Ora Wilson darà battaglia per l'Inghilterra nella Cee di Mario Ciriello

Ora Wilson darà battaglia per l'Inghilterra nella Cee Si avvicina il referendum per gli inglesi Ora Wilson darà battaglia per l'Inghilterra nella Cee (Dal nostro corrispondente) I siLondra, 13 marzo. L'accordo al vertice di Dublino ha trasformato, come un colpo di bacchetta magica, panorama del referendum britannico sull'Europa. Sono svanite mille tenebrose incertezze, si può guardare al futuro con maggiore fiducia. Non vi è più nessun dubbio che il premier Wilson esorterà gli inglesi a votare per la Comunità economica europea, e che il suo esempio sarà seguito da quindici, sedici o forse diciassette dei ventitré cabinet minìsters. La campagna psicologica che questo governo non più agnostico ma europeista lancerà nelle prossime settimane, disperderà molti dubbi e timori, e accrescerà così le probabilità di un esito positivo dello storico plebiscito. Certo, un referendum è sempre un gioco d'azzardo, è una roulette politica, centuplica le incognite di una normale elezione. E le forze anticomunitarie, di destra o di sinistra, romantiche o pragmatiche, manageriali o sindacali, non mancheranno di battersi con tutte le armi a loro dispo- mOinG«Rmesdiunpustletoil haangaràziil uncoWleE laderichstvoil cicom sizione. Uno dei leaders del movimento «Get Britain Out», un nome che è tutto un incitamento a «tirare fuori la Gran Bretagna» ha avvertito: «Ricordatevi, è la nostra ultima chance. Una sconfitta estinguerebbe ogni speranza di divorzio per questa infelice unione». Ma un sondaggio, pubblicato proprio oggi dimostra che non sono molti a volere il divorzio. Il 45 per cento preferisce il Mec, soltanto il 33 è contrario, gli altri non hanno ancora le idee chiare. Ha preso forma finalmente anche il calendario politico. Il gabinetto britannico discuterà per due o tre giorni, all'inizio della settimana prossima, il «pacchetto» uscito da oltre un anno di «rinegoziati». Mercoledì.al più tardi giovedì, Wilson annuncerà ai Comuni le deliberazioni governative. E dirà quasi certamente che la stragrande maggioranza dei ministri è soddisfatta dei risultati conseguiti, e spera che gli inglesi votino per restare nella Cee. Per la prima volta nella storia britannica, il governo sospenderà il principio della «responsabilità collettiva», e così i ministri in minoranza, gli antì-marketeers, saranno liberi di combattere la loro battaglia, di sfidare il proprio premier, senza dover dare le dimissioni. Di questa bellicosa ed abile pattuglia faranno parte Michael Foot, Barbara Castle, Anthony Wedgwood Benn, Peter Shore, William Ross e John Silkin. Sono sei nomi, ma potrebbero scendere a cinque o salire a sette. Non dovrebbero costituire, comunque, una minaccia per Wilson ed i suoi europeisti vecchi e nuovi. Pochi giorni più tardi sarà presentato ai Comuni il disegno per la convocazione del referendum (in giugno, o giovedì 19 o lunedì 23 o giovedì 26), disegno che diverrà legge per il principio di maggio. Il 17 maggio si svolgerà a Londra una special conference del partito laburista, e Wilson dovrà affrontare l'ira congiunta della sinistra e di molte Unions, ma sopravviverà. In realtà, non resta adesso che un unico interrogativo: il risultato del plebiscito. Se¬ | condo convincenti indiscre-1 crzioni di stampa, Wilson spera in un afflusso alle urne del settanta per cento e in una maggioranza del cinquantacinque per l'unione con la Cee. C'è ancora il trabocchetto della Scozia, che vuole o un proprio referendum o un conteggio regionale, e questo allo scopo di far sentire tutto il peso dei suoi sentimenti anticomunitari. Ma il premier non pare disposto a cedere su questo punto: non soltanto per l'Europa, ma soprattutto per non mettere in pericolo la struttura stessa del Regno Unito. Se il voto europeista prevarrà, qualche ministro lascerà allora il governo. Anche tale prospettiva non turba il premier. Wilson dovrà ricorrere a tutte le sue doti per rendere Unfinreconi frasimprdedesopitla puposl credibile la sua conversione. Un umorista ha scritto: «Perfino Lawrence Olivier troverebbe difficile cambiare parti così rapidamente». Mario Ciriello

Persone citate: Anthony Wedgwood Benn, Barbara Castle, Britain, John Silkin, Lawrence Olivier, Michael Foot, Peter Shore, Sono, William Ross

Luoghi citati: Dublino, Europa, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra, Regno Unito, Scozia