Attesa a Berlino di Tito Sansa

Attesa a Berlino Attesa a Berlino (Segue dalla 1' pagina) que terroristi dicendo che sono stati « saggi e misurati, nel vero senso della parola », ha ringraziato il suo vescovo che gli ha permesso di partire e gli uomini politici di Bonn e di Berlino, « i quali hanno risposto alla brutale violenza rinunciando a trappole e a inganni ». Ha ringraziato poi il governo yemenita che ha accolto i terroristi esclusivamente per salvare una vita. Rivolto a coloro che tengono prigioniero Lorenz, dopo avere constatato che « non vi è ancora motivo di gioia, finché egli non sarà di nuovo tra di noi», Albertz ha detto loro: « E' giunta l'ora che rispettiate immediatamente la parola d'onore da voi data ». Ma il silenzio è continuato per ore, mentre a Bonn si succedevano, come nei giorni e nelle notti scorsi, le riunioni straordinarie degli stati maggiori. Alle 20, un portavoce della polizia berlinese, pronta a scattare, ha detto: « Siamo tornati all' "ora zero", non ci muoviamo, vogliamo evitare qualsiasi rischio per la vita di Lorenz ». A Bonn il portavoce del governo ringraziava il governo yemenita per il suo « senso di umanità », l'ambasciata dello Yemen a Parigi comunicava a sua volta di aver concesso asilo ai terroristi « soltanto per motivi umanitari, su precisa richiesta del ministero degli Esteri di Bonn, dopo trattative durate tutta la notte ». A Bonn tutti ringraziavano tutti, salvo il vicepresidente del Parlamento, Jaeger, appartenente al partito cristiano sociale di Strauss, e il « falco » dei democristiani dell'Assia, Dregger, i quali chiedevano il varo immediato di una legge chi ripristini la pena di morte per gli autori di atti di terrorismo politico. Ma i due venivano sconfessati perfino dai propri partiti, un portavoce democristiano diceva: « La discussione è fuori luogo, e perlomeno di cattivo gusto fino a quando Peter Lorenz non sarà stato liberato ». La giornata era cominciata febbrilmente con la notizia diffusa alle 7 dalle stazioni radio, che il quadrigetto «Boeing 707», col nome Afrika, era ripartito alle 6,43 da Aden con a bordo il solo parroco Albertz, dopo che i cinque anarchici liberati erano rimasti nello Yemen. Alle 7,55 l'apparecchio toccava terra ad Adis Abeba, dove veniva rifornito e preso in consegna da un equipaggio, fresco e riposato, inviato già ieri po¬ meriggio nella capitale etiopica dalla direzione della «Lufthansa». Due ore più tardi il gigantesco velivolo, con a bordo un solo passeggero, il pastore protestante, ripartiva per Francoforte. Vi atterrava alle 16,27 e si fermava esattamente nello stesso punto dal quale era partito meno di 30 ore prima, alle 9,56 di ieri mattina. Lì vicino era pronto, con i motori accesi, un piccolo reattore «T-39» dell'aviazione militare americana, con il quale Albertz ripartiva 13 minuti più tardi, alle 16,40, diretto a Berlino Tempelhof. Qui Albertz — ne.l frattempo soprannominato dai berlinesi il «pastore-lampo» — saliva su un elicottero militare Usa pronto con i rotori in azione e veniva trasportato sul piazzale della Fiera, dinanzi agli studi della televisione, affinché potesse leggere il breve messaggio affidatogli dai cinque detenuti liberati. Alle 18,10 la super-organizzazione tedesca (con la collaborazione americana) permetteva al pastore di rivolgersi direttamente ai tupamaros. Tutte le richieste erano state accolte, le autorità avevano mantenuto la parola data, eseguendo gli «ordini» ricevuti. Cominciava l'ultima fase, la più delicata, ad agire erano chiamati ora i terroristi. Cosa accadrà ora? Ai giornalisti è difficile dirlo, perché la polizia li ha mantenuti lontano, oggi, da ogni centro d'attività con un'energia mai impiegata in passato. Si aspetta di minuto in minuto un cenno dei tupamaros, i quali dicano dove si trova Peter Lorenz. Poi la polizia, che si è astenuta da qualsiasi azione negli ultimi cinque giorni per non mettere in pericolo la vita di Peter Lorenz, si metterà in movimento. Un funzionario diceva stasera: « La tigre è pronta al balzo ». Tito Sansa