Estraneo nella metropoli sognava il "lontano,, Sud

Estraneo nella metropoli sognava il "lontano,, Sud Il muratore pugliese suicida a Milano Estraneo nella metropoli sognava il "lontano,, Sud Avrebbe compiuto i 18 anni ieri - Si è impiccato con freddezza Forse non era ancora riuscito ad inserirsi nella grande città (Dal nostro inviato speciale) Milano, 6 marzo. Francesco Paterno, il muratore che si è impiccato nel cantiere edile dove lavorava, avrebbe compiuto diciotto anni oggi. Un ragazzo. Il suo suicidio resterà senza spiegazioni. «Forse aveva nostalgia del suo paese — dicono i compagni di lavoro — uno struggente desiderio di tornare a casa, alla sua famiglia». Poi scuotono il capo e aggiungono: «Chissà». Francesco non ha lasciato uno scritto per spiegare il suo dramma. Ha indossato l'abito migliore, quello della festa, ed è andato in uno sgabuzzino al secondo piano dello stabile in costruzione. S'era portato dietro due lenzuola, le ha attorcigliate e formato una corda che ha poi fissato allo stipite della Porta. Si è tolta la giacca, l'ha posata sul pavimento e si è impiccato. Un suicidio compiuto con mente fredda. In tasca aveva ventunmila lire, quanto gli era rimasto dello stipendio. Il resto lo aveva mandato a casa, alla famiglia. Col suo lavoro aiutava padre, madre e sei fratelli. | sLui era il secondo. Il giovane era arrivato a Milano due anni orsono da Gravina in provincia di Bari. Laggiù faceva il panettiere. Un cugino che abita a Linate l'aveva mandato a chiamare. «Farai il muratore — gli aveva detto — lo stipendio è buono e puoi dare una mano ai tuoi». Un compagno, Mario Tavella, diciannove anni, racconta: «So che Francesco è stato per gualche tempo anche a Biella. E' arrivato in questo cantiere nel luglio dello scorso anno (l'impresa "Apollo' che costruisce per conto di una società immobiliare un complesso che sarà adibi¬ tpunsqpabMcslasbtdtleMdclrcsmtqsaUsmFtUhesmvdgtmfliacn spiega: to a uffici, in via Zama, dalle parti dell'Idroscalo) ma era un ragazzo diverso da tutti noi, ho l'impressione che fosse un po' esaurito. Mi dicono quelli che l'hanno conosciuto prima di me, che era un tipo allegro, sempre pronto alla battuta, direi anche spiritoso. Ma ultimamente qualcosa è cambiato in lui: era diventato scontroso, alla sera, dopo il lavoro, restava lunghe ore sdraiato sulla cuccetta, nella baracca, a guardare il soffitto. Era anche capace di non dire una parola per tutto il tempo. Alla domenica non voleva più venire a spasso per Milano, si giustificava dicendo che la città lo spaventava con tutto quel traffico. Ho l'impressione che non sia mai riuscito ad inserirsi». Il cantiere «Apollo» ha un centinaio di dipendenti, si sente parlare tutti i dialetti, ma Francesco, quelle rare volte che rivolgeva la parola a qualcuno, era con quelli della sua regione. Poi il ragazzo ha avuto l'improvviso tracollo. Un geometra, Carlo, lo conoscono tutti solo per nome, «Improvvisamente, mentre stava lavorando, Francesco posava i mattoni a terra e cominciava a ridere. Una risata isterica, strana. Gli ho chiesto più volte il perché e mi dava sempre la solita risposta: "Mi è passato per la mente un ricordo bello e divertente della mia vita, quando ero al paese". Non aggiungeva altro. Ormai eravamo tutti abituati alle sue, diciamolo pure, stranezze, e non ci facevamo più caso». Lunedì il giovane ha scritto la lettera di dimissioni. «Per il 10 voglio essere a casa — aveva detto agli amici — anche al mio paese c'è lavoro, non guadagnerò come qui. ma con un po' di straordinario riuscirò a cavare un bel po' di soldi». Martedì alle 18,30, Francesco smette di lavorare, e con Mario Tavella, va a cena in una trattoria. Sembra gli sia tornato il buon'umore, infila due-trecento lire in un «jukebox» e ascolta qualche disco di canzoni napoletane. Cosa insolita per lui, offre alcuni caffè agli amici e torna in cantiere. Nella sua baracca — cinque letti — ci sono padre e figlio che si stanno cambiando. Sono le diciannove. Dicono che Francesco si è seduto sul materasso, rideva, scuoteva il capo. E' rimasto una ventina di minuti in quella posizione, poi si è alzato, ha preso due lenzuola ed è uscito. Ieri alle sette, un muratore di Brescia ha scoperto il cadavere del giovane che penzolava dal vano della porta. Aldo Popaiz

Persone citate: Aldo Popaiz, Mario Tavella

Luoghi citati: Bari, Biella, Brescia, Milano