Il processo all'assessore di Pavia per i volumi "osceni,, nelle scuole di Franco Marchiaro
Il processo all'assessore di Pavia per i volumi "osceni,, nelle scuole Il dibattimento aperto ieri in un'aula gremita di pubblico Il processo all'assessore di Pavia per i volumi "osceni,, nelle scuole (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 4 marzo. Attesa delusa per il pubblico che gremiva il tribunale di Pavia dove era in programma il processo a carico dell'assessore alla pubblica istruzione dell'amministrazione provinciale Claudio Bertoluzzi, 30 anni, abitante a Voghera, accusato di diffusione di pubblicazioni oscene destinate all'infanzia e all'adolescenza. Fissato per le 9 di stamane, il dibattito è iniziato soltanto alle 18 per essere poi rinviato, dopo poche battute, all'udienza del 29 aprile prossimo. Il Bertoluzzi, rinviato a giudizio dal sostituto procuratore Dubolino, su denuncia di un maestro di Landriano (Pavia), Enzo Pavi, candidato per il movimento sociale italiano-destra nazionale alle amministrative del 1972, deve rispondere delle pesanti accuse per alcuni volumi distribuiti alle « biblioteche di lavoro » delle scuole elementari di sedici comuni della Bas¬ sa Pavese, dell'Oltrepò e del- la Lomellina, dove sono in corso i « doposcuola speri¬ mentali ». Uno, « Quel brutale, finalmente! » scritto da un alunno savonese, racconta la storia di uno scolaro che uccide con una fucilata un maestro autoritario. Secondo il capo d'imputazione il racconto non « riprova o fa riserve sul gesto, ma lo giustifica come momento di lotta per la libertà ». L'altro volume è: «Le scritte sui muri» (un elenco di frasi politiche, sportive o oscene) il cui testo, secondo l'accusa, « esalta la funzione di tali scritte e l'azione di chi le traccia ». Infine, nell'enciclopedia « Noi e gli altri », l'accusa ravvisa un'offesa al senso morale degli adolescenti e un incitamento al delitto. Il Bertoluzzi ha sempre respinto le accuse sostenendo, tra l'altro, che i libri incriminati diffusi da anni presso decine di scuole erano stati distribuiti alle biblioteche di lavoro delle elementari e non direttamente agli alunni che avrebbero potuto visionarli solo con l'aiuto degli insegnanti preposti al doposcuola dopo consultazione con i genitori. Iniziato alle 18 il dibattimento, i difensori avvocati Smuraglia e Sinforiani hanno richiesto l'acquisizione agli atti di alcuni documenti per dimostrare quale doveva essere l'uso del materiale didattico incriminato. Hanno chiesto anche l'inclusione di recensioni apparse sulla stampa italiana, tutte favorevoli ai « libri incriminati », e degli articoli pubblicati sullo « scandalo dei doposcuola ». E' stata inoltre chiesta la citazione di numerosi testi, primi tra tutti la psicologa Giuliana Bagnasco, l'animatrice Teresa Cavallari e il pedagogista Fernando Rotondo, che costituiscono l'equipe che collabora con l'assessore per i doposcuola. I giudici riuniti in camera di consiglio hanno accolto la richiesta. Hanno invece respinto la richiesta di citazione come testi del pediatra Marcello Bernardi, del neuropsichiatra Dario De Martis e del direttore didattico Giovanni Belgrano che la difesa voleva sentire sui « criteri che vengono adottati da dottrine italiane e straniere per la didattica e per le attività libere dei fanciulli e degli adolescenti ». Il pubblico ministero ha fatio presente come abbia inviato copia dell'incriminazione dell'assessore Bertoluzzi alle procure di Genova e Bologna, dove hanno sede gli editori dei volumi incriminati — editori Ghiron e « La Ruota » — e dove sono stati stampati i libri. Questo per un'eventuale incriminazione degli editori e degli stampatori: eventualità che, se accolta, potrebbe portare anche ad un'unificazione del processo a loro carico con quello dell'assessore provinciale. Il processo riprenderà il 29 aprile. Franco Marchiaro
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