"Brigate rosse,, : si profila un conflitto Milano-Torino di Vincenzo Tessandori

"Brigate rosse,, : si profila un conflitto Milano-Torino Il "caso„ del magistrato Ciro De Vincenzo "Brigate rosse,, : si profila un conflitto Milano-Torino Sull'invio alla procura torinese del fascicolo riguardante il giudice non ci sarebbero invece discussioni - Il consigliere Amati appare deciso a non rinunciare: "Voglio vedere se mi rubano il processo" ha dichiarato - Nomi di altri magistrati nel "covo" di Robbiano di Mediglia (Dal nostro inviato speciale) Milano, 20 marzo. Tenuto nascosto, negato < con ostinazione, il conflitto di j competenza per i processi sulle Brigate rosse fra Mila1 no e Torino sta per esplodere : e. si dice al Palazzo di Giusti |zia milanese, sarà un'esplosio1 ne fragorosa, ; Da giorni, la procura gene ài Tonno e in attesa dei I1 a,r.rlY° ,dei„voluminosi fasci coh dell'inchiesta sulle Bnga te rosse_ edizione 1972 e d H atti cne dovrebbero consenti re l'apertura di un'istruttoria a carico del giudice Ciro De Vincenzo, accusato di conni venza con l'organizzazione clandestina dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dal1 la Chiesa, II procuratore generale dott. Carlo Reviglio della Ve | neria ha pochi dubbi in prò- 110 ìl Processo» posito. «Il processo sulle Brigate rosse potrebbero darcelo oppure potremmo chiederlo. Se la Cassazione seguirà un concetto logico ce ne dovremo interessare noi. Comunque si vedrà». Aveva detto l'altro giorno. E sull'invio del fascicolo De Vincenzo alla procura di Torino pare che proprio non ci siano discussioni. Numerosi punti interrogativi vengono invece avanzati sulla possibilità che la complessa istruttoria terminata dal giudice sospettato passi alla magistratura torinese. Il consigliere istruttore Antonio Amati, nelle cui mani ai primi della settimana prossima il sostituto procuratore Guido Viola rimetterà i 150 fascicoli con le requisitorie e le richieste di rinvio a giudizio per la morte di Feltrinelli e per le Brigate rosse, sembra deciso a non rinunciare. «Ho tre ar madi che posso chiudere a chiave — ha detto stamani — e in genere ho le inani pesanti. Voglio vedere se mi ruba- Ed ha aggiunto: «Il processo continua. La Cassazione è intervenuta e si occupa soltanto della posizione di un collega. Eventuali rinvìi a giudizio o proscioglimenti per i brigatisti rossi li farò io». Anche il dott. Amati era stato indicato, tempo fa, come un capo-ufficio troppo «morbido» nei confronti dei giudici istruttori. L'appunto veniva dal capo dell'ufficio affari riservati del ministero dell'Interno, dott. D'Amato. Con una smorfia di fastidio, il giudice ha commentato il fatto: «I giudici istruttori di Milano hanno avuto sempre la loro autonomia. Io non faccio il sorvegliante con lo schioppo. Posso dare ai miei colleghi suggerimenti di massima su come comportarsi in certe situazioni, così da rendere uniformi, nei limiti del possibile, le valutazioni e il lavoro. Negli uffici dei giudici, io ci vado spesso, ma per conversare affettuosamente, non certo per tenerli d'occhio». La denuncia che il generale Carlo Alberto Della Chiesa ha trasmesso alla procura generale di Torino sarebbe articolata in 44 punti o paragrafi, nei quali sono poste in evidenza e minuziosamente illustrate le «voci» riportate dai giornali; sono valutati e cata iogati con cura gu appunti dei brigatisti trovati a Rob bian0 dj Mediglia, le dichiara zioni dell'ex frate Silvano Gi rotto. sono ordinate e spiega te certe registrazioni telefoni che di cui si sa pOCO 0 niente. Al dottor De Vincenzo non è ancora arrivata alcuna comunicazione giudiziaria e il magistrato tuttora non sa che cosa gli si imputi. Lo sottolineava lui stesso: «Se la legge fosse stata rispettata avrei dovuto essere almeno infarinato». Ha intanto affidato la tutela della propria onorabilità all'avv. Federico Sordi'llo. Sembra che la scelta sia stata fatta, oltre che per la stima riposta nel professionista, anche per il fatto che Sordillo è considerato « politicamente non impegnato». Anche la voce che voleva De Vincenzo assiduo visitatore al carcere di Casale Monferrato, dal quale è fuggito Renato Curcio, dopo l'assalto di un nucleo armato delle Brigate rosse, è stata seccamente smentita dal magistrato. «Non sono mai stato a Casale, non conosco quella città. Per la precisione, non so neppure come ci si arrivi». Una fitta pioggia di telegrammi continua a giungere nell'ufficio al primo piano e nell'abitazione del giudice: sono attestati di stima e di solidarietà, non soltanto di colleghi, ma anche di molti avvocati che, in passato, hanno trattato cause con De Vincenzo come difensori di imputati. Nello smisurato archivio delle Brigate rosse trovato a Robbiano di Mediglia i nomi di giudici conservati con in¬ credibile pignoleria sono numerosi. Oltre a De Vincenzo e a Gianni Caizzi, c'erano anche quelli di Gerardo D'Ambrosio (che conduce a Milano l'istruttoria per la strage di piazza Fontana) e di Giancarlo Caselli (che conduce a Torino l'inchiesta sulle Brigate dal sequestro del sindacalista Labate ad oggi). In uno degli scaffali, gli uomini del nucleo speciale di polizia giudiziaria hanno trovato l'etichetta di abbonamento omaggio del settimanale neofascista Candido con il nome di D'Ambrosio. Le fotocopie di alcuni documenti recanti in calce il monogramma del dottor Caselli, invece, sarebbero state trovate in una cartellina. Si tratterebbe di copie di verbali d'interrogatorio di imputati sentiti all'ufficio istruzione di Torino negli ultimi mesi, da tempo « depositati » in cancelleria. Falsa, invece, la notizia che con insistenza circolava al Palazzo di Giustizia, secondo la quale a Robbiano sarebbe stato trovato anche un appunto autografo del giudice istruttore torinese. «La cosa mi fa solo sorridere» ha detto Caselli, il quale, sull'intera vicenda, ha commentato: «Mi sento in obbligo di non rispondere a nessuna domanda di qualunque genere su questo argomento». Vincenzo Tessandori