Fermati i panzer di Giovanni Arpino
Fermati i panzer In una accanita e dura battaglia Fermati i panzer La difesa ha fatto blocco, in porta "San Dino" ha ripetuto i suoi interventi miracolosi - Loraux, arbitro che ama il calcio (Dal nostro inviato speciale) Amburgo, 19 marzo. La Juve ha sbancato tutti i possibili zero delle « roulettes » di Amburgo, E i tifosi della città tedesca hanno trovato un nuovo tabù adatto alla loro grande esperienza marinara e commerciale: si tratta di Dino Zoff, che ha ripetuto i miracoli già mostrati al Comunale torinese durante la partita d'andata. Stavolta San Dino ha bloccato palloni con una sicurezza incredibile: come se tutti i tiri, le bombe su punizione, le deviazioni da un metro dovessero incontrare solo le sue terribili mani. Vestiva i colori del municipio amburghese, Dino, e cioè il nero, il blu e il bianco: forse anche questo contribuirà a farlo diventare un incubo nei sogni degli appassionati della città anseatica. Ma è tutta la Juve che esce vincente dalla doppia sfida con i « panzer » teutonici. Con un assetto difensivo accanito, veramente da tempi d'oro, con una dedizione assoluta, i bianconeri hanno >< contrato » e filtrato ogni tentativo amburghese. Battaqlia magnifica, con l'intero pacchetto arretrato bianconero che si è sacrificato ad oltranza ma ha anche cercato di imbastire i necessari contropiedi. Se nel primo tempo la Juve ha fatto maturare due azioni degne del gol contro le tre costrutte dai tedeschi, nella ripresa, schiacciata dal «pressing» disperato dei rossi, ha tuttavia lanciato sia José sia Viola in contrattacchi ficcanti: Altafini impegnava il portiere con un diagonale che ci pareva già degno del gol, Viola veniva atterrato in area a tre minuti dalla fine (ma questo pareggiava un fallo in area bianconera accaduto intorno al quattordicesimo del primo tempo). Loraux ha diretto con il solito sussiego, lasciando filare il gioco e anche le botte: si vede che ama il football e non lo frantuma con troppi fischi, ma è chiaro che un arbitro simile in Italia verrebbe contestato come neppure Lo Bello nelle sue giornate più diaboliche. Torniamo ad elogiare in massa questa Juventus: se Anastasi è apparso pallido e debole per quarantacinque minuti, tutti gli altri hanno sfoderato rabbia ma anche ordine. Da Zoff a Bettega, da Gentile alle «setteanime» di Furino, da Viola a Capello, da Spinosi a Morini, la grande corrida d'Amburgo ha visto come la squadra di Parola sia viva e degna del suo ruo¬ lo, come l'ingresso alle semifinali di Coppa ribadisce. E questa è un'ottima, degna risposta anche per tutti coloro che da mesi ironizzavano pesantemente, malignavano ed insidiavano questa organicità dei blocchi dei torinesi. , Era una notte gelida, battuta da un vento polare, ma la carica agonistica della squadra (per non parlare delle battute dei tifosi al seguito) è riuscita ad esplodere sull'erba di Amburgo con tutta la sua forza. La Juventus ci ha abituati da anni, in queste partite di battaglia su terreni difficili e di fronte ad avversari aggressivi, a dimostrazioni d'efficienza. E' chiaro che l'unica squadra italiana rimasta nei tornei internazionali, e cioè quella bianconera, ha meritato abbondantemente la scalata al turno superiore della Coppa Uefa. E' altrettanto possibile che il futuro avversario della Juventus sia un altro club tedesco, il Borussia, e quindi abbiamo in prospettiva per aprile nuovi confronti, e nuovi stimoli sia agonistici sia di puro gioco. Ma la notte di Amburgo ha già fatto vedere come una delle più serie pretendenti a questa Coppa e come una delle rare squadre italiane ancora vive e degne di questo nome sia quella torinese. Giovanni Arpino Zoff, protetto da Scirea, ferma un'incursione dell'attacco dell'Amburgo
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