Il Lotto batte ancora il Totocalcio per 14 miliardi contro 11 e mezzo

Il Lotto batte ancora il Totocalcio per 14 miliardi contro 11 e mezzo In tempo di crisi i torinesi si rivolgono alla Fortuna Il Lotto batte ancora il Totocalcio per 14 miliardi contro 11 e mezzo Strana tendenza in una regione dove c'è minor confidenza con la cabala che con il pallone - Dicono al botteghino: "La scheda con l'lx2 è rovinata dai sistemisti, le grosse vincite sono sempre più rare" Tra una capatina a SaintVincent (per pochi eletti), e visite più frequenti nei botteghini del Lotto o in ricevitorie del Totocalcio, Enalotto. Totip, i torinesi bruciano ogni anno al gioco una ventina di miliardi: poco meno di quanto spendono complessivamente per cinema, televisione, teatri, ballo, juke-box, flipper e divertimenti in genere. Venti miliardi senza neppure il diritto di sorbirsi una bibita in santa pace, volteggiare con la dama in un « liscio », ascoltar musica o scaricarsi i nervi scuotendo una diabolica macchinetta piena di biglie d'acciaio: al « rien ne va plus » resta soltanto tra le mani un pezzetto di carta che, quasi sempre, verrà desolatamente stracciato pochi giorni dopo. Nella cifra è compresa anche la provincia, con l'ultima « grande abbuffata » ài biglietti per la Lotteria di Canzonissima, che ha raggiunto quest'anno vertici da record. Se Infatti la crisi economica porta al gioco nuovi proseliti, l'acquisto del variopinto (e costoso) tagliando è divenuto ormai una tradizione come lo champagne a Capodanno: alla stazione, dal tabaccalo, dal cieco all'angolo, tutti finiscono per acquistare la propria fetta di speranza. Salvo poi dimenticarsene e gettar via il biglietto senza accorgersi che era quello buono. Come ha scritto pochi giorni fa un amareggiato lettore: « Ero il possessore di un tagliando vincente e, per errore, l'ho stracciato prima dell'estrazione. Sono sempre stato scalognato, anche questa volta la fortuna ha voluto sbattermi la porta in taccia ». Per fortuna cantanti e milioni corrono insieme solo una volta all'anno, come le auto (Lotteria di Monza) e una volta meno dei cavalli (Agnano e Merano). Ma per i compratori di speranza resta pur sempre l'imbarazzo della scelta. Rispecchiando una tendenza nazionale i piemontesi riversano sul Lotto la quota maggiore dì giocate. Gli incassi del '73 in città hanno raggiunto i nove miliardi e 176 milioni, seguiti da quelli di Novara, 924 milioni, Alessandria, 894 milioni, Vercelli, 869 milioni, Cuneo, 688 milioni, Asti, 365 milioni. Una tendenza strana, per una regione dove pochi hanno il tempo di sognare numeri e tanti se- gucaglispmPiDimcaSanalota renococft guaci conta invece il gioco del calcio (tre miliardi di incassi negli stadi ad ogni stagione). La spiegazione sta forse nell'alto numero di immigrati che vivono in Piemonte e soprattutto a Torino. Dice l'addetta al banco Lotto numero 16 di via San Pio V: « Gioca molto chi proviene dal Sud. Sanno tutto sui numeri da abbinare ad ogni circostanza della Itdrigmilug«gDloro vita. Parecchi vengono qui | sta mattina e puntano con sicu- , crezza secondo il sogno che han- nno fatto la notte, sema nemmeno vconstare il libro della "smorfia" I cfte ogni botteghino tiene a dispo- i Non bastano le circostanze sto- ! rico ambientali per spiegare 11 I successo che in Piemonte riscuote questo gioco centenario: « Gio- I co da 25 anni — dice una signo- | ra di Cuneo — dalle otto alle diecimila lire la settimana. Trasformo in numero tutto quello che mi capita sotto gli occhi. E' | una malattia di carattere tendenzialmente cronico, con fasi acute e ricadute: più si vince, infatti, e più ci si accanisce. Alcuni tengono conto dei soldi investiti in anni di puntate, alimentando di volta in volta la giocata per realizzare guadagni che