Due fermati a Roma per l'agente di p.s. La polizia conosce i nomi degli assassini

Due fermati a Roma per l'agente di p.s. La polizia conosce i nomi degli assassini Improvvisa svolta nelle indagini della sanguinosa rapina Due fermati a Roma per l'agente di p.s. La polizia conosce i nomi degli assassini Una catena di tragedie - Gli esecutori materiali della drammatica rapina avrebbero anche ucciso un complice minore per timore che parlasse - Il giovane fu trovato arso vivo in un'auto giorni fa sulla via Portuense Roma, 28 febbraio. Due fermi per l'assassinio dell'agente Giuseppe Marchisella. Presto ci saranno gli ordini di cattura: cinque, si dice. Non per la sola morte del poliziotto, ma anche per un altro omicidio. « Siamo di fronte a uno dei più gravi episodi di delinquenza di questi anni », ha detto il sostituto procuratore della Repubblica Nicolò Amato. E' una catena di tragedie. Venerdì sera, 21 febbraio, in piazza dei Caprettari, al centro di Roma, pochi passi dal Senato e dal Pantheon, viene ucciso a colpi di pistola l'agente Giuseppe Marchisella, 2(ì anni. Al delitto è presente la fidanzata del giovane, Clara Calabresi, che due giorni fa ha cercato di togliersi la vita per la disperazione. Lunedì sera, in una tenuta sulla via Portuense, alle porte della città, Claudio Tigani, IT anni, sposato, una bimba di 2 anni, è ucciso con quattro colpi di pistola. Il corpo viene bruciato, per Sniffimi!! a.,n,eno ri" ^da,rc i'd-ent.'"°azl°"e' permessa pero dalla fede nu- messa però dalla fede ziale della vittima. I due delitti sono collegati: Tigani aveva rubato una o due automobili utilizzate per la rapina durante la quale era stato ucciso l'agente. Fallito il colpo, era diventato il testimone pericoloso di un omicidio che stava sconvolgendo il Paese I nomi dei due fermati non dicono molto, per ora almeno: Silvano Dolci, 22 anni, Laudovino De Sanctis, 35 anni. Sono cognati. Hanno sposato due sorelle, proprietarie di un bar a Roma, in piazza Neuschuler, quartiere Gianicolense. Intorno a questo bar i carabinieri sospettano un piccolo giro di droga, forse un po' di gioco d'azzardo. De Sanctis ha qualche conto in sospeso con la giustizia. L'idea di tentare il grosso colpo può essere partita proprio da lui: nell'ufficio postale di piazza dei Caprettari, la sera della rapina, c'erano pacchi postali con dentro quasi mezzo miliardo in denaro contante. De Sanctis è claudicante. «Ma guida la macchina molto bene», diceva ieri uno degli investigatori. E proprio questo (guidare l'auto) dovrebbe essere stato il suo ruolo nel colpo, al momento di entrare in azione. Silvano Dolci, invece, si sarebbe preoccupato di cercare le automobili per la rapina, dando l'incarico a Tigani, un esperto in questo genere di furti, nonostante l'età. Nell'ufficio di piazza dei Caprettari sono entrati in tre. Fra loro non c'erano né De Sanctis, né Dolci. E non c'era neppure Tigani, uscito di scena ccn un centinaio di migliaia di lire, subito dopo avere svolto il suo compito di ladro. La rapina è diventata un omicidio dei peggiori, senza attenuanti, reato da ergastolo. Tigani, il ladro d'auto, sabato sera era al biliardo. Gli amici lo hanno visto cambiare un biglietto da centomila. Era la prima volta. Devono averlo notato anche i rapinatori assassini. Si sono preoccupati. Sapevano che la polizia e carabinieri stavano «pettinando» tutti gli ambienti vicini alla mala. Tigani lunedi pomeriggio è uscito tranquillo da casa. Si è incontrato con gli uomini che avrebbero dovuto ucciderlo. Forse, per dargli fiducia, gli hanno chiesto di rubare un'altra macchina, la «132» nella quale poi il suo corpo è stato trovato carbonizzato. Il delitto ha dato subito l'impressione di un regolamento di conti all'interno della malavita romana. Ma il collegamento non è stato immediato, né facilissimo. C'è stata fortuna e abilità. Fortuna, perché sul « caso del giovane bruciato » è capitato lo stesso magistrato, Nicolò Amato, che stava indagando sulla rapina alla Posta; abilità, perché i carabinieri del nucleo investigativo, hanno preparato subito un piano d'azione, facendo una serie di proposte (interrogatori, controlli telefonici, pedinamenti) ehe si sono dimostrate assai utili. Questo pomeriggio, Amato si è incontrato con i giornalisti. Aveva accanto il maggiore Antonio Cornacchia, il capitano Antonino Tomaselli, i marescialli Domenico Blaconà e Rocco Picaro, tutta gente che non dorme almeno da quattro giorni. «Credo che ce l'abbiamo fatta», ha detto Amato: «Domani mattina cominciamo con gli interrogatori. Siamo vicini ai nomi dei tre che hanno compiuto materialmente l'assassinio e la rapina. Per ora abbiamo dei soprannomi e delle indicazioni abbastanza precise: se avessi le generalità complete, firmerei subito gli ordini di cattura». I tre ricercati sono, per i giornalisti, poco più che ombre. Uno è chiamato il «cileno» e il soprannome ha fatto pensare per qualche ora a un rifugiato politico. Ma è stato chiarito che parla in romanesco e che di cileno non ha proprio nulla". Un altro è siciliano, ma risiede a Torino. Quando arriva a Roma, va ad abitare in una pensioncina vicino alla stazione. Poi c'è il biondo con le lentiggini, quello che più è stato notato durante la rapina. A sera, dal nucleo investigativo e dalla sezione omicidi sono usciti ufficiali e funzionari in missione segreta. Per i tre della rapina potrebbe essere questione di ore. Questa sera la polizia ha arrestato due ladri d'auto (hanno confessato). Sono Maurizio Calò, 19 anni, e Giorgio Bernardini, 21 anni. Hanno aiutato Tigani a rubare le macchine per la rapina, della cui organizzazione, però, conoscono solo pochi dettagli. Andrea Barberi mente le norme formali e questa applicazione renderà ancora più lento il corso della giustizia. In sintesi: i magistrati della Corte dei Conti svolgeranno soltanto nell'orario di ufficio il proprio lavoro; tratteranno te pratiche in ordine cronologico e non secondo l'importanza o l'urgenza; non prenderanno in considerazione le pratiche che non risulteranno conformi alla legge agli uffici di provenienza.

Luoghi citati: Roma, Torino