Come Asti dice no al congresso msi

Come Asti dice no al congresso msi Occupata la sede del convegno Come Asti dice no al congresso msi (Dal nostro inviato speciale) Asti, 1 marzo. Dovevano radunarsi domani, 2 marzo, in un salone dell'hotel Salerà per il loro convegno regionale. Ma la stragrande maggioranza degli astigiani ha detto no all'arrivo in città di circa 400 neofascisti, iscritti alle varie sezioni piemontesi del msi. I lavoratori, stamane, si sono fermati per alcuni minuti nelle fabbriche in segno di protesta, i ferrovieri del compartimento di Asti hanno incrociato le braccia per dieci minuti, gruppi di studenti e di sindacalisti si sono recati dinanzi all'albergo, alla periferia della città, «per pattugliare gli ingressi e garantire l'incolumità della gente». Questo improvviso stato d'allarme in una città dai pacati toni politici è finito alle 12,30 quando il prefetto Pellegrino, con un'ordinanza, vietava ai gerenti del «Salerà» di concedere i locali per il consiglio regionale missino. Con l'intervento prefettizio si concludeva la lunga notte della battaglia antifascista. Ieri sera, infatti, i consiglieri comunali (39 su 40, escluso ovviamente il rappresentante missino) votavano all'unanimità un documento in cui si ribadiva l'impegno antifascista della città e si chiedeva l'annullamento del congresso missino presieduto dal segretario regionale, onorevole Abelli. Approvata la richiesta, tutti i consiglieri, sindaco in testa, si recavano all'hotel Salerà e lo occupavano simbolicamente. La singolare protesta, attuata nel massimo ordine, durava dalle dieci di sera all'una di notte. Poi tutti tornavano a casa tranne un piccolo gruppo del comitato antifascista rimasto lì per ribadire il no al congresso. La «lunga notte» della protesta aveva successo e stamane il Prefetto, per motivi di ordine pubblico, vietava il congresso. Tra le motivazioni del suo diniego c'è pure quella che il convegno sarebbe stato «ritenuto un'aperta provocazione ai valori della Resistema, vivamente sentiti nella sona». E stamane, in città, erano convenuti dall'intero Monferrato e dalle vicine Langhe molti ex capi partigiani: proprio per ricordare ai fascisti «che certe cose non si dimenticano». «Non possiamo scordare gli eccidi dei nazifascisti sulle nostre colline — sottolinea il professor Giovanni Cardello, primario dell'ospedale ed uno dei presidenti del Comitato antifascista — Asti democratica ha risposto ad una provocazione e, in nome della giustizia, abbiamo vinto. Certa gente non la vogliamo più tra i piedi». Il capoluogo ha le sue industrie in crisi; i licenziati in questi ultimi mesi superano i 500, in cassa integrazione sono circa ottomila, gli altri tremano pensando a ciò che potrebbe essere il loro futuro. « L'iniziativa fascista era chiaramente un affronto in una città che sta pagando duramente la crisi economica e che ha già superato i due milioni di ore in cassa integrazione » rileva Bruno Fenzi, sindacalista della CgilPlm. « Non potevamo tollerare la presenza di 400 fascisti in una città che li vede in netta minoranza », gli fa eco Bruno Ferraris consigliere regionale del pei. Ed aggiunge: « Ieri abbiamo occupato l'albergo perché volevamo premere sull'opinione pubblica e spingere il prefetto a prendere l'auspicata decisione che finalmente è arrivata stamane ». Nelle elezioni politiche del '72, i missini recimolarono in città il 3 per cento dei voti: Asti si dimostrò città democratica e in questi giorni c'è stata la verifica. Ma i fa scisti si sentono ugualmente forti. « E' una decisione scan dalosa quella del prefetto — urla Giuseppe Oddone, unico consigliere missino al Comune — noi avevamo orga nizzato un congresso a porte chiuse senza alcun clamore. Almirante, nel '72, parlò senza incidenti di fronte ad un immenso pubblico. Gli astigiani ci hanno lasciati sempre tranquilli e per questo motivo avevamo scelto questa città per il raduno di lavoro. Se le cose sono andate così lo dobbiamo a quei pochi "vecchioni" del comitato antifascista: starnazzano come oche ». Oggi, nel settecentesco palazzo del municipio, in piazza Alfieri, c'era soddisfazione. Si respirava aria di vittoria dopo le intense e lunghe ore della tensione. Capannelli di studenti ed operai commentavano la decisione del prefetto, gruppi di ex partigiani chiedevano di essere ricevuti dal sindaco per congratularsi. <f Come primo cittadino ed antifascista — dice il sindaco Guglielmo Berzano, de — dovevo agire in questo modo. E' mio dovere interpretare il sentimento popolare che oggi ad Asti è quello democra¬ Il prefetto, dopo Fazione del sindaco e dei consiglieri, proibisce la riunione - Le rabbiose reazioni dei fascisti tico e pacifista. E' pure mio dovere garantire i miei concittadini da ogni tipo di offesa e provocazione; il congresso fascista le implicava entrambe. Ecco perché ieri ho guidato i consiglieri al Salerà ». Asti antifascista ha capito il suo sindaco ed oggi l'applaude. Edoardo Ballone La riduzione d'attività che analitiche fabbrica per fabbrica. Gli stabilimenti interessati alla riduzione sono: MilanoCrescenzago (un migliaio di lavoratori sarà interessato a tre giorni di sospensione); San Salvo (1350 lavoratori sospesi per diciotto giorni e i rimanenti per tre giorni); Alessandria (135 lavoratori sospesi per 12 giorni); Carpi (tre giorni di sospensione per tutto lo stabilimento); Torino (22 giorni di sospensione per 250 lavoratori e cinque giorni per il resto); Potenza (quindici giorni di sospensione per 360 lavoratori); Pavia (140 lavoratori sospesi per ventidue giorni e 450 per cinque giorni); Firenze (57 lavoratori sospesi per tre giorni). Le sospensioni saranno attuate entro il mese di ottobre, mese in cui le parti si incontreranno di nuovo. « Ai lavoratori posti in Cassa integrazione — è detto nel comunicato — verrà garantito l'ottanta per cento del salario lordo». (Ansa)

Persone citate: Abelli, Almirante, Bruno Fenzi, Bruno Ferraris, Edoardo Ballone, Giovanni Cardello, Giuseppe Oddone, Guglielmo Berzano

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Carpi, Firenze, Pavia, Potenza, San Salvo, Torino