coprano le spese. Quando finalmente esce la combinazione sperata ci si avvicina alla pari e tutto ricomincia daccapo ». L'andamento delle giocate raggiunge punte febbrili in occasione dei « ritardi », quando qualche numero capriccioso proprio non vuol saperne di uscire. Come accadde per il 71, assente a Cagliari da 191 settimane, che si arrese beffardo solo il 26 giugno di quattro anni fa dopo aver fiaccato nella gara di resistenza la maggior parte dei ce sistemisti » torinesi. Ma lo scoraggiamento è durato poco e quasi tutti hanno scordato velocemente quella dura lezione: da qualche settimana, con il ritardo del 17 sulla ruota di Napoli, si è riaperta la « caccia ». Salterà il banco, o ne trarranno benificio ancora una volta le esangui casse dello Stato? Gli unici ad essere immuni dalla febbre del numero sembrano i giovani, ed il fenomeno è abbastanza singolare visto che le fortune di questo gioco sono anche legate alle capacità di autoillusione e di immaginazione fantastica dei suoi sostenitori. L'unica spiegazione — secondo gli « addetti ai lavori » — sta nel loro interesse per il calcio e quindi per i pronostici delle partite, che oltre alla fortuna esprimono, nelle fredde colonne di simboli, una buona dose di competenza e tifo incrollabile. Con l'avvento del Totocalcio molti davano il Lotto per spac- I ciato, assicurando che il nuovo gioco ne avrebbe fatto polpette. I Sedi lustre e ben illuminate, gestione moderna, vincite calcolate in fretta e ben pubblicizzate erano tutti argomenti in favore ] delle scommesse sul pallone, con- i bfcsamidUlcbtsstlidt Nel botteghino «specializzato» non c'è che l'imbarazzo della scelta tra le varie puntate Ito il farraginoso meccanismo del Lotto, i suoi botteghini oscuri, gli anziani e poco dinamici gestori, a II gioco del Lotto sta morendo ». s'intitolava nel 1950 il servizio di un settimanale. Ma una decina di anni dopo bisognava ricredersi con altri titoli: « Il Lotto sta bene ma ha bisogno di neon ». Nonostante gli handicap ed i soii 2000 botteghini contro die cimila ricevitorie del territorio nazionale, proprio nel '60 era avvenuto il sorpasso: su 100 miliardi giocati, 45 erano andati al Lotto e 40 al Totocalcio. Dopo Napoli con 11 miliardi, Milano e Roma con nove miliardi, veniva in graduatoria Torino con cinque miliardi e mezzo. Da allora, in città, le giocate sono più che raddoppiate (quasi quattordici miliardi contro 11 e mezzo del Totocalcio) ed è diminuito il divario con Napoli, capitale per tradizione della cabala, che pur vanta oltre 400 botteghini contro i 90 di Torino. « Sono i sistemisti che rovinano il Totocalcio — sostiene il titolare di una ricevitoria — sminuzzando le vincite sempre di più. La speranza di azzeccare un tredici da centinaia di milioni diventa più scarsa ogni settimana, anche se aumenta il monte premi. Nel Lotto non importa quanti sono a giocare o a vincere, la dira pagata sarà sempre in proporzione al denaro puntato». Nel vortice di miliardi provocato dai due colossi e dai loro valletti (Enalotto e Totip), nella danza saltuaria di abbinamenti e classifiche delle lotterie nazionali, abbiamo involontariamente di menticato le briciole: qualche centinaio di milioni lasciati al Casinò di Saint-Vincent, gli spiccioli perduti in poche bische clandestine. Di fronte alla massa settimanale di incalliti ed anonimi giocatori anche i viziosi del tavolo verde hanno un alibi, non si sentiranno più soli. Al tramonto della società dei consumi sopravviverà soltanto l'acquisto della speranza? Qualcuno già sostiene (con una certa dose di pessimismo) che invece dei tradizionali, costosi regali, per Natale prossimo ci scambieremo schedine precompilate e tanti auguri di buona fortuna. Roberto Reale Massimo Boccaletti i .

Persone citate: Boccaletti