Il figliol prodigo di La Malfa di Carlo Casalegno

Il figliol prodigo di La Malfa Il figliol prodigo di La Malfa Sul congresso repubblicano di Genova si continuerà a discutere, da destra c da sinistra, per fatti politici e personali: lo impongono i temi affrontali in quattro giornate assai tempestose, e le sciabolate che La Malfa non ha risparmiato agli amici, agli avversari, a taluni suoi compagni. Ma le accuse 0 i sospetti d'ambiguità sul problema centrale, il « compromesso storico », non hanno più ragion d'essere. Il partito ha risposto con un rifiuto articolato, ma chiaro. Ci sembra che il giudizio più limpido sul senso del congresso l'abbia dato Saragat: un politico che nonostante una personalità diversa e il ricordo di non lievi contrasti, ha un'esperienza e una visione delle cose assai vicine a quelle di La Malfa. Non sospetti né l'uno né l'altro di collusioni con il comunismo, sanno che il rifiuto al pei, espressione di milioni di voti popolali e partecipe importante della vita pubblica, non può essere espresso in termini di crociata; condividono le stesse preoccupazioni per un equilibrio internazionale che pare spostarsi, e rischia di spostarsi ancor più a favore del blocco sovietico; sperano entrambi, come obiettivo lontano, « storico », in un recupero del comunismo occidentale alla democrazia. Forse, in La Malfa, c'è in più verso il pei una sorta di complesso del figliol prodigo. Da anni non nasconde un rammarico per il distacco di tanti compagni della lotta antifascista, un'attesa del ritorno, e un'attenzione nutrita di fiducia illuministica ad ogni segno di sganciamento da un dogmatismo ch'egli giudica anacronistico e rovinoso nelle società occidentali. Nell'impostarc il congresso di Genova, che ha dominalo ancora una volta con la sua personalità (ed anche i suoi umori) nonostante una battaglia d'eccellenti comprimari, ci sembra che La Malfa sia partito da alcune considerazioni, oltre al dato ovvio della crisi italiana, economica e politica. Le elezioni di giugno sono una prova che non consente profezie, e che può imporre scelte drammatiche, finora rifiutate: il pri è troppo piccolo per determinarle, ma ha il compito di proporre, e quasi d'imporre, una discussione concreta. Il problema centrale, al di là d'ogni incognita elettorale, sarà quello del pei. Senza il dialogo con 1 comunisti è impossibile affrontare una politica di ripresa economica e di riforme; ma con i comunisti, soprattutto nella presente situazione internazionale, è impossibile governare l'Italia senza mettere in pericolo la sicurezza del Paese, la solidarietà occidentale, l'equilibrio europeo. Con gl'interventi del segretario al congresso e la mozione approvala a larga maggioranza, il piccolo partito repubblicano ha lanciato al pei un invito al confronto, una sfida. La Malfa riconosce, con speranza e anche con l'orgoglio di chi raccoglie qualche frutto da un lungo e spesso frainteso « colloquio speciale », che i comunisti italiani stanno conducendo un importante piocesso di revisione; che hanno acquistato coscienza degli aspetti degenerativi della nostra società, delle leggi ferree dell'economia, dell'assurdità d'applicare i vecchi dogmi al mondo occidentale: la conferenza d! Dusseldorf sull'automobile è l'ultimo segno. Ma, si tratti di aggiustamenti tattici o di conversione, questi segni non bastano per accogliere il figliol prodigo nell'area di governo: occorrono altri passi avanti, e ben altre garanzie sulla politica economica c sociale, sulla sicurezza, sulla scelte internazionali. Così motivalo, il no repubblicano al compromesso storico appare limpido e privo sia d'ambiguità, che di fanatismo; offre un'indicazione politica assai chiara per il programma che il pri spera possibile per il dopoelczioni, un centro-sinistra corretto dalle dure lezioni della crisi; ed appare un invito discreto ma pressante alla de e al psi, perché affrontino quel necessario processo di revisione critica in cui sembrano in ritardo sui comunisti. E' un peccato d'orgoglio? Non si può negare un senso drammatico di sfida nel modo in cui La Malfa ha condotto il congresso repubblicano, nel rifiuto (ragionevole ma quasi arrogante) del fronte laico, nel pessimismo combattivo con cui guiderà il partito — rimanga o no segretario — alla prova elettorale. Ma forse la solitudine orgogliosa è il destino e la forza d'un piccolo partito come il pri: certe battaglie politiche decisive, come dimostra l'esperienza del primo dopoguerra, non si vincono soltanto con le grosse falangi. Carlo Casalegno

Persone citate: La Malfa, Saragat

Luoghi citati: Genova, Italia