Shelepin a Londra ospite "non gradito,,

Shelepin a Londra ospite "non gradito,, Perché era a capo del Kgb Shelepin a Londra ospite "non gradito,, Londra, 15 marzo. Le relazioni fra Gran Bretagna e Unione Sovietica, recentemente migliorate grazie alla visita del primo ministro Harold Wilson a Mosca, rischiano di ricevere un nuovo duro colpo, per la polemica scatenatasi intorno ad Aleksandr Shelepin e alla sua programmata visita a Londra. Shelepin è il capo dei sindacati sovietici, e della sua visita a Londra si incominciò a parlare una ventina di giorni addietro, quando fu annunciato dal Tue (la confederazione dei sindacati britannici), l'arrivo di una delegazione dei sindacati sovietici. Da più parti si levarono voci contro la visita, se essa doveva significare l'arrivo di Shelepin. Questi viene contestato per il suo passato, perché, secondo gli accusatori, avrebbe sulla coscienza la vita di molte persone fatte eliminare quando era a capo della Kgb, la polizia segreta sovietica. Il nuovo colpo di scena nella polemica è venuto ieri, quando si è appreso che il ministro degli In¬ terni ha all'esame una richiesta di visto a nome di Shelepin e altri dieci funzionari. Visto che il Cremlino non ha avuto la sensibilità di capire che non è il caso di venire, bisogna farglielo capire da qui, ha detto oggi Greville Janner, capo del gruppo parlamentare misto per la difesa degli ebrei sovietici. Janner ha chiesto ufficialmente all'Unione Sovietica di « far ammalare Shelepin di qualche malattia diplomatica », se ci tiene veramente a migliori relazioni con la Gran Bretagna, dopo la rottura di tre anni fa: il famoso caso delle spie sovietiche (oltre cento furono espulse dal governo di Londra in pochi giorni), ha pesato sulle relazioni fra i due Paesi fino alla visita di Wilson il mese scorso. Janner ha fatto presente che è « una questione di delicatezza » e mentre il ministero dell'Interno è obbligato dalla buona educazione a non rifiutare il visto, il governo sovietico dovrebbe essere ancora più delicato e non chiederlo, vista la reazione pubblica suscitata in Gran Bretagna. (Ansa)

Persone citate: Aleksandr Shelepin, Harold Wilson