QUELLO DEL 1875 di Carlo Falconi

QUELLO DEL 1875 QUELLO DEL 1875 Anno Santo in bianco Gli Anni Santi non sono affatto ineluttabili. Esclusivi, nel mondo cristiano, della sola Chiesa cattolica, che li ha mutuati dalla tradizione veterotestamentaria ebraica, oltre a esser nati soltanto nel 1300 e ad avere avuto per un paio di secoli una datazione variabile — dapprima ogni 100 anni, poi ogni 50, quindi ogni 33 e infine ogni 25 — più di una volta, come nel 1800, ne è saltato qualcuno, e qualcuno, già indetto e proclamato, è andato in bianco per altre circostanze come il giubileo d'un secolo fa, quello del 1875. Nel 1800, l'Anno Santo saltò perché Pio VI, « prigioniero di Stato » a Valenza, premorì l'anno in cui avrebbe dovuto proclamarlo, il 1799, e la lunga vacanza della Sede Apostolica, iniziata il 19 agosto, si concluse soltanto il 14 marzo dell'anno seguente con l'elezione di Pio VII a Venezia. Sennonché papa Chiaromonti prese possesso dell'Urbe appena il 3 luglio, troppo tardi per indire l'indulgenza d'inizio del secolo, anche se le circostanze non solo di Roma e degli Stati pontifici ma di tutta Europa fossero state le più promettenti. ★ * Dopo questo cattivo inizio, l'Ottocento continuò a confermarsi un secolo infausto per gli Anni giubilari. Solo Leone XII potè tenere il suo, tra molti contrasti e scarso esito, nel 1825. Pio IX, che pure regnò 32 anni, e avrebbe quindi avuto la possibilità di celebrarne due, nel 1850 e nel 1875, non riuscì a vararne neppure uno. Nel primo anno, perché assente da Roma (da cui si era allontanato alla fine di novembre del 1848 per sfuggire alla « Rivoluzione », rifugiandosi a Gaeta). In effetti egli avrebbe potuto indire il Giubileo di mezzo secolo, la Repubblica Romana essendo caduta il 30 giugno del 1849, in tempo più che utile per bandirlo e per celebrarlo. Ma non tardò a convincersi che la sua capitale esigeva una purificazione attenta e laboriosa, e soprattutto lunga, perché si potessero cancellarne tutte le ferite della sua recente esperienza. Un'operazione difficile e odiosa dalle cui reazioni doveva guardarsi, e infatti protrasse ancora il suo esilio nel Regno di Napoli fino all'aprile del 1850. Comunque egli non rinunciò a un giubileo minore di carattere suppletivo, del tipo di quello che bandì anche in occasione del Concilio Vaticano I. In questa circostanza egli era ormai nel suo 24° anno di regno e non si faceva molte illusioni di poter essere ancora in vita cinque anni più tardi per la scadenza del nuovo giubileo. Quando invece ne constatò la possibilità, fu assillato dal dubbio se potesse davvero prender un'iniziativa del genere, che una volta di più le circostanze rendevano problematica e insidiosa. Questa volta, è vero, egli non era più in esilio lontano da Roma, ma, benché vivesse in Roma, la città non era più la capitale dello Stato della Chiesa, e lui era un re scoronato, che si considerava prigioniero nel proprio palazzo del Vaticano. Come poter celebrare 'in Giubileo in circostanze simili? Per tutti i suoi predecessori la celebrazione d'un Anno Santo era sempre stata subordinata a precise condizioni : per lo Stato della Chiesa, all'assen2a di conflitti armati e alla sicurezza della viabilità dalle aggressioni brigantesche; per la città di Roma, all'allestimento degli ambienti adatti all'accoglienza dei pellegrini, alla sospensione di divertimenti e spettacoli non conformi allo stile penitenziale di quel periodo, all'allontanamento delle cortigiane, ecc. * ★ Ebbene, queste ultime condizioni, dopo l'annessione di Roma all'Italia, non solo non erano più assicurate, ma erano per di più aggravate da ostacoli del tutto nuovi. La città era divenuta, da città santa come tornava ad essere per lo meno in occasione dei giubilei, non solo una città profana, ma dissacrata dal divieto dei riti religiosi in pubblico, dall'espropriazione e dalla confisca degli edifici ecclesiastici, dalla costruzione di chiese scismatiche, e addirittura polemica col laicismo e l'anticlericalismo delle sue manifestazioni, con l'insolenza della stampa e delle rappresentazioni teatrali, ecc. alla Roma di prima della Breccia. La finalità dominante di tutti i Giubilei romani è sempre stata politica, sia pure di politica ecclesiastica: la riaffermazione cioè del primato pontificio, della funzione unificatrice del sommo pontificato, il richiamo alla disciplina e all'obbedienza verso il vescovomonarca della cattolicità intera. « Videre Pelrum », ha ricordato ancora recentemente in occasione dell'apertura dell'attuale Anno Santo La Civiltà Cattolica, è il vero scopo degli Anni Santi: « I pellegrini cattolici potranno vedere come Pietro nella persona del papa è colui che garantisce alla Chiesa la sua unità, perché è tale la junzione assegnatagli da Cristo ». Pio IX non avrebbe esitato, pur di rilanciare il culto del papato offeso dalla « sacrilega aggressione » che lo aveva privato del supporto del potere temporale, a mostrarsi ai pellegrini e ai curiosi del mondo intero nella sua patetica cattività. Grande affascinatore di folle, il suo magnetismo, ne era sicuro, avrebbe eccitato i credenti di tutti i continenti verso la crociata liberatrice. Ma fu convinto anche questa volta dai suoi consiglieri a non correre il rischio di inutili provocazioni: il governo italiano, gli si disse, si sarebbe ben guardato dal permettergli una così facile e fruttuosa propaganda. L'attesa dei fedeli, sia dei temporalisti che dei liberali, divenne sempre più spasmodica man mano che il 1874 trascorreva. Il silenzio impenetrabile degli organi ufficiosi della S. Sede era senz'altro significativo, ma ci si aspettava che il papa l'avrebbe prima o poi infranto all'improvviso. Come infatti avvenne, e quando tutti credevano ormai che non ci fosse nulla da aspettarsi. L'enciclica « Gravibus Ecclesiae » annunciò con immutato tono enfatico: « Riceva dunque la universale e militante Chiesa di Cristo le Nostre voci con le quali a suo esaltamento, a santificazione del popolo cristiano e a gloria di Dio, intimiamo, annunciamo e promulghiamo per tutto intero il prossimo anno 1875, l'universale e massimo Giubileo ». Ma l'illusione durò un attimo. L'enciclica infatti portava la data del 24 dicembre 1874, del giorno cioè nel quale avrebbe dovuto essere aperta dal pontefice la Porta Santa, mentre né la cerimonia era avvenuta né veniva promessa, anzi lo stesso documento precisava che il Giubileo non avrebbe avuto le manifestazioni tradizionali degli Anni Santi. ★ + E infatti quel singolare Giubileo nacque morto. Dopo il magniloquente annuncio, fu come se nulla mai fosse avvenuto. Pio IX stesso mostrò puntigliosamente di ignorare che un Anno Santo fosse in corso. Persino quando giunsero a Roma alcuni pellegrinaggi, per lo più francesi e belgi — sì e no. fra tutti, una trentina di migliaia di persone nell'intero anno — egli evitò di accennare ai motivi della loro presenza in Roma. Tanto meno poi offrì un qualsiasi bilancio del Giubileo nei discorsi di concistoro ai cardinali, né consacrò alcun documento o cerimonia alla sua chiusura. E nello stesso spirito si comportò la stampa vaticana o di ispirazione vaticana. La rivista citata dei gesuiti romani pubblicò l'enciclica pontificia soltanto nel suo secondo numero di febbraio e in tutto il 1875 consacrò all'avvenimento un solo articolo: l'editoriale dell'8 marzo successivo, nel quale, dimenticato presto l'argomento del giubileo, avviava una lunga diatriba politica contro i cattolici liberali, conniventi con i principi della « Rivoluzione » e perciò responsabili del trionfo di Satana; il Giubileo doveva suonare per essi come un monito supremo alla riconciliazione coi loro fratelli di fede e soprattutto a ritornare uniti sotto la bandiera di combattimento innalzata dal papa contro il grande scisma della civiltà moderna. Dopo di che, per tutti i restanti quaderni della rivista, silenzio assoluto. Unica eccezione, per non annullare forse la lunga fatica d'un collaboratore: le quattro puntate, apparse subito dopo, della « Storia di un assassinio massonico-carbonario commesso in Roma nell'Anno Santo presso via della Valle » durante il precedente Giubileo del 1825. Quattro puntate presto dimenticate dai lettori sopraffatti dai ben altrimenti accattivanti romanzi-fiume Le vie del cuore e Le gemelle africane. Carlo Falconi

Persone citate: Chiaromonti, Pio Ix, Pio Vi, Pio Vii, Solo Leone