Economia: cosa non va

Economia: cosa non va INTERVISTA FOURCADE-APEL Economia: cosa non va L'economia occidentale sta attraversando una fase di crisi, Io sappiamo tutti. Sappiamo anche quali sono i suoi mali più gravi: inflazione e recessione. I governi li stanno combattendo da oltre un anno, badando a dosare attentamente la medicina della deflazione e della dilazione. « Europa » ha posto una serie di domande a due di quei personaggi che hanno il potere di decidere sia la medicina, sia la dose, {acquetine Grapin, « Le Monde », ha intervistato il ministro della Economia francese, Jean-Pierre Fourcade. Hans Stollhans, « Die Welt », ha sentito invece Hans Apel, ministro delle Finanze della Repubblica Federale Tedesca. EUROPA — Lei non pensa che nell'attuale congiuntura i programmi di rilancio, anziché rianimare l'attività, favoriscano soprattutto l'inflazione? FOURCADE — Nell'attuale congiuntura bisogna guardarsi dal mettere in cantiere programmi di rilancio fino a che le condizioni per il risanamento non siano state riunite. Per quanto riguarda la Francia noi siamo ancora a un tasso di inflazione annuale nell'ordine del 12 per cento e l'equilibrio della nostra bilancia commerciale non è assicurato. Le evoluzioni constatate in questi due campi sono incoraggianti, ma non ci permettono di individuare per il momento un rilancio. Per contro, siccome l'altro obbiettivo della nostra politica economica è di preservare il posto di lavoro dei francesi, affianchiamo alla nostra politica un certo numero di disposizioni che hanno lo scopo di evitare che la crisi mondiale provochi effetti troppo marcati sull'economia francese. Cos'i le pubbliche attrezzature, le modalità dell'inquadramento del credito, misure specifiche che favoriscono certi tipi di investimenti, sono iniziative destinate a mantenere l'attività a un ritmo ragionevole. Per riassumere, ci pare preferibile che l'economia francese si mantenga a un livello d'attività sufficiente e in campi molto stretti piuttosto che spingersi lontano nella via della restrizione dell'attività ed effettuare in seguito un rilancio troppo brutale. APEL — E' decisamente questione d'opportunità e di dosaggio dei programmi di politica congiunturale. Se questi provvedimenti di ripresa intervengono in una situazione contraddistinta da risorse improduttive — che possono essere sotto forma di disoccupazione e di capacità produttiva non utilizzata — allora un programma di ripresa congiunturale non provoca inflazione. Anzi, con l'aumento del grado di utilizzazione, i costi delle imprese diminuiscono e si attenua la pressione inflazionistica sui prezzi. Questa è esattamente la situazione iniziale da cui parte il nostro programma congiunturale del 12 dicembre 1974. Esso dovrebbe dare una ripresa all'insegna della stabilità e ciò si vede già dal fatto che è inserito nel quadro di una politica di credito della Banca federale tedesca orientata appunto sulla stabilità. Il successo di questo programma dipende naturalmente molto dalla capacità di evitare forti spinte sui costi. Io sono convinto che i nostri partners hanno capito che i tempi sono cambiati. EUROPA — Quali sono le sue previsioni sull'evoluzione dell'economia americana per il 1975? L'Ocse prevede una diminuzione del 2 per cento del prodotto nazionale lordo, un'inflazione del 10 per cento e un deficit della bilancia corrente di 7 miliardi e mezzo di dollari. Quale sarà l'influenza della situazione di Oltre Atlantico sulle economie europee? FOURCADE — Penso che questa previsione dell'Ocse sia pessimistica. E sono persuaso che l'economia americana conoscerà nel 1975 una certa ripresa. Ma non bisogna farsi troppe illusioni sulla sua dimensione, e bisogna dar per scontato che, nella media annuale, l'economia americana nel 1975 sarà ancora in leggera recessione. Questo stato di cose porta a varie conclusioni. Anzitutto noi avremo nel 1975 il problema della fluttuazione delle diverse monete che potrà trascinare con sé qualche nuova difficoltà, e questo fatto rende ancora più necessaria la riorganizzazione del sistema monetario internazionale. Si teme, in effetti, una crisi per l'indebitamento del dollaro nel corso dell'anno. Seconda conseguenza: il basso livello dell'attività americana ci proteggerà in compenso da un aumento massiccio dei prezzi delle materie prime nel mondo, cosa che faciliterà ai Paesi europei il ritorno a ritmi di inflazione più normali. Infine, il livello dell'attività americana avrà evidentemente degli effetti restrittivi sullo sviluppo del commercio mondiale, e questo ci deve spingere a sviluppare i nostri scambi commerciali con i Paesi produttori di petrolio e con quelli che producono importanti materie prime internazionali, in modo da potere più facilmente equilibrare la nostra bilancia commerciale. APEL — Lo sviluppo economico americano, in virtù delle dimensioni della sua politica economica interna e delle strette connessioni con quella estera, esercita naturalmente un forte influsso sull'economia mondiale e quindi europea. Per questo motivo anche la Repubblica federale ha seguito attentamente il recente sviluppo che si è verificato negli Stati Uniti. Questo sviluppo era caratterizzato, da una parte, da tassi di inflazione costantemente elevati e dall'altra da una preoccupante recessione di tutta l'attività economica, collegata con una crescente disoccupazione. Con il programma annunciato dal Presidente Ford il 14 gennaio, comprendente riduzioni di imposte di circa 12 miliardi di dollari, notevoli agevolazioni ai nuovi investimenti e considerevoli tagli ai consumi energetici, si sono poste basi decisive per una ripresa dell'economia americana. Per l'economia europea ciò significa scongiurare il pericolo di un movