I rapporti tra Israele e Usa

I rapporti tra Israele e Usa I rapporti tra Israele e Usa Tel Aviv, 13 marzo. Notevole inquietudine ha suscitato in Israele la pubblicazione del rapporto del comitato che, su mandato del Congresso americano, ha compiuto una visita ai Paesi del Medio Oriente. La relazione constata che lo Stato ebraico è più forte e meglio armato di quanto fosse alla vigilia della «guerra del kippur» e sostiene che questo rafforzamento è superiore a quello dei paesi arabi. Notando che Israele ha chiesto agli Stati Uniti aiuti militari per oltre un miliardo di dollari per il prossimo anno fiscale (che avrà inizio il primo luglio prossimo), i deputati americani hanno raccomandato una più accurata indagine delle richieste israeliane, perché non ritengono che il Paese abbia bisogno di ciò che ha domandato e non sia in grado di far fronte ai conseguenti impegni. E' vero che i diciotto esperti notano che «uno degli argomenti convincenti a favore dell'aiuto è quello esposto dal primo ministro Rabin, che un Israele forte convincerà i Paesi arabi che l'opzione militare non è valida», ma l'avere reso noto il rapporto in questo momento preoccupa. Saremmo, dunque, di fronte ad una delle pressioni che Washington intende esercitare su Israele; pressioni che, ovviamente, si esercitano soprattutto nei campi in cui Israele è maggiormente tributaria degli Usa: quello degli aiuti economici e quello dell'invio di armi e di aerei. La cosa è tanto più notevole di fronte ai preparativi militari dell'Egitto e della Siria (il passaggio nel Canale di Suez di un cacciatorpediniere del tipo Skoryi, in violazione degli accordi del 1973, è argomento ampiamente diffuso dalla stampa israeliana) che hanno suscitato grande inquietudine in Israele e l'hanno indotto a prendere precauzioni militari adeguate. A esse ha fatto cenno oggi il ministro della difesa Peres, rispondendo a due interpellanze alla Keneseth; di esse ha parlato il capo di Stato maggiore dell'esercito, generale Gur, ispezionando con Peres il fronte nord e indicando che un'eventuale ripresa delle ostilità presenterebbe aspetti particolarmente ardui e complessi, e che la regione settentrionale sarebbe, anche per la sua posizione geografica, il primo teatro di scontri cruenti. E questo nel momento in cui la missione Kissinger (che ritorna a Gerusalemme domattina) conosce la sua fase più delicata: quella delle prese di posizione delle parti, prima che abbia inizio il negoziato vero e proprio. g- r.

Persone citate: Kissinger, Peres, Rabin