Crisi e disimpegno politico alle radici del neofascismo

Crisi e disimpegno politico alle radici del neofascismo Conclusa l'indagine condotta dalla Regione Crisi e disimpegno politico alle radici del neofascismo Queste le principali cause dell'eversione nera emerse dalle indicazioni degli enti pubblici interpellati in tutto il Piemonte - Respinto il principio degli "opposti estremismi" - Oggi il presidente Viglione presenta all'assemblea l'importante documento « Il fascismo si alimenta più che mai alle fonti del qualunquismo e del disimpegno politico e civile. Queste tendenze a loro volta sono favorite da un funzionamento distorto e parziale della vita democratica nel Paese, dal deterioramento delle istituzioni, dal venir meno di un comune senso di responsabilità civile ». Con tale analisi il Comune di Ovada conclude la risposta al questionario che la Regione ha inviato a tutti i Comuni, alle Province, Comunità montane, per svelare le cause che sono all'origine dell'eversione neofascista e ne perpetuano la violenza. Ma che cosa provoca il qualunquismo e disimpegno? Risponde Acqui: «La degradazione dell'economia cittadina ha dato luogo a forme di assenteismo politico facilmente strumentalizzabili dall'estrema destra ». Cuneo esprime « la preoccupazione degli organismi sindacali per i ricorsi a Cassa integrazione e la possibile chiusura di aziende locali » e precisa: « Ciò provoca qualunquismo e richiamo al governo forte ». La strumentalizzazione di questo fenomeno è facile; nel Novarese « un'iniziativa pressante del msi verso il settore agricolo, specialmente dopo le vicende della legge sui fondi rustici, ha offerto ai neofascisti la possibilità di coprire spazi e di acquistare credibilità ». Ancora una volta, dunque, le condizioni di crisi economica spingono verso la destra estrema. Ma da Torino e dalla sua provincia giunge la chiarificazione: « L'attaccamento della popolazione alla Resistenza e alle sue memorie e il suo genuino spìrito antifascista hanno impedito il formarsi di una base popolare o di ceto per le posizioni di eversione fascista e spiegano la rabbia e la frustrazione di chi, isolato, attacca e lorda lapidi e monumenti, quasi a voler cancellare una testimonianza ammonitrice ». Fenomeno grave, comunque, da prendere nella dovuta considerazione per scoprire, con le cause che lo scatenano, i modi di combatterlo. E' per questo motivo che il Consiglio regionale, il 26 settembre '74, ha deciso l'indagine affidandola ad una commisiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimimiimiiiiMii sione cosi composta: presidente Bianchi (de), vicepresidente Sanlorenzo (pei), membri: Beltrami e Garabello (de), Cardinali (psdi), Raschio (pei), Zanone (pli). Dall'indagine emergono alcune conclusioni, una va anticipata: « Fra le cause generali, non di carattere socioeconomico, hanno agito le difficoltà e gli oneri gravanti sulle forze di p. s. ed un sistema legislativo che si è rivelato carente rispetto alle nuove, gravi forme di delinquenza comune e politica che impongono l'adeguamento delle leggi. La commissione ha finito nel giorni scorsi II suo lavoro con una relazione che oggi sarà presentata dal presidente dell'Assemblea, Viglione, in una seduta straordinaria del Consiglio che avrà inizio alle ore 15 nel palazzo di piazza Castello 205. Tra l'altro il documento rileva « i costanti collegamenti tra i protagonisti di violenze fasciste, gravi e meno gravi, e il msi ». Precisa: « Premesso che ogni forma di violenza e di eversione politica deve essere energicamente condannata e combattuta, devono essere tuttavia respinti i giudizi di equivalenza, perché destinati ad attenuare la vigilanza, a falsare il giudizio storico e a introdurre un cinico atteggiamento politico (già fatale alla democrazia italiana) secondo il quale si potrebbe consentire che gli estremismi si combattano e si elidano tra loro ». A questo proposito il Comitato per la Resistenza nel Verbano propone: « Siano bandite dal nostro vocabolario le parole "opposti estremismi" »; Casale indica «tra gli elementi che possono generare rigurgiti fascisti, la non chiara visione del problema e della teoria degli opposti estremismi », perché « non tutti hanno compreso, come invece è avvenuto nelle sfere politiche più responsabili e democratiche, che l'estremismo pericoloso si annida 1 solo nella destra reazionaria ». A questo punto le cause sono già individuate: economiche, sociali, politiche, difficoltà legislative. Anche la giustizia è chiamata in causa. « E' rilevante il