Con la calma di un classico

Con la calma di un classico Con la calma di un classico Bertolt Brecht: « Scritti teatrali», Ed. Einaudi, 3 voi., lire 18.000; «Teatro», Ed. Einaudi, 4 voi., lire 45.000. Negli anni della guerra fredda, e anche dopo, vuoi per atavico conformismo, vuoi per (non tanto) oscuri complessi di colpa, era raro che gli intellettuali di sinistra italiani arrischiassero qualche ragionevole critica a Brecht e non lodassero incondizionatamente tutte le scelte che di questo autore si facevano, costretti oltre a tutto dagli insensati vituperi della destra a fargli quadrato intorno. E le eccezioni, poche, non sempre erano onorevoli come i pesanti attacchi di Chiaromontc al « sergente Brecht ». Più tardi, non appena hanno potuto dir male di Garibaldi, alcuni di questi intellettuali si sono affrettati a prendere le distanze sostenendo che Brecht era ormai diventato un autore di consumo e aggiungendo al veleno della definizione lo sdegno per il modo in cui, secondo loro, Brecht veniva mercificato. Che Brecht sia diventato un autore di consumo è un fatto incontestabile, basta vedere come sono affollati oggi i teatri che lo rappresentano, ma che il commercio che ne viene fatto l'abbia logorato e declassato a commediografo di Broadway e del boulevard è soltanto una confusione dell'effetto con la causa. Se il pubblico accorre a Brecht, non è per smania consumistica (o non soltanto: in verità, una frangia di spettatori segue la moda) ma perché sente, magari ancora confusamente, che è un classico, come già è un classico per luì Pirandello, al quale guarda ormai con il rispetto c l'ammirazione — e gli pare di capirlo benissimo — con cui guarda a Shakespeare. Dico Shakespeare, e non ad esempio Goldoni, per citare il caso, che è appunto di Pirandello e di Brecht, di un classico the sia anche popolare (Goldoni, a teatro, non Io è ancora o lo è meno, come dicono i « borderò »). Del resto, sono stati proprio i brechtiani di stretta e ristretta osservanza a impedire per molto tempo che Brecht fosse accettato da tutti come un classico, sia trascegliendo e privilegiando, persino all'interno di ogni singola opera, soltanto ciò che quadrava con una loro idea del teatro epico che escludeva, zdanovianamente, ogni dialettica, sia esaltando quella drammaturgia del dito puntato che è una coperta troppo corta per chi scriveva, negli anni più bui, i versi di Lode del dubbio e, nei giorni della rinata speranza, una poesia a Colui che dubita. Tra costoro, più brechtiani di Brecht, non ci sono per fortuna né Cesare Cases che ha selezionato il materiale per i tre volumi di questi Scrini teatrali, né Emilio Castellani che 10 ha ottimamente curato e ordinato e talvolta anche tradotto con Carlo Pinelli, cui tocca 11 merito della maggior parte delle versioni, e con altri. Perciò questi Scritti teatrali, che Einaudi pubblica contemporaneamente ad una nuova e completa edizione del Teatro, confortano l'opinione della clas- sicità di Brecht con la chiarezza del dettato, l'acume e la sensatezza delle argomentazioni, la misura e la pacatezza del tono: « Il materiale sia calmo, annota lo stesso Brecht in un taccuino intitolato Da ima drammaturgia e aggiunge: « ... la parola stessa non deve mai essere eccitata ». Guidati dalla limpida introduzione del Castellani, è agevole ora ripercorrere il cammino, niente affatto tortuoso o ambiguo come pure è stato scritto, di un'intelligenza affinata nei continui confronti di un lavoro in comune (fin dalla prima gioventù, osserva giustamente il Castellani, Brecht è uomo di gruppo) e temprata dalle avversità dell'esilio e dagli scontri ideologici con avversari e compagni di viaggio. Di questo cammino i primi due volumi illustrano le tappe principali sino all'incompiuto Acquisto dell'ottone (1937-51), ora presentato nell'interezza del suo disegno, che, col già noto Breviario di estetica teatrale, qui ripubblicato, e anche più di questo, costituisce la stimma delle concezioni drammaturgiche e registiche di Brecht e, con la sua forma quasi sempre dialogata e la sua stessa frammentarietà, continua ad esercitare una forte suggestione sulla gente di teatro tentandola a dare all'Acquisto una veste scenica. Completano queste due « opere d'insieme » gli scritti dell'ultimo periodo berlinese che tracciano quel passaggio dal teatro epico al teatro dialettico che la morte impedì a Brecht di approfondire ma che il Berliner Ensemble ha poi sviluppato in alcuni suoi spettacoli e che del resto, grazie proprio a questa antologia, si può cogliere ili lutee negli scritti giovanili. Il terzo volume infine raccoglie le Note ai drammi e alle regìe, per lo più già sparsamente pubblicate con i testi ai quali si riferiscono, che Brecht stese per quasi tutti i suoi lavori teatrali e che rappresentano la parte sinora più conosciuta dei suoi scritti teorici. Ma anche qui figurano scritti poco noti o addirittura inediti da noi come il saggio Poeticità e artisticità per l'allestimento sceni co del rifacimento del Precettore di Lenz: sono le Note (Anmerkungen) dedicate prevalentemente agli adattamenti di opere di altri autori e alle regìe di esse, alcuni dei quali costituiscono anche la novità sostanziale dei quattro volumi del Teatro. Alberto Blandi Brecht, di Levine Copyright N.Y. Review of Ronks, Opea Mundi per rilnlln I n Sllimpa)