I "focolari" in pericolo di Clemente Granata

I "focolari" in pericolo Dopo la sospensione del pagamento rette I "focolari" in pericolo Sono la nuova, moderna formula con cui si rinnovano gli istituti di assistenza - In queste comunità i bambini vivono in gruppo, affidati a un'educatrice - L'ambiente tenta di riprodurre il modello della famiglia - "Ma la crisi finanziaria ci ostacola" Dice il dott. Enrico, presidente del consiglio d'amministrazione del « Comitato difesa dei fanciulli » di strada Valpiana: « Una cosa deve essere chiara. Quando chiediamo all'Olimi di riprendere il pagamento delle rette sospeso da mesi non intendiamo nel modo più assoluto difendere l'organizzazione attuale degli istituti privati d'assistenza. Comprendiamo perfettamente clic nella maggior parte dei casi sono strutture superate che devono evolversi verso forme più moderne e rispondenti alla coscienza di un Paese civile. Le somme che pretendiamo e che ci sono dovute per legge ci permetteranno di sopravvivere in attesa di una riforma. Rappresentano un punto di passaggio, non un traguardo. Ma è un punto di passaggio obbligato perché se le rette non arrivano, la fine degli istituti è decretata, i bambini saranno abbandonati a se stessi e una qualunque riforma a questo punto diventa problematica ». E' un discorso che sentiamo ripetere anche da altri amministratori di opere pie. Sembra serio e ìesponsabile. Non c'è arroccamento dietro posizioni preconcette, difesa esasperata di principi, ma, al contrario, disponibilità e apertura a soluzioni nuove (compresa l'eventuale pubblicizzazione degl'istituti) con l'unico avvertimento: «Attenzione a non distruggere atti averso il blocco del finanziamenti quello che di buono è stato latto o si sta facendo perché altrimenti si pregiudicherà il futuro». Possiamo anzi dire che proprio dall'interno di alcuni enti, dopo un acceso dibattito critico, sta partendo un processo di trasfor. mazione destinato, a quanto pare, ad avere proficui sviluppi sempreché la crisi non faccia naufragare ogni esperimento. Ci riferiamo al-1 la creazione di comunità familiari o «focolari domestici» di cui esi-1 ste già qualche esempio isolato. Prima di delinearne le caratteristiche è opportuno fare un passo indietro. Non c'è dubbio che la vita, talora secolare, degli istituti privati d'assistenza è passata attraverso tristi esperienze ed è state caratterizzata da episodi dolorosi, alcuni addirittura in piena violazione della legge penale (maltrattamenti e peggio). Certi episodi sono anche recenti, per fortuna la nostra città ne è rimasta esente. Ma accanto a queste pagine vergognose, delle quali non si arrossirà mai abbastanza, dobbiamo collocarne però altre, dove si registra la storia dei graduali cambiamenti di qualche istituto verso forme di esistenza meno mortificanti, più umane e civili. L'abolizione delle lugubri camerate, dell'ordine da caserma, è stata soltanto il segno esteriore di una trasformazione più significativa che ha portato ad esempio a suddividere gli assistiti in gruppi di pochi elementi eventualmente legati da rapporti di parentela («gruppi di famigliai)) per smorzare nei limiti del possibile l'influenza emarginante esercitata da questi tipi di strutture. La situazione era press'a poco a questo punto nell'estate dell'anno scorso, quando alcuni amministratori particolarmente avanzati hanno deciso di compiere un passo ulteriore incominciando un'esperienza che, ci dicono, «nasce dalla coscienza del limiti di qualsiasi riforma dell'Istituto e dalla ricerca di una radicale alternativa»: l'esperienza del «focolare». I bambini vengono tolti dall'istituto, affidati a educatrici con le quali vivono in un alloggio. Si rompe quindi (o si tenta di rompere) lo schema di dipendenza psicologica dell'assistito dal collegio e si forma una comunità piuttosto ristretta (cinque o sei bambini e ragazzi) «inserita — affermano gli esperti — nel tessuto della città, a contatto con una normale vita di quartiere». Gli effetti sono indubbi: da un lato una maggiore responsabilizzai zione, dall'altro l'allontanamento I da quelle forme di vita dell'ente | che per quanto migliorate rispetto . al passato sono sempre alienanti. ' E' un modo di far sentire l'assistito «più se stesso e quindi meno "diverso" da altri bambini o ragazzi che hanno la fortuna di avere una famiglia salda alle spalle, genitori che li educano e li guidano». Ci dicono ancora: «Il rapporto fra le educatrici e i bambini è molto più profondo di quanto sia possibile in mi ente che, per quanto aperto alle relazioni umane, è sempre un ambiente anonimo con rapporti funzionali». E aggiungono: «Il "focolare" tenta eli riprodurre il modello familiare 0 se non è possibile, di gruppo, e a inserire i ragazzi nella società, h loro numero, la suddivisione per età e sesso, il tipo di problematica personale sono studiati in modo da realizzare un equilibrio interpersonale impensabile negli istituti». L'esperienza è appena agli inizi. 1. «Comitato difesa dei fanciulli» ìw aperto nell'agosto dell'anno scorso due «focolari» in borgo San Donato (via Pinelli) e a Moretta. Si sono dovute superare parecchie difficoltà d'ordine pratico, soprattutto quelle legate al reperimento dell'alloggio perché, dicono le educatrici, «a volte quando i proprietari sanno che l'appartamento sarà abitato da bambini, chiudono le porte». Ora si pongono alcuni problemi di carattere educativo, per esempio la necessità di trovare personale specializzato, soprattutto psicologi, «in grado di risolvere le tensioni prima represse che derivano dalla maggiore libertà e spontaneità di vita di cui godono 1 bambini». Ma si può dire che dopo otto mesi il bilancio dell'esperienza fa registrare parecchie note positive. Andiamo al «focolare» di via Pinelli. Ci troviamo sei bambini, dai 4 ai 10 anni, che vivono in un ambiente molto sereno, confortevole, dove è in atto quel processo di «rivalutazione di se stessi» e con. temporaneamente di socializzazione che altrove sarebbe difficilissimo se non impossibile. Dall'interno stesso degl'istituti dunque è partita la spinta a un tipo di trasformazione che dovrebbe cambiare in modo radicale il volto dell'assistenza: da forme d'aiuto limitate nel tempo a interventi produttivi d'effetti nel tempo I «focolari domestici» assieme pga' «centri base» dei quartieri dovrebbero costituire, secondo il pensiero degli esperti, le cellule della futura organizzazione nella quale potranno innestarsi gl'interventi degli enti pubblici locali, una volta che lo Stato trasferisca loro la competenza con leggi quadro e decreti legge. La trasformazione è appena Iniziata, ma già si addensano i pericoli. Il dottor Enrico afferma: «Vorremmo istituire altri "focolari", ma l'attuale crisi finanziarla non ce lo consente. Le stesse comunità di via Pinelli e di Moretta corrono il rischio d'essere chiuse». Cosi il discorso ritorna al punto di partenza: l'ostacolo rappresentato dall'interruzione del flusso dei finanziamenti agl'istituti attraverso l'Onmi. E' indispensabile superarlo al più presto. Clemente Granata Nelle «comunità familiari» i bimbi ritrovano l'affetto che spesso manca negli istituti

Luoghi citati: Moretta