Onassis l'irresistibile di Vittorio Gorresio

Onassis l'irresistibile IL PIÙ GENIALE ARRAMPICATORE MODERNO Onassis l'irresistibile Cominciò come telefonista a Buenos Aires, a 25 anni mise insieme il primo milione di dollari, durante la guerra noleggiò petroliere agli alleati - Tra le sue donne, Greta Garbo, Maria Callas e Jacqueline E' morto un eroe del nostro tempo, Aristotele Onassis, fattosi celebre nel mondo per i suoi denari e le sue donne che egli aveva conquistato lungo la linea di un'escalation da nessun altro prima mai tentata e ottenuta. Piccolo e brutto (1,65 di statura e tozzo di persona, grassoccio e nerastro), chiacchieratissimo finanziere internazionale, è stato un arrampicatore sociale che ha sempre sconfitto tutti i suoi concorrenti, che ha seminalo gli avversari sulle piste del successo come un fuoriclasse, riuscendo a farsi incoronare campione da potenti della Terra come Churchill e a sedurre le belle e le famose dell'era nostra, da Maria Callas a Jacqueline Kennedy nata Bouvier. Senza alcun dubbio aveva un fascino che superava anche la presa dei suoi miliardi, e forse il fascino stava nella forza delia sua volontà che la personale fantasia alimentava: « Che cosa vuole ottenere? », gli domanda rono una volta alcuni giorna listi. « Tutto », rispose con semplicità. La sua vita è splendente perché è la prova delle possibilità che sono offerte agli intraprendenti; ma è bella anche perché non è per niente lagrimosa e tanto meno edificante alla maniera del bozzettismo che ci presenta come esemplari le vicende del povero virtuoso che conquista la fortuna. In essa infatti non c'è nulla della noiosissima morale puritana (sul poverello che diventa ricco grazie ai suoi meriti al cospetto di Dio), ma piuttosto la prova che questo mondo appartiene ai duri spregiudicati; ed è un insegnamento più realìstico, più onesto. Aristotele infatti non nacque povero (il 7 gennaio 1906, a Smirne). Suo padre Socrate era un dovizioso mercante di tabacco, grano e pellami che già pensava di far educare il figlio a Oxford. La madre Penelope era bella ed energica, ma morì giovane ed il piccolo Aristo fu affidato alla nonna, dal bel nome di Getsemani, re ligiosissima, che lo allevava come un futuro prete. Egli cantava nel coro della parrocchia le cantilene dei salmi bizantini emettendo le note in toni bassi con voce tremula e strascicata, vestito di una cotta ricamata di oro: « Parevo un prete in miniatura », ricorderà più tardi Onassis quel suo penoso purgatorio domenicale. Ma lo aiutò la fine della guerra greco-turca del 1922, a liberarsi della nonna Getsemani. Smirne, in settembre, fu conquistata dai turchi che la saccheggiarono, uccidendo greci a migliaia. Tre zìi di Aristotele furono impiccati, una zia e un cugino bruciarono nel rogo di una chiesa, il padre Socrate finì in un campo di concentramento e la sua azienda commerciale fu distrutta: « Non ha importanza, papà — disse il dotato giovanotto Aristo con la fiducia che il coraggio infonde — io troverò un lavoro e darò una mano a mandare avanti la famiglia ». Lo andò a cercare in Argentina avendo preso un biglietto di sola andata per Buenos Aires su una nave a vapore. Sbarcando aveva in tasca 60 dollari e trovò un primo impiego come telefonista presso la United River Piate Telephone Company, con orario notturno. Di giorno si occupava di commercio. Incominciò a perseguitare un certo Juan Gaona, consigliere delegato di una ditta di export-import di tabacco. Si appostava all'ingresso del suo ufficio e al suo arrivo lo guardava con aria afflitta. Poi lo aspettava sulla soglia di casa, sempre triste e silente. Gaona si stufò di un tale assedio: « Voi chi siete, che fate, che volete? », gli