Kissinger: "Non ripartirò senza risultati concreti,, di Igor Man

Kissinger: "Non ripartirò senza risultati concreti,, La missione del segretario americano in Medio Oriente Kissinger: "Non ripartirò senza risultati concreti,, Ieri ad Assuan i primi colloqui con il presidente Sadat - Alla fine sia Kissinger che il Presidente egiziano hanno dichiarato: "Sarà un 'round' molto difficile, ma si possono fare passi verso la pace" (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 8 marzo. Kissinger è arrivato ad Assuan all'una e trenta (ora locale) del mattino, stamane alle 11,30 ha cominciato a lavorare con Sadat. Al suo arrivo il segretario di Stato ha detto ai giornalisti: «Penso che un nuovo passo verso la pace sia realizzabile. Farò tutto il possibile perché venga compiuto. Conto di rimanere nella regione fino a quando riuscirò a raggiungere un risultato concreto». Quanto tempo conta di trattenersi in Medio Oriente?, gli e stato chiesto. Dopo una breve pausa: «Cercherò di concludere la mia missione il più rapidamente possibile», ha risposto. (Dovrebbe farcela, dicono al Cairo, in due, tre settimane al massimo «se non sorgeranno intoppi»). Accompagnato dal ministro degli Esteri egiziano Fahmi, Kissinger è giunto puntualissimo alla residenza d'inverno del presidente Sadat. L'incontro tra i due statisti è stato come al solito cordiale. Abbraccio, baci sulle guance, strette di mano, sorrisi ad edificazione dei fotografi e della tv. Ma niente dichiarazioni ai giornalisti. «E' troppo presto. Vi prego di pazientare », ha detto il presidente Sadat. Erano le 11,30 in punto quando le due delegazioni si fM.MEDl P E= à TURCHIA SIRIA1 [LIBANO/ i ISRAELE] Cwl IRAN Bagdad •VI IRAK IlCairo<\ IGIORD. sono sedute a un tavolo ret-1 tangolare, nel salone al primo j piano della villa di Sadat, co-1 struita su di un'altura che do- mina la diga di Assuan, edifi- j cata dai sovietici. Alla destra di Sadat il ministro degli i Esteri Fahmi, alla sinistra il generale Gamassy, ministro | della Guerra (l'uomo che con dusse le trattative al km 101 nel gennaio del 1974) e Ashraf Maruan, segretario del Presi- j dente per le relazioni estere, i Alla destra di Kissinger il sottosegretario Sisco, alla sini-1 stra l'ambasciatore americano al Cairo, Herman Eilts e Alfred Atherton, assistente per il Medio Oriente. Durante mezz'ora sono state consultate mappe, poi Sadat e Kissinger si sono ritirati nell'ufficio del Presidente per discutere da soli. I colloqui sono durati più di tre ore, anche nel corso di una rapida colazione di lavoro. Alle 15 Kissinger, sorridente, in piena forma, si è congedato da Sadat per recarsi, in compagnia di Fahmi, all'albergo New Cataract, dove alloggia. Nessuna dichiarazioi ne ai giornalisti. I colloqui sono ripresi alle 19. Poche indiscrezioni ma buone. Sadat e Kissinger hanno affrontato due temi: 1) le richieste dell'Egitto per quel che riguarda il secondo ritiro israeliano nel Sinai e i relativi impegni che l'Egitto è pronto a prendere per stabilire una non-belligeranza con Israele. Gli impegni verrebbero assunti pubblicamente (come pretende Gerusalemme) ma saranno presi con gli Stati Uniti che dovrebbero farsene garanti. Questa formula dovrebbe evitare a Sadat l'accusa di tradimento da parte del fronte arabo; 2) la necessità che la Siria non ostacoli la missione di Kissinger accusando l'Egitto di volere concludere di fatto una pace separata con gli israeliani. In cambio del placet siriano, Kissinger si impegnerebbe a convincere Gerusalemme ad esaminare la possibilità di intraprendere trattative per j presidente siriano Assad non ha nascosto la sua irritata inquietudine per il ruolo autonomo che l'Egitto dimostra di volere svolgere. «L'Egitto conosce troppo bene le sue responsabilità nel fronte arabo perché si debba ricordargliele», ha dichiarato Assad, in pratica ricordandole a Sadat. E piuttosto seccamente. I siriani rifiutano il metodo kissingeriano degli accordi separati di disimpegno militare: per loro, come ha precisato Assad, il problema del Sinai va risolto in stretto collegamento con quello del Golan e della riva occidentale del Giordano che interessa i palestinesi. Il segretario di Stato, che sarà domani a Damasco, cercherà di convincere la Siria ad avallare la trattativa di Sadat con Israele offrendo, appunto, come desidera Sadat, i suoi buoni uffici per una successiva tornata di negoziati per un disimpegno tra Damasco e Gerusalemme. I Per quel che riguarda l'E . gitto il corrispondente diplo1 matico di Al Ahram ricorda 1 cinque punti base: 1) ritiro israeliano dai campi petrolife- ri di Abu Rodeiss e dai passi ;di Mitla e Giddi; 2) questo I nuovo ritiro va considerato j come un disimpegno militare, come tale non abbisogna di alcuna contropartita politica scritta; 3) impegno da parte egiziana, preso con l'America, di non intraprendere azioni militari finché Israele continuerà a perseguire il processo di soluzione pacifica. (Dopo il Sinai, cioè, si dovrà affrontare il Golan); 4) proseguire la ricostruzione della zona del Canale con l'apporto di capitali arabi e stranieri così da creare una sorta di «cuscinetto economico» tra Israele ed Egitto; 5) riaprire in estate il Canale alla navigazione internazionale (consentendo implicitamente il passaggio di merci destinate a Israele). Si è detto come stamane prima dei colloqui a due siano state esaminate mappe per stabilire le linee del secondo disimpegno israeliano. Si parla di una diagonale che partendo da Rommana. sul Mediterraneo, andrebbe fino a po-1 chi chilometri a Sud di Abu Rodeiss, sul Mar Rosso. Si vuole che Sadat sia disposto Igor Man (Continua a pagina 2 in quarta colonna) un nuovo disimpegno sul Go lan. Insomma il problema è di j scongiurare «pressioni negati ve» sull'Egitto da parte degli I estremisti arabi. In questo . delicato contesto, fitto di im-1 plicazioni politiche e psicolo-1 giche, la Siria costituisce un fattore chiave, forse determi- nante. In una recente intervi-;sta alla Washington Post, il I