divario — scrive il giornalista Clemente Granata de "La Stampa" che con altri colleghi ha collaborato all'indagine — tra i fatti delittuosi accaduti e quelli denunciati: fra quelli denunciati e quelli per i quali è stato iniziato un qualsiasi procedimento istruttorio; fra quelli che hanno avuto una conclusione con rinvio a giudizio e quelli eh? si sono conclusi con una condanna o una assoluzione ». Ancora si rileva la libertà di cui godono oggi persone di cui è stata accertata la partecipazione a eventi delittuosi. « Da questa situazione emerge una crisi di funzionamento com- \ plessivo della giustizia, dovuta sia I a deficienze di carattere struttu- I rate (codici arretrati e superati, scarsa efficacia della legge 645 del 20 maggio '52, apparato insufficiente, dispersione e macchinosità dei centri operativi) sia al prevalere dei molti orientamenti j che hanno portato a rinviare continuamente e a cambiare le sedi dei processi con il risultato di lasciare senza risposta l'attesa di giustizia rapida ». Questa, a grandi linee, la parte conoscitiva dell'indagine. Ma le risposte del Comuni e degli altri enti Interpellati, tra I quali «Magistratura democratica», vanno oltre; ai metodi, cioè, per impedire e stroncare l'eversione nera. L'Indicazione è una sola: rafforzare le Istituzioni. Dice il Comitato antifascista di Alessandria: « Il rafforzamento delie istituzioni democratiche può effettivamente verificarsi soprattutto alla condizione che venga perseguito un indirizzo rinnova¬ > tore sul quale si formi il con- | senso delle masse popolari ». Ovada: « La lotta contro il fa- \ seismo è la condizione necessaria per mantenere in un quadro democratico le contese politiche ed economiche del Paese, favorendo così le giuste soluzioni dei problemi ». I metodi per realizzare il rinnovamento? Il Comune di Chianocco chiede che « sia valorizzata la funzione del sindaco quale Ufficiale di governo anche nei confronti delle forze dell'ordine», cioè « un più ampio inserimento del potere locale nell'attività amministrativa di polizia ». Commenta la relazione: « E' evidente l'esigenza che la vigilanza democratica e la lotta al "risorgente fascismo in tutte le sue torme non possono essere solo compito degli organi di pubblica sicurezza. Esso deve diventare sempre più un dovere costituzionale dello Stato repubblicano nei suoi organi di governo e nelle sue assemblee elettive ». Riportando un giudizio del Comune di Ovada, la Commissione prosegue: « Solo se la lotta antifascista verrà coerentemente assunta tra i compiti istituzionali dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, verrà compiuta quella saldatura tra le parole e i fatti che spesso è mancata nel passato. A ciò si aggiunge, attraverso la valorizzazione delle funzioni degli enti locali, un momento ancora più decentrato e soprattutto ancora più partecipativo di approfondimento democratico». La Regione viene invitata (è i la richiesta specifica del Comune | di San Germano Vercellese) a « creare una struttura permanen- | te che vada al di là delle mani- i festazloni di un giorno e che pos- j sa essere un elemento di sostegno e di aiuto all'azione degli organi dello Stato ». La Regione sia cioè « un punto di riferimento di tutte le forze democratiche per una lotta capace di sconfìggere il fascismo in Piemonte, sotto qualsiasi aspetto esso si presenti ». La conclusione all'inchiesta può essere quella del documento di Ovada: « La lotta antifascista va condotta su un fronte esterno, ■ma anche all'interno delle stesse istituzioni in cui si incarna la democrazia, garantendone il buon funzionamento e la permeabilità alle istanze di partecipazione di tutti i cittadini ». Cinque anni di violenza nera Organismi cospirativi a fine eversivi: 28 Campi paramilitari e di esercitazione: 12 Attentati, segnalazione bombe, depositi armi: 48 Incendi, vandalismi: 87 Aggressioni davanti a scuole, segnalazione bombe: 82 Aggressioni davanti a luoghi di lavoro: 32 Offese a lapidi e monumenti partigiani: 38 Aggressioni individuali: 32 Minacce e provocazioni: 41 Altri fatti di provocazione: 13 La distribuzione territoriale per provincia di tali episodi di violenza è la seguente: Torino 207; Novara 55; Cuneo 22; Asti 16; Vercelli 43; Alessandria 15. La densità degli episodi registra la seguente escalation: 40 nel '69; 41 nel '70; 44 nel '71; 38 nel '72; 67 nel '73; 111 nel '74; 17 nel primi due mesi del '75. Totale: 358.

Persone citate: Beltrami, Cardinali, Clemente Granata, Garabello, Raschio, Sanlorenzo, Viglione, Zanone