dal questore j di Palermo non è, in verità, ' dei più lusinghieri: «Riusci a inserirsi nella sfera di taluni esponenti della de nazionale e finì per presentarsi come investito di particolari predilezioni da parte di detti uomini millantando meriti acquisiti in campagne elettorali». Commissario della de nella zona di Palermo per sedici anni (1954-1970), consigliere comunale dal 1956 e da undici anni capo del gruppo consiliare democristiano: senza alcun dubbio è l'uomo politico più discusso, ma è sempre (o quasi sempre) riuscito a superare tutti gli ostacoli. E' incriminato per due episodi (interessi privati in atti di ufficio), ma i processi debbono ancora essere celebrati: ha reagito con numerose querele a tutte le accuse che gli sono state contestate. Nel periodo in cui era stato assessore ai Lavori Pubblici, Palermo si è trasformata in una selva di cemento armato. In questo periodo — viene sottolineato in un rapporto della polizia — sono state rilasciate 3011 licenze di costruzione a «quattro persone di modestissime condizioni economiche che facevano da prestanome a costruttori edili in cambio di modesti compensi». «Proprio a questo periodo — osserva ancora la polizia — si fa risalire l'ulteriore e sensibile fortuna economica acquisita da Ciancimino, for tuna di cui, però, non è stato possibile identificare esattamente gli estremi». L'ex sindaco di Palermo, infatti, risulta proprietario soltanto di tre appartamenti e denuncia (o almeno ha denunciato sino a un paio di anni or sono) un imponibile di due milioni. Questo è il personaggio che, domani, si presenta in tribunale per difendersi sostenendo che il suo accusatore, Girolamo Li Causi, è un diffamatore. Due anni or sono, l'allora capo della polizia, Angelo Vicari, disse di condividere le «riserve espresse dalla commissione Antimafia» sull'elezione di Ciancimino a sindaco di Palermo: l'ex assessore ai Lavori Pubblici presentò una querela per diffamazione: ma il tribunale gli dette torto e assolse Angelo Vicari. Guido Guidi

Luoghi citati: Comune Di Palermo, Corleone, Palermo