domandò un mattino con un misto di sospetto e di esasperazione. « Voglio vendere tabacco », rispose Aristotele con semplicità. Gliene ordinarono una decina di balle, poi cinquanta, guadagnò buone provvigioni, potè impiantarsi in proprio una manifattura di sigarette; ne produceva un tipo delicato, con bocchino di petalo di rosa, adatto per signore, e ne mandò in omaggio alla famosa diva Claudia Muzio che cantava al teatro Colon come bellissima Traviata e splendida Mimi. Fu il primo approccio di Aristotele con il teatro lirico, tanti anni prima del suo incontro con la Callas, ma è abbastanza curioso che il melodramma non gli sia mai veramente piaciuto. Preferiva il balletto, e il suo primo grande amore fu infatti per la prima ballerina di Anna Pavlova, una ragazza di cui manca il nome anche nella accuratissima biografia di Willy Frischauer (Longanesi Ed.) che in ogni modo si dannò la carriera per non doversi separare dal fascinoso Onassis. Di lei non si sa niente (sulla sua vita successiva e le circostanze dell'immancabile abbandono da parte di Onassis) ma di Aristotele è noto che egli andava prosperando negli affari. Avendo messo insieme il primo milione di dollari a 25 anni (trafficava in tabacco, grano e lana, pellami e olio di balena) da bravo greco incominciò a interessarsi di navi. Comprò le prime sei da canadesi rovinati dalla crisi mondiale, pagandole una somma corrispondente all'un per cento del valore, e le tenne ferme in cantiere fino al giorno del rialzo dei noli. Scoppiata la seconda guerra mondiale, si trovò ad essere padrone anche di tre petroliere che seppe noleggiare agli alleati tanto bene da potersi permettere, alla fine, di comperarne altre ventitré. Non doveva trattarsi di un affare molto pulito, perché gli Stati Uniti lo multarono per sette milioni di dollari, una piccola cifra per Onassis. che ormai faceva affari a centinaia di miliardi, con venti petroliere di stazza superiore alle 35 mila tonnel- 1 t ! , i late, con una flotta di baleniere norvegesi che poi vendette in blocco ai giapponesi, con cento navi infaticabili su tutti i mari del mondo. E, in più, con un'enorme voglia di vivere la vita nel miglior modo che gli sembrava desiderabile. C'erano le donne, al primo posto all'elenco dei desideri o, se vogliamo, degli espedienti. Anche l'acquisto delle baleniere norvegesi è una storia che si intreccia con quella di un suo amore con la bellissima Ingeborg Dedichen, figlia di Thor Dahl, considerato il patriarca dei cacciatori di balene norvegesi. Ma poi la piantò in asso, lasciando, senza farsene un problema, che tutto il mondo della Scandinavia si scandalizzasse delle imprese del greek lover. Fu anche un amico di Greta Garbo, e forse il solo che sia riuscito a riportare un poco di allegria nel cuore della grande diva nevrotica. Raccontano che Onassis ebbe la grande soddisfazione — solo fra tutti gli uomini del mondo — di vedere Greta tramutarsi in una compagna allegra e incantevole, capace dì cantare canzoni popolari svedesi (con l'accompagnamento della voce baritonale di lui) e di esibirsi in dame scandinave e nuotare in piscina gaia e felice. C'è da raccontare anche la storia di Tina Livanos, figlia del ricco armatore di nome Stavros, che era una creatura piuttosto timida e graziosamente all'antica, destinata a diventare, nel Ì946 a diciassette anni, la prima moglie di Aristotele. Stavano tutti a Oyster Bay, la colonia dei ricchi americani dì Long Island, e Ari a bordo di un potente motoscafo da corsa faceva spumeggiare il mare. Tina, da terra, guardava affascinata un guidone teso dal vento dov'era scritto «T.I.L.Y. ». Gli domandò una sera: « Che significa? ». « E' detto nelle iniziali: Tina. I love you ». Il quarantenne Ari offrì alla ragazza un braccialetto di monete d'oro di Alessandro Magno: e il padre di Tina, l'armatore Stavros, regalò al genero due navi liberty come dono di nozze. Ma il matrimonio riuscì male, e come accade presso i ricchi i pretesti dello scioglimento furono di genere futile. Tina amava gli sport della montagna, sciava sempre volentieri nell'inverno, e Aristotele no, in cerca sempre di mari tiepidi che navigava a bordo del suo favoloso yacht « Christina », sul quale prendevano imbarco abitualmente Winston Churchill, e Maria Callas col marito Giovanbattista Meneghini, commendatore, musicofilo, industriale, ottimate veronese. Maria Callas non era solamente una cantante, sia pure di fama internazionale: eia davvero un mostro sano, fiero sul palcoscenico, prevaricatore nella vita mondana. Averla, fu per Ari come una sfida, e dal suo canto Maria Callas, nel suo orgoglio infinito, fu la sola donna a definirlo a dovere: « Io, per Ari, sono a volte come una scarpa stretta, ma lui per me è davvero una pantofola vecchia: non sono mai stata così comoda in vita mia ». Insistette, più tardi, dopo di essere stata abbandonata, senza mai avere avuto matrimonio legale, il giorno che seppe delle nozze fra il suo Ari e Jacqueline: «La signora Kennedy ha fatto bene a dare un nonno ai suoi figli ». Certi nonni, comunque, sono in molte a volerli, e Aristotele Onassis ha pagato nella,, sua vita il giusto prezzo che si deve alle donne, sia in termini di successo, sia in termini di denaro. Ha sfruttato le donne, e le donne hanno cercato dì cavare da lui quello che era il maggiore utile possibile, e alla somma finale i conti tornano tutti. Bisogna dare ragione a Maria Callas quando disse del suo amante favoloso: « E' ossessiona¬ to dalle donne celebri. Io ne sono l'esempio. Ma forse Lee Radziwill e Jacqueline Kennedy hanno un'aureola più smagliante. Quando una delle due sorelle saliva a bordo del " Christina " io dovevo fare le valigie ». Ecco dunque l'eroe del nostro tempo, che fra donne e danari si è comportato in vita con una logica che per rigore è impareggiabile. Ed è anche nobile nel senso in cui si voglia tributare dignità a quello che è l'ordine sociale del mondo in cui viviamo, perché Aristotele Onassis non ha mai sbagliato una mossa nella scacchiera della nostra cronaca o della nostra storia. E' arrivato al punto di spodestare il principe di Monaco dal suo ridicolo reame ereditato (aveva comperato lo Sporting club, il Casino, la Société des bains de mer, l'Hotel de Paris, tre altri grandi alberghi, il Teatro dell'Opera, il golf di Montagel e vari immobili, per un insieme di più di mezzo principato) per poi ritrarsi dall'affare, come ne fosse annoiato. Ma a me, più di ogni altra nella vita di Aristotele Onassis eroe del nostro tempo, piace la storia del suo incontro con Jacqueline. Fu nell'estate del '53 quando lei era in vacanza con il marito, ancora vivo, nel Sud della Francia. Lo yacht « Christina », con i suoi servizi igienici placcati in oro e le quarantadue linee telefoniche collegate direttamente con i punti strategici della geografia finanziaria, era alla fonda nella baia di Montecarlo. A bordo, Onassis ospitava l'ottuagenario Winston Churchill e voleva riempire i pomeriggi del vecchio leone con inviti che fossero a cavallo fra la mondanità e l'intelligenza. John Fitzgerald Kennedy, allora senatore del Massachusetts, e sua moglie erano nella lista dei tipi giusti. Furono invitati a un tè, e forse da quel giorno fu segnato il destino del più geniale e più affascinante arrampicatore sociale della nostra età. Vittorio Gorresio Scorpios, 1968. Il giorno del matrimonio tra Onassis e Jacqueline nell'isola greca (Ap)