Arrestati in Portogallo i più grandi industriali di Sandro Viola

Arrestati in Portogallo i più grandi industriali Verso lo scioglimento della de e altri partiti Arrestati in Portogallo i più grandi industriali Vasta epurazione nelle tre armi, accuse agli Stati Uniti di complicità nel "golpe" spinolista - Creato un "Consiglio della rivoluzione", che controllerà ogni attività politica - Il "golpe" sarebbe stato provocato in anticipo dai militari di sinistra? (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, 13 marzo. L'ultima convulsione della vicenda portoghese sembra aver prodotto, sostanzialmente, due risultati. Il primo e che il gruppo di ufficiali più vicini al partito comunista ha il pieno controllo della situazione: il fallimento del tentativo di golpe « spinolista » ha infatti sgretolato, almeno per ora, la fazione militare di centro-destra. Il secondo risultato è che il partito comunista vede la sua posizione accresciuta e consolidata come mai dal 25 aprile '74, perché la mobilitazione popolare seguita ai primi annunci del «putsch» dei paracadutisti (l'ordine dato dai sindacati ai lavoratori di riversarsi nelle strade, i posti di blocco sorti in tutto il Paese, i grandi comizi svoltisi martedì sera nelle città maggiori per festeggiare « la vittoria sulla reazione » ) è stata opera del pcp, e ha fornito la prova della forza organizzativa e dell'ascendente ideologico di questo partito. Le mosse compiute nelle ultime 24 ore dal gruppo di militari al potere mostrano, intanto, una decisa volontà di radicalizzazione del processo politico e aprono una fase che potrebbe rivelarsi (se non interverranno svolte drammatiche) più propriamente rivoluzionaria delle altre fasi attraversate dalla «rivoluzione dei fiori». Arresti di industriali e finanzieri, vasta epurazione nelle tre armi, clamorose accuse agli Stati Uniti (che, secondo il generale Saraiva de CarvaIho, sarebbero stati coinvolti, per il tramite del loro ambasciatore a Lisbona Frank Carlucci, nel tentativo « spinolista»), e soprattutto il varo d'un « Consiglio della rivoluzione », organo col quale gli ufficiali radical-marxisti si preparano a tenere sotto tutela, a tempo indeterminato, l'attività legislativa, l'iniziativa di governo e, in generale, la vita politica portoghese. Da un paio di settimane i militari stavano discutendo coi partiti i modi per « istituzionalizzare » il Movimento delle forze armate, per conferirgli cioè — nella prospettiva aperta dalle elezioni per la Costituente, cui a dicembre sarebbero dovute seguire le elezioni politiche, un ruolo definito nella struttura politica del Portogallo post-fascista. Gli ufficiali del Mfa chiedevano, in pratica, un potere di supervisione sulle assemblee legislative e sui governi dei prossimi 3-5 anni, Quelle discussioni con i leader politici (i quali tentavano, com'è naturale, di non cedere troppo spazio all'influenza dei militari) sono bruscamente finite. Nella stessa notte di martedì, poche ore dopo la miserevole conclusione del tentativo di golpe, un'assemblea del Movimento delle forze armate, cui partecipavano per la prima volta — particolare assai significativo — sottufficiali e soldati, ha deciso la creazione del « Consiglio rivoluzionario ». Il gesto cioè con cui hanno inizio, solitamente, i regimi militari. Le elezioni per la Costituente si svolgeranno, tuttavia, secondo il previsto. A quanto sembra, è stato il presidente della Repubblica Costa Gomes a chiedere ed a ottenere il mantenimento dll'appuntamento elettorale. L'influenza del generale Costa Gomes resta infatti intatta, e sembra oggi il solo elemento di equilibrio, di moderazione, in un quadro politico caratterizzato, come s'è visto, dal rafforzamento del gruppo di ufficiali di simpatie comuniste, il primo ministro Goncalves, il generale Saraiva de Carvalho, il comandante Correia Jesuino, il maggiore Vasco Lourenco, l'ammiraglio Rosa Coutinho e gli altri. Ma certo, le elezioni del 12 aprile non avranno più, dopo il « putsch » abortito dei militari di centro-destra, il carattere aperto, la « normalità » che avrebbero avuto s nulla fosse successo. Le sedi dei partili di destra, il « Centro » e la Democrazia cristiana (cui sarebbero andati i voti del Portogallo delle campagne, dell'naalfabetismo, del letargo sociale e politico e dei settori più conservatori della borghesia: se non la maggioranza, una grossa parte dei consensi), sono state assaltate, messe a sacco, e ora vengono presidiate da pattuglie di militari. Non solo: ma una delle previsioni stasera più condivise (nata da una frase piuttosto precisa dett ieri dal comandante Correia Jesuino, ministro delle Informazioni, in una conferenza stampa) è che questi partiti potrebbero venire sciolti d'autorità. L'arco politico portoghese subirebbe così un taglio netto (un taglio verrebbe fatto anche sull'estrema sinistra, sciogliendo l'Mrpp, il gruppo maoisteggiante più ostile al partito comunista), e i portoghesi sarebbero così obbligati a piazzare il loro voto tra il « Centro » (Partito popolare democratico) e la sinistra (pc, ps, movimento democratico e gruppi di estrema). Se questa è la prospettiva delle elezioni, non diversa è la situazione che un rimpasto atteso nelle prossime 48 ore creerà nel governo provvisorio. Era parso sino a ieri che il Ppd (partito di centro, a fisionomia tecnocratico-liberale ma con un seguito che, secondo i sondaggi, dovrebbe toccare circa il 30 per cento dei voti) potesse venire escluso dal governo, dove siede sin dal 25 aprile, lasciando a fianco dei ministri militari soltanto i comunisti e i socialisti. Stasera, questa eventualità viene esclusa dai dirigenti del partito (asserragliati da due giorni nella sede di avenida Duca di Loulé con un centinaio di simpatizzanti, in previsione d'un attacco dell'estrema sinistra), ma sembra certo che nel governo entrerà anche il Movimento democratico, partito fiancheggiatore del Pcp, ciò che accentuerà la fisionomia di « fronte popolare » del governo provvisorio. Il pluralismo promesso dai militari il 25 aprile è divenuto così un « pluralismo di sinistra ». Situazione che nel partito socialista crea un forte disagio, perché coi centristi del Ppd in chiara difficoltà e un partito comunista in ascesa di prestigio, d'influenza e di potere reale, la posizione del partito di Mario Soares (che appena sei giorni fa ci diceva che il varo delle elezioni aveva « rilanciato i partiti democratici », e si mostrava molto ottimista sugli sviluppi del processo politico) si è fortemente indebolita. Il maggiore José Sanches Osorio, capo del partito democristiano ed ex ministro delle Informazioni, è stato incriminato e viene ricercato per complicità nel tentativo di golpe di martedì. Secondo alcune voci, sarebbe fuggito in Spagna con Spinola. Ma il clima della svolta si coglie in modo forse pili preciso scorrendo la lista degli arresti operati nell'ambiente industriale e finanziario. In un paio d'ore, ieri pomeriggio, il potere economico portoghese è stato decapitato. Nelle prigioni del forte di Caxias, dove hanno languito per anni Alvaro Cunhal e gli altri leaders comunisti, ci so¬ no ora Jorge e José De Melo, i vertici della famiglia che controlla la più vasta struttura monopolistica portoghese, la Cuf. Con loro, ci sono Manuel Espirito Santo ,il fratello Jorge e la sorella Maria, i nomi pi ùpotenti della finanza di questo Paese, gli amministratori della loro banca (il Banco Espirito Santo e Comereiai), il presidente del Banco de Alenteko Quirino Dos Antos. A Regua, intanto, nel Nord del Paese, un gruppo di « populares », vale a dire di attivisti di sinistra, circonda la villa di Carlos Champalimaud, membro d'un'altra famiglia « storica » dell'industria portoghese (siderurgia, miniere angolane), il cui figlio José — che aveva accompagnato il generale Spinola da Lisbona alla base aerea di Tancos, da dove era partito il putsch — è stato arrestato a Portalegre mentre tentava di fuggire in Spagna. Restano tuttora, e ci vorrà qualche tempo per dissiparli, i dubbi e le ombre che da subito hanno gravato sul tentativo di golpe. La testimonianza d'un ufficiale carrista che lo ha incontrato sulla base di Tancos, quando il putsch appariva ormai fallito, descrive uno Spinola depres¬ so, stordito, chiaramente travolto dal peso degli avvenimenti. La scena (il vago, debole tentativo di Spinola di indurre l'ufficiale a muovere la sua unità coi putschisti) viene definito «patetico/). Cer- to, la vicenda nata sulla sta tura intellettuale e politica di Spinola aveva già mostrato la corda. E tuavia c'è qualcosa di oscuro nel fatto che frutto si sia svolto in modo così farraginoso e dilettantesco. Sono stati i servizi di informazione dei militari di sinistra — come vuole una voce diffusa — ad « anticipare » con uno stratagemma il golpe, che era si programmato, ma non ancora del tutto messo a punto dai cospiratori? E' un'ipotesi credibile. Ma l'interrogativo, in questo momento, è se non siamo soltanto all'inizio di una serie di colpi e controcolpi di fazioni rivali dell'esercito, in uno stile che sembra tipico sudamericano ma è anche portoghese: come suggerisce un'occhiata al periodo tra l'instaurazione della Repubblica e l'avvento di Salazar (1910-1926), che vide una catena di golpe, e tutti incruenti come quello di martedì mattina. Sandro Viola