Cunnella (pri) al contrattacco "Volevano colpire la Malfa,,

Cunnella (pri) al contrattacco "Volevano colpire la Malfa,, Cunnella (pri) al contrattacco "Volevano colpire la Malfa,, Espulso dai probiviri, è stato reintegrato al congresso di Genova - Ha smentito le sezioni "gonfiate" e le assunzioni mafiose : "E' stata un'astiosa manovra di sei persone, su 20 mila iscritti" (Dal nostro corrispondente) Palermo, 8 marzo. Aristide Gunnella, il sottosegretario alle Partecipazioni statali- espulso dai probiviri nazionali del pri per la gestione del partito in Sicilia e reintegrato dopo la difesa fatta da La Malfa al congresso di Genova, è passato al contrattacco. Ha tenuto stamane a Palermo una conferenza stampa nella sede della federazione provinciale e ha avuto accanto a sé il «vertice» repubblicano in Sicilia, soprattutto l'onorevole Salvatore Natoli, deputato regionale di Messina, anch'egli espulso dai probiviri nazionali (prima ancora del «caso Gunnella») e riabilitato dalla direzione siciliana repubblicana. Anche Natoli è stato discolpato, e sua volta ha contestato i probiviri. Gunnella, deputato da due legislature, eletto nella Sicilia Occidentale, ha parlato di «manovre subdole» e «falsità». L'autodifesa è stata dura. Ha anche detto: «Come partito che cresce e ha responsabilità di governo siamo sottoposti a varie pressioni da molti ambienti, ma le abbiamo sempre respìnte». Perché solo adesso Gunnella è sceso in campo con pubbliche dichiarazioni? L'ha spiegato quando ha affermato che V«attacco ai dirigenti siciliani è stato orchestrato in realtà contro La Malfa da una frangia massorie presente anche nel collegio dei probiviri. La Malfa — ha aggiunto — mo, parlò lui solo avocando a sé la questione. Il silenzio c'è costato anche lacrime di rabbia. Ma adesso, a congresso ultimato, vogliamo chiarire tutto». In pratica, Gunnella ha so- stenuto che le accuse di una sua prepotente leadership nel non volle che noi replicassi- \ pri siciliano gli sono state ri volte per un'astiosa manovra di cinque o sei persone «sui ventimila iscritti al partito, sui 300 segretari di sezione in Sicilia, sui 319 consiglieri comunali (7 dei quali sono sin- Aristide Gunnella dadi, sui 15 consiglieri provinciali, sui 3 deputati regionali». Le federazioni di Caltanissetta ed Agrigento, oltre a quella di Palermo, furono da lui commissariate d'intesa con la segreteria e la direzione regionale e gli organi nazionali: «Nessun abuso; anzi, il contrario; abbiamo portato avanti la linea moralizzatrice e di forte battaglia politica che deve contraddistinguere il nostro partito». Ha parlato, fra l'altro, del senatore Luigi Mazzei, dell'avvocato Mam- mana, fra gli accusatori. Il secondo era commissario a Caltanissetta — ha detto Gunnella — quando il partito in quella zona andò in sfacelo. Sezioni fasulle, iscritti fittizi sulla base di nomi rilevati da elenchi telefonici? «Niente di tutto questo — ha sostenuto Gunnella —. A Caltanissetta, quando in auge erano i nostri accusatori, v'erano sezioni con 90 tessere che alle elezioni fruttarono solo 15 voti». Non ha mostrato imbarazzo neanche quando ha illu- strato la vicènda' legata all'assunzione in una società dell'Ente minerario siciliano (della quale era nel 1968 consigliere delegato con il senatore Graziano Verzotto, democristiano) del mafioso Giuseppe Di Cristina, imputato (assolto con ampia formula) come mandante del delitto di Candido Ciuni all'ospedale di Palermo, quindi rinviato a giudizio nel processo alla «nuova mafia». Gunnella ha sostenuto che l'assunzione del Di Cristina fu automatica, per un accordo sindacale, poiché il presunto mafioso «che 10 non conoscevo, che. aveva il certificato penale pulito — ha affermato — era genero di un minatore, dirigente del pei a Rìesì, andato in pensione, quindi aveva diritto a subentrargli. Firmai la lettera di assunzione — ha detto — al posto del presidente che quel giorno era assente». Ha negato che Di Cristina gli fece dare 300 voti a Riesi, provincia di Caltanissetta: «Lui fece la campagna alla de. I voti me li diedero i minatori, grati per 11 mio impegno nel settore. Evitai la chiusura d'una solfara». Anton;0 Rav;dà Le polemiche nel partito in Sicilia