La terra trema, davvero

La terra trema, davvero LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO La terra trema, davvero "Terremoto", di Mark Robson: idilli, gelosie, contrasti, fra vari personaggi, mentre si scatenano le forze della natura (e le trombe elettroacustiche fanno vibrare l'aria anche in sala) - "Mondo candido" di Jacopetti: alle origini c'era Voltaire Terremoto di Mark Robson, con Charlton Heston, Ava Gardner. Geneviève Bujold, George Kennedy, Lorne Greene. Americano, colore. Cinema Corso. Con l'autorità che gli viene dal «sensurround» — un sistema di trombe elettro-acustiche onde pare che l'aria vibri e si squarci intorno allo spettatore — Terremoto occupa un posto d'onore nel «genere apocalittico». Non prenderemo troppo sotto gamba il nuovo ritrovato. Certo non bisogna aspettarsi troppo, come di svenire, mettersi a urlare e cose simili. Ma la sua efficacia illusionistica è notevole; una certa tremarella (è il caso di dirlo) si prova, quando, giunti all'acme dell'artificio sussultorio, ci sembra di parlare al nostro vicino «mettendo i denti in nota di cicogna». Il film. A Los Angeles, ai nostri giorni, par che tutto vada bene. Ma non è così. Dopo una scossetta d'avviso, all'Istituto di Sismologia non si è punto allegri: è alle viste (ma non tutti ci vogliono credere) uno sconvolgimento tellurico d'inaudite proporzioni. Soprattutto si teme per la diga di Hollywood, che quantunque ciclopica potrebbe far pelo o peggio. Intanto, negli esemplari prescelti, la vita continua. Continua la frustrazione coniugale dell'ingegnere edile Graff (Charlton Heston), afflitto da un crostino di moglie (Ava Gardner), querimoniosa briacona e gelosa, ma che, oltre a volergli bene, è figlia del suo «principale» e amico Royce, ottima persona. E continua il suo idillio sotterraneo con la deliziosa vedovella Denise (Geneviève Bujold), che quella sì saprebbe renderlo felice. Intorno a questi personaggi, molti altri: un simpatico poliziotto, amareggiato da questioni di confine, un motociclista acrobatico di colore che smania di prodursi nel suo «numero», la sua partner, un commesso di drogheria che non ha il cervello a posto, il figlioletto di Denise, il sindaco, gli addetti alla diga, un medico eccetera eccetera. Ma di ben altro si tratta che delle beghe di costoro, presto spazzate via, come già fu per gli abitanti di Pompei, dalla collera della natura. Annunziate da borborigmi e brontolìi, le scosse sono tre, e quella di mezzo atroce per durata e devastazione. Come avranno fatto a «distruggere» Los Angeles? E da ultimo accade proprio il peggio: la diga si spacca e il flagello delle acque immolla i terremotati. Ancora non molti anni fa, l'ingegnere, fermo restando il suo eroico prodigarsi, avrebbe dovuto ringraziare il terremoto per la liberazione dalla moglie e le nuove nozze con Denise, miracolosamente scampata. Qui invece... ma lasciamo perdere. A dispetto dello spettatore attardato, l'etica più elevata trionfa. Ad aria finalmente quieta, si deve dire che Terremoto (soggetto di George e Mario Puzo) è uno spettacolone coi fiocchi, sorretto dall'estrema possa degli «effetti speciali» e dalle vaste spalle di quell'Heston che si fa sempre trovare ad ogni svolta tecnica e correlativa «parata» del cinema hollywoodiano. ■ _ I. p. ★ ★ Mondo candido di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, con Christopher Brown, Michelle Miller, Jacques Berlin. Italiano a colori. Cinema Arlecchino. (p. p.) Continuo declino del cinema italiano: Jacopetti e Prosperi non riescono nemmeno più a dare scandalo. Stavolta, per presentare il solito campionario di atrocità e di banalità, si ispirano a un classico della letteratura, il Candido di Voltaire. Evidentemente, più che la satira della concezione di Leibniz secondo la quale tutto va nel migliore dei modi e nel migliore dei mondi possibili, ai due registi interessa il campionario di forti delusioni sopportate dal protagonista del racconto. Candido, per avere corteggiato la figlia del suo protettore, ne è scacciato dal castello e va peregrinando di esercito in esercito, di paese in paese. Dall'intolleranza religiosa alla cupidigia sfrenata, dalla totale credulità all'infedeltà più grossolana, tutto finisce con il coinvolgere Candido in una serie di sventure. In particolare la sua innamorata Cunegonda, da fresca e aggraziata che era, si ritrova perversa e invecchiata per le violenze e le contumelie subite. Candido mestamente conclude che è consigliabile coltivare il proprio orto senza arrischiare nulla. Il Candido 1975 ondeggia come si può intuire dalle pe santi regole del cinema commerciale, tra il sesso e la violenza. Dal Settecento spazia ai giorni nostri (ed è questa libertà tipicamente cinematografica l'unica nota lieta dello spettacolo); dall'esercito dei Bulgari fanatici della disciplina, finisce tra le bombe degl'irlandesi contro la Corona o tra le seduzioni del consumismo americano. La morale di Voltaire è subdolamente volta da un tono disincantato e malizioso ai lazzi più grossolani: si veda l'episodio delle soldatesse israeliane riprese discinte nell'intimità e feroci in un'azione di guerra contro i «fedayn». Da Jacopetti (l'uomo di Africa addio), dal suo abitua- : le collaboratore e dal critico del settimanale di estrema destra che collabora alla sceneggiatura, non ci si attende di più. L'indignazione deve cedere il passo all'indifferenza. George Kennedy e Charlton Heston, in una scena di «Terremoto»: tutto sta per crollare

Luoghi citati: Africa, Hollywood, Leibniz, Los Angeles, Pompei