Nel Portogallo i militari nazionalizzano le banche di Sandro Viola

Nel Portogallo i militari nazionalizzano le banche S'accentua la linea radicale del "Movimento delle forze armate,, Nel Portogallo i militari nazionalizzano le banche (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 14 marzo. Il primo decreto-legge del « Consiglio della rivoluzione », l'organo con cui i militari tracceranno d'ora in poi la « linea » politico-ideologica di Portogallo, è sensazionale: la nazionalizzazione di tutte le banche private, la struttura che in questo Paese di ritardato sviluppo industriale aveva sempre costituito la sede primaria del potere economico. La misura è stata annunciata stanotte, ed è tale — per il peso politico, per la sua subitaneità — da far pensare che la « rivoluzione dei fiori » sia diventata in undici me;i una rivoluzione « vera ». un processo al termine del quale potrebbe esserci, in quest'angolo della penisola iberica, un Paese diverso da tutti gli altri dell'Europa occidentale. Per cogliere interamente il senso di questa prima mossa del « Consiglio della rivoluzione », conviene tenere sott'occhio due o tre elementi del quadro portoghese così come si presenta dopo il tentativo di putsch « spinolista ». Prima di tutto il fatto che nel « programma economia -socia- ' le » del governo provvisorio — uscito il 21 febbraio scorso da una lunga trattativa tra i partiti politici e il Movimoto delle forze armate — la nazionalizzazione delle banche non era prevista. Ciò significa che, appena un mese fa, gli ufficiali radical-marxisti ron erano in condizioni di imporre ai partiti di centro-sinistra che partecipano al governo (ps. ppd) una simile riforma di struttura. Mentre ora è diverso: ora i militari hanno deciso la nazionalizzazione in una notte, e l'hanno varata senza neppure consultare i partiti. 11 secondo elemento da tener presente è che il passaggio delle banche al settore pubblico avviene mentre il settore privato — gli uomini, le strutture del capitalismo portoghese — appare pressoché travolto. Gli Espirito Santo, i De Melo e i loro amministratori sono da tre giorni nelle celle della prigione di Caxias, una quantità di altri imprenditori e finanzieri sono fuggiti all'estero: per fare i nomi più importanti, Manuel Boullosa (raffinerie e petrolchimica) . Pinto Azevedo (tessili), Quiroz Pereira (cementi), Miguel Quina (Banca Borges). Sullo sfondo, intanto, ci sono 180 fabbriche occupate, un drammatico calo della produzione, il fermo totale degli investimenti stranieri. Le condizioni, cioè, in cui i « Consigli rivoluzionari » sono in generale spinti ad accelerare il passo. A poche ore dalla nazionalizzazione delle banche, un altro colpo di scena potrebbe verificarsi col rimpasto governativo, atteso per domani. Fonti molto attendibili prevedono infatti che Mario Soares, segretario del partito socialista, dovrebbe lasciare il ministero degli esteri: il gruppo di ufficiali vicini al primo ministro Goncalves gli rimprovererebbe infatti un eccessivo « atlantismo ». E, certo, il leader socialista (di formazione e mentalità che in Italia sarebbe corretto definire socialdemocratica) non è più il ministro degli esteri adatto ad un governo e ad un « Consiglio della rivoluzione » in cui predominano posizioni assai più radicali della sua. Soares resterebbe ministro senza portafoglio, mentre usci rebbe dal governo l'attuale mi nistro dell'economia Rui Vilar (che il quotidiano del pc Avante critica da tempo per la sua visione tecnocratica). Un'altra sostituzione d'una certa importanza dovrebbe essere quella del ministro degli interni maggiore Costa Bras, che senza essere uno « spinolista » appare ormai di tendenze troppo moderate. Nella cerchia dei militari al potere (i 24 membri del « Consiglio della rivoluzione », la decina di militari del governo provvisorio e i comandanti delle unità più importanti) restano oggi, infatti, due sole tendenze: quella impersonata dal primo ministro Goncalves, che si può definire con una certa approssimazione « prò comunista », e quella del maggiore Melo Antunes, marxisteggiante sì ma di linea più nazionalista, nella quale si intravedono simpatie terzomondiste e « non allineate ». La fisionomia del « caso portoghese » bisognerà ricavarla, ormai, da questo tipo di connotati ideologici. In un'atmosfera, che, intanto, conserva un notevole nervosismo (stato di preallarme nelle caserme, blindati dinanzi ai- l'edificio della radio, una batteria antiaerea piazzata nel cortile del palazzo di Belèm, sede della Presidenza della Rcpubbli.a), affiorano nuovi elementi sul tentativo di putsch di lartedì scorso. L'uomo che era al centro della cospirazione, e che avrebbe trascinato Spinola nella disastrosa avventura convincendolo che l'estrema sinistra stava preparando una "matanza" — una carneficina di centinaia tra militari e civili di posizioni moderate — è forse identificato. Si tratta del maggiore Guilhcrmo Galvaó, uno degli ufficiali più decorati dell'esercito portoghese. Galvaó era stato ufficiale del Servizio informazioni di Spinola, al tempo in cui il generale era governatore in Guinea Bissau. E lì aveva organizzalo il tentativo di sbarco a Conakry degli inizi del '71, una spedizione che aveva per obicttivo l'uccisione di Sckul Ture, presidente della Guinea ex francese, ciò che avrebbe tolto ai guerriglieri nazionalisti di Amilcare Cabrai il « santuario » da cui lanciavano le loro azioni militari contro i portoghesi. Il tentativo fallì. In quella occasione, comunque, e poi negli anni successivi, Galvaó ebbe contatti con i servizi segreti di altri Paesi, e certamente con quelli Usa. Da qui nuovi interrogativi, nuove ombre sul tentativo di putsch di martedì scorso. A montarlo non fu dunque, come sarebbe stato logico, un ufficiale di destra per rovesciare il gruppo dei « radicali », ma un uomo piuttosto misterioso, pratico di servizi segreti, e che non a caso sembra essersi dissolto dopo il fallimento d golpe: Galvaó non risulta infatti nella lista degli arrestati, e non starebbe neppure a Talavera. in Spagna, dov'era Spinola (partito ora per il Brasile). Sandro Viola Lisbona. Corteo per la nazionalizzazione delle banche