La donna non deve lavorare di Stefano Reggiani

La donna non deve lavorare Fantacronache di Stefano Reggiani La donna non deve lavorare Ci giunge una lettera da un Paese danubiano. Spettabile rubrica, vedo che vi state disinteressando di quel che accade nella Repubblica di Batalia. Dopo due cronache dedicate alle polemiche, colà vivissime, sul cumulo dei redditi e sul diritto di famiglia avete abbandonato l'argomento, forse per timore di apparire troppo qualunquisti, 0. come si diceva alcuni anni fa, poujadisti. Capisco bene, e ne convengo, che ogni polemica col fisco presta il fianco ai sospetti: nessuno paga le tasse volentieri e anche le motivazioni legittime possono apparire ai censori severi e agli scapoli (nonché ai concubini) futili prelesti. Tuttavia avete privato i vostri lettori dei ragguagli necessari sul seguito che la discussione acerrima ha avuto in Batalia. Non sono bastate le modifiche alla Costituzione in senso antimatrimoniale per frenare in quel Paese impulsivo le fazioni. Nelle scorse settimane gruppi di armati contro il cumulo percorrevano le città e i giornali seri pubblicavano bollettini di guerra. Non si contavano le sedi dei Grandi Tassatoli incendiate con bottiglie molotov e i rapimenti di ufficiali tributari. Questa situazione di lotta civile è stata possibile perché il problema vero era stato parzialmente eluso. Non si era mai avuto un chiaro pronunciamento nei movimenti femministici né una dichiarazione dei maschi riflessivi. Finalmente questo è avvenuto, con un notevole vantaggio per la chiarezza. Un mio amico, che commercia in spezie e agrumi con la Batalia, ha avuto da un viaggiatore proveniente da quella capitale, prima della chiusura delle frontiere, notizie particolareggiate. Mi permetto di sottoporvele, spettabile rubrica, perché anche i vostri lettori possano prendere parte ad un dibattito importante per lo sviluppo e la continuità della civiltà industriale. L'iniziativa è stata presa in Batalia, rompendo gli indugi che da troppo tempo duravano, dal forte Movimento per il recupero delle donne. Nel- la lingua originale bataliana l'espressione suonerebbe letteralmente « per il rincasamemo delle femmine ». La teoria del gruppo è semplice e mi permetto di esporvela in sintesi. 1) La crisi economica è cagionata dalla donna che lavora. Uscendo dalle mura domestiche per andare in fabbrica o in ufficio ella ha rubato un posto di lavoro agli uomini, aggravando la disoccupazione maschile. Non solo, ma lasciando le case sguernite e le mense deserte ha provocato nel suo compagno traumi e frustrazioni che ne hanno diminuito la resa sul lavoro ed accresciuto la disaffezione. Ogni donna che lavora costa allo Stato somme enormi in infrastrutture (asili, scuole, centri di assistenza) che altrimenti potrebbero essere evitate. 2) Il consumismo non è un difetto delle società sviluppate (che anzi predicano il contenimento dei consumi e l'aumento della produzione), ma un danno diretto provocato dalle lavoratrici e dalla loro prepotenza economica. S'è calcolato che in Batalia tre milioni di donne lavorano, circa il venticinque per cento dell'occupazione totale. Ebbene, studi approfonditi hanno accertato che solo duecento¬ mila sono attive per una necessità indifferibile, cioè perché nubili e sole, o perché devono procurare un pezzo di pane alla famiglia. Alcune hanno addirittura il marito disoccupato e non provano vergogna ad essere l'esempio lampante di una usurpazione. Tutte le restanti lavorano per smania consumistica. Le più sprovvedute per aggiungere una piacevolezza a tavola: la bistecca il giovedì e le paste alla crema per i bambini la domenica. E' chiaro che con donne come queste la bilancia dei pagamenti di Batalia (che imporla carne dall'Ungheria) non sarà mai in pareggio. Senza dire che l'uso dei dolci nell'infanzia può essere cagione di carie dentaria, obesità e diabete. Le più sofisticate e agiate (si calcola siano circa novecentocinquantamila) lavorano per quella che chiamano la loro indipendenza economica. La torva espressione nasconde il più vieto c dannoso consumismo: abiti di maglia, borsette anche di coccodrillo, oggetti di toeletta, e persino libri di narrativa d'avanguardia, riviste di pettegolezzi, cinema frivoli e serate teatrali quando si diano commedie pretenziose, sull'onda della moda. 3) La minaccia fiscale non spaventa le lavoratrici più battagliere e remunerale. Esse non consegnano nemmeno una parie del loro stipendio al marito, ed anzi Io beffeggiano se denuncia il peso del cumulo insostenibile. 4) Contro il consumismo femminile e la crisi economica occorre al più presto, dice il movimento bataliano per il recupero delle donne, che tutte le lavoratrici tornino ira le mura domestiche per forza di legge. Non si tratta di punire le donne, ma di salvarle, insieme con gli uomini. Risulta che in Batalia le femministe più intelligenti stanno meditando su questo appello. Esse sanno che le donne sono state nei secoli depositarie della saggezza. Quando bisogna sacrificarsi per ii bene comune, sono pronte. Del resto, è un grande sacrificio tornare ad essere regine della casa?

Persone citate: Grandi Tassatoli

Luoghi citati: Ungheria