Continua la " spola „ nel Medio Oriente di Igor Man

Continua la " spola „ nel Medio Oriente Continua la " spola „ nel Medio Oriente Incontro Kissinger - Rabin Tono duro degli israeliani (Dal nostro inviato speciale' Il Cairo, 17 marzo. Kissinger stringe i tempi. Subito dopo il suo arrivo ad Assuan nel pomeriggio di oggi, ha avuto un incontro col ministro degli Esteri egiziano Falnni, poi ha visto Sadat. I colloqui tra il presidente ed il segretario di Stato continueranno domani. Kissinger ha annullato il viaggio a Riad e la visita turistica ai templi di Abu Simbel. Martedì sera sarà di nuovo In Israele, per fare la spola tra Assuan e Gerusalemme almeno « altre cinque volte » (non sono escluse però tappe a Damasco e ad Amman). All'aeroporto di Assuan, il segretario di Stato ha detto ai giornalisti: « Porto da Israele idee e opinioni ben determinate ». Indiscrezioni giornalistiche vogliono che in Israele i colloqui di Kissinger con Rabin e con la delegazione israeliana siano stati «duri». Rabin avrebbe detto al segretario di Stato che se l'Egitto non cambierà registro decidendosi a | presentare proposte precise per metter fine alle ostilità «finiremo in un impasse». Rabin avrebbe anche suggerito, in caso di fallimento del negoziato, che le parti inviino un rappresentante a Washington «per studiare con il segretario di Stato la 7}ossibilità di gettare un ponte tra le due posizioni », molto lontane in questo momento. Secondo Maariv, se nei prossimi giorni non dovesse registrarsi alcun progresso «Israele preterirà tutto sommato recarsi a Ginevra piuttosto che accanirsi nel tentativo di raggiungere un accordo fragile e insoddisfacente». Ma Kissinger, imperturbatile, ha dichiarato ai giornalisti che i suoi colloqui con gli israeliani sono stati «molto buoni e positivi. Abbiamo esaminato nel dettaglio le idee avanzate dagli egiziani e le abbiamo confrontate quelle di Israele». Da parte, sua un portavoce del ministe-1ro degli Esteri aveva detto a ;! i | i | ; i [ ! '.\jI!con !Gerusalemme che « nonostante le divergenze rimangano molto profonde occorre riconoscere come le due parti desiderino un accordo». «Le proposte egiziane non sono incoraggianti, ma Israele presume che l'Egitto non abbia detto la sua ultima parola». In realtà Egitto e Israele parlano un linguaggio affatto diverso. Gerusalemme vuol condurre il negoziato secondo l'assunto «un pezzo di pace per un pezzo di territorio», mentre II Cairo intende trattare solo per recuperare i j | suoi territori. Ancora oggi, al- ' l'immediata vigilia del ritorno di Kissinger ad Assuan, un portavoce egiziano ha riaffermato come le «idee concrete» di Sadat rappresentino un punto fermo. Non saranno j tollerate « ?nanovre. e suren-1 chères ». Il portavoce ha tutta via aggiunto, come a voler significare la buona disposizione dell'Egitto, che la riuscita ; ! della missione di Kissinger ! i dipende in gran parte «dalla | buona volontà e dalla sincerii tà di intenti». L'Egitto, che ri| costruisce la zona del Canale ; e che si appresta a riaprire la via d'acqua alla navigazione internazionale (per sbloccare Suez basta il preavviso d'un mese), ha il diritto di richiedere un ritiro israeliano tale da scongiurare il pericolo di una nuova esplosione. Pertanto II Cairo chiede che le nuove linee di disimpegno vadano da Kassaba (a i Est di Rommana ) sul Mediterraneo, fino a El Tur, sul Golfo di Suez, a Sud dei giaci[ menti petroliferi di Abu Ro! deiss e di El Balaym. (L'estre- ma punta meridionale del Si- nai. che comanda l'accesso a Sharm el Sheick, resterebbe in mano israeliana). La linea di demarcazione tra le forze israeliane e la «zo- na tampone» delle Unite risulterebbe dunque frastagliata lasciando a Israele i pozzi di El Balaym, mentre quelli di Abu Rodeiss verrebbero a trovarsi nel settore presidiato dai caschi blu. Le zone che Israele dovrebbe sgomberare coprirebbero un terzo della superficie del Sinai. L'Egitto riafferma il diritto alla sovranità sui territori sgomberati, compresa la «zona tampone». Riafferma il principio dell'equilibrio delle forze dalle due parti della linea di disimpegno e chiede che l'accordo comporti obblighi degli Stati Uniti a proseguire negli sforzi per raggiungere la pace su tutti e tre i fronti «il più rapidamente possibile» in ossequio alle risoluzioni dell'Onu che «riconoscono altresì i diritti del popolo palestinese». L'Egitto è disposto a far Nazioni concessioni, ma vuole che l'accordo sia «garantito» dagli Stati Uniti. Però non sembra voler rinunciare a una sorta di cauzione sovietica. Ihsan Abdel Kouddus ha scritto og- gi su Al Ahram un articolo che si vuole sia stato ispirato da Sadat. L'articolista dopo aver fatto la storia delle «divergenze» tra Urss e Egitto (rifiuto di concedere una moratoria per debiti del Cairo verso Mosca; rifiuto di sostituire le armi perdute nella guerra del '73; rinvio sine die della visita di Breznev) scrive che l'Egitto nonostante tutto «tiene a mantenere un'amicizia costante fra i due Paesi», un'amicizia che in passato ha dato buoni frutti. E conclude mettendo l'accento sul «ruolo essenziale» che può svolgere l'Urss per un regolamento pacifico della crisi, «quali che siano i risultati della missione Kissinger». Sembra proprio, in questa fase difficile del negoziato, un appello diretto all'Unione Sovietica perché l'America intenda. Igor Man