Il campionato sul punto di spezzarsi

Il campionato sul punto di spezzarsi Se la Juventus non accusa le fatiche accumulate nella Coppa Uefa Il campionato sul punto di spezzarsi ■ 5 !_^^ A „ «-^^^^^«. _,JjL_ Ohi insegue rassegnatoguardi almeno al gioco La Juve di Coppa ha dato una spinta al campionato, oggi si vedrà se l'entusiasmo (e le discussioni sulla nuova gara-miracolo di Zoff, sull'esplosione di Viola, sulla crisi di Anastasi, sulla •vecchiaia» di Altafini) che ha ricominciato a bollire attorno ai bianconeri avrà ripercussioni positive sui campi della serie A. Per chi insegue la squadra di Parola, questo momento della stagione pare costituire davvero l'ultima occasione per avvicinare la capolista che (pur non avendone affatto l'intenzione) potrebbe accusare difficoltà di inquadratura e di ritmo presa nella morsa fra il campionato stesso ed il torneo dell'Uefa, che la vedrà in Germania a San Giuseppe. Il Cesena è l'avversario «peggiore» che la Juventus potesse augurarsi a tre giorni e mezzo dalla fatica contro l'Amburgo. La ripresa televisiva ha trovato conferma nei commenti dei giornali: i bianconeri hanno vinto più grosso di quanto non abbiano meritato, ed hanno dovuto sgobbare sodo per fronteggiare un avversario più che valido anche se carente di punte capaci di vedere la porta. Al tiro-gol sono arrivati un centrocampista fuori forma (tanto è vero che ha retto un tempo solo) ed un terzino, il resto lo ha fatto il formidabile Zoff. Il Cesena è un Amburgo all'italiana, nessun fuoriclasse salvo Cera ma un allenatore che concepisce il gioco e la preparazione fisica nel modo giusto (tanto è vero che sarà lui, Borsellini, uno dei ■ pezzi» più contesi della campagna trasferimenti). A Torino i romagnoli hanno sempre disputato grosse partite, i loro schemi sono sorretti da idee semplici e chiare. I bianconeri recuperano Morini, ed è importante, ma non avranno Causio che tante partite (come a Cesena, nell'andata) le ha sbloccate con una invenzione. Come da molte domeniche, non sono pochi a tenere gli occhi addosso alla Juve con la speranza di vederla scivolare. Il tema è quello, con la differenza che il rapporto fra la squadra-feeder e chi insegue è arrivato al massimo della tensione. Alle loro spalle i bianconeri odono già mormorii di gente rassegnata, delusa: debbono fare il massimo sforzo, oggi, per cogliere una vittoria che trasformi la rassegnazione (degli altri) in disperazione. Un passo falso contro il Cesena (ma Boniperti e Parola avranno ben studiato gli scongiuri del caso) ridarebbe fiato a molti. Sottolineati, forzandoli anche un poco per renderli più evidenti, i pericoli che la domenica prospetta alla capolista, va detto che thcabnTmcldcFpgscunbumtmdncpcNcchi insegue non viaggia certo sul i Mae- [ liscio. Lazio-Napoli esce dai triti schemi del «derby del Sud» per entrare in quelli più reali di una sfida fra squadre ricche ancora di motivazioni. Pare più positivo il Napoli, con quel saggio Burgnich che dichiara 'quest'anno il secondo posto, il prossimo lo scudetto: al cospetto di una Lazio sempre travagliata da polemiche interne, con giocatori perennemente in subbuglio ed in contrasto fra loro. Appaiate al secondo posto classifica, le formazibni di strelli e Vinicio hanno un preciso ^gancio alla classifica per battersi a fondo. Sarà anche forte lo scontro fra i tifosi, ma si può aver fiducia in una buona giornata di sport. L'Olimpico ne ha già viste molte, ora tutte le precauzioni dovrebbe essere state prese. E grosso scontro fra sostenitori anche a San Siro per il derby. La settimana è passata, negli ambien- I ti milanesi, fra tentativi di gettare: olio sul fuoco ed altri tesi a mettere la veletta alie due squadre, presentandole più che mai come nobili decadute. Che ci sia proprio da annoiarsi oggi alla Scala I del calcio non lo crediamo. L'In-1 ter vista domenica maramaldeg- ; giare contro la Lazio è una squa- I dra viva, anche se ricca di scom- j pensi. La gente nerazzurra mugola se dopo uno slalom spettacolare di Mazzola c'è Nicoli che sbaglia lo stop, se dopo un recupero classico di Facchetti c'è Bini che rinvia alla paesana sulle gradinate, ma poi si accorge che Nicoli e Bini hanno stoffa, che sono ragazzi gettati nella mischia da Suarez con coraggio, anche se imposto dalle necessità. Ed il Milan non è finito, ha solo la sfortuna di ruo- tare attorno ad un Rivera che non ha interpretato la parte di chioccia svolta da Mazzola in campo avverso. Proprio il clima del derby può risvegliare antichi lampi nel capitano. Se il Milan aspetta Fìivera, il Torino a Firenze vorrebbe finalmente offrire una prova convincente non tanto delle sue possibilità in questo campionato, quanto del suo valore in assoluto. Ci pare che sia questo il traguardo che Fabbri ed i giocatori debbono perseguire in questo finale di stagione: puntare a ritrovare se stessi, mettere a nudo (rischiando sul campo) meriti e demeriti, possibilità e défaillances individuali. E' una strada per uscire da una annata obiettivamente storta con un bilancio chiaro, che non consenta ulteriori equivoci. Fabbri, pensiamo, aveva bisogno anche lui di tempo per rientrare nel vivo della mischia: il trainer non parla delle delusioni che alcuni atleti gli hanno dato, ma l'amarezza affiora in certi discorsi. Il malocchio, gli incidenti, sono provati ma non è con un esorcista che si può cambiare la situazione. Nel Torino (giocatori) c'è' gente che si era illusa troppo, e che si è abbattuta con disarmante facilità. In certi frangenti è parso di notare un senso di superiorità non avallato dai fatti, un relativo impegno nella preparazione. Firenze non è una «ultima spiaggia» per la classifica del Torino, lo è invece per i singoli e per la squadra. La Fiorentina ha i suoi guai, i granata rischiano forse recuperando un Pulici che smania per rientrare ma non ha ancora una preparazione adeguata. La voglia di giocare del goleador è buon segno, ed un altro che scalpita è Santin al quale occorre solo raccomandare di non forzare troppo (meglio giocare una domenica più tardi, ma a posto). Terni è stata una nuova tappa amara, domenica scorsa. Si va a Firenze con la speranza di vedere una squadra granata viva e vera, concentrata e decisa, rabbiosa nei limiti giusti, unita negli intenti e non spezzettata in reparti ed individualismi. Il risultato verrà o non verrà, ma il gioco deve finalmente affiorare. Le tabelle-punti non debbono distrarre i granata, ormai è tardi. Servono piuttosto alle «pericolanti», oggi impegnate in una serie di battaglie vitali. Bruno Perucca