Un negoziato su due piani
Un negoziato su due piani Un negoziato su due piani Tel Aviv, 15 marzo. Quando, stamane alle 11, Henry Kissinger è partito per Damasco (Ygal Allon non l'ha accompagnato all'aeroporto, per rispettare il sabato, come aveva fatto in novembre in occasione della visita di Sauvagnargues), tutti si aspettavano la solita dichiarazione di carattere generico. Invece, il segretario di Stato americano, che appariva sorridente e scherzoso con gli accompagnatori, si è astenuto da qualsiasi dichiarazione; ma uno dei giornalisti del seguito, commentando l'evidente buon umore del dear Henry, ha detto che esso era giustificato, perché la distanza delle posizioni tra l'Egitto e Israele si è accorciata. Una delle difficoltà che sussistono — ha continuato — sta nel desiderio del presidente Sadat di legare in qualche maniera l'accordo con gli israeliani a un loro ritiro anche dal fronte del Golan. Oggi a Damasco, il capo della diplomazia americana ha discusso a lungo soprattutto di questo punto e della possibilità di un collegamento tra un accordo per il «fronte Sud» e uno per il «fronte Nord», che diventi tale ma tale non appaia. Se questa mattina lo stato d'animo di Kissinger era sereno, ieri sera egli non aveva nascosto il suo malumore per le dichiarazioni di un alto funzionario israeliano che, all'uscita dalle sedute, aveva affermato che, per un accordo, «occorreranno ancora molte altre sedute ed esami». A questa frase, Kissinger avrebbe ribattuto piuttosto seccamente: «Questa non è la mia opinione». L'episodio è un indice che il negoziato continua a svolgersi su due piani: uno ufficiale e uno segreto, di cui oggi si parla diffusamente, notando come dopo ogni seduta il ministro degli Esteri americano trascorra ore con i suoi consiglieri e tessa la sua tela tenendo conto di elementi che non palesa agli israeliani. L'odierno viaggio a Damasco e ad Amman, capitali or ora visitate da Vinogradov, sta a di¬ mostrare che, al di là della trattativa tra Gerusalemme e Il Cairo, anche le altre capitali preoccupano Kissinger, il quale vuol vedere da vicino se Mosca non abbia cercato di costituire un blocco tra Siria e Giordania che eserciti pressioni su Sadat. Se il giornale cairota Ahkbar El Yom si mostra ottimista e sostiene che, entro una settimana o dieci giorni, sarà firmato un accordo israeloegiziano e che Kissinger e Allon ne avrebbero già concordato i capisaldi, i commentatori a Gerusalemme sono più scettici e sembrano condividere i dubbi del quotidiano Al Ahram. Inoltre, interpretando un accenno fatto ieri da Kissinger («Non me ne andrò finché non avrò visto se l'acj cordo è possibile o meno»), pensano che, prima della sua conclusione, egli potrebbe tornare temporaneamente a Washington, dove lo attendono urgenti e gravi problemi: e questi problemi si chiamano Indocina, Cuba e Cipro. S- r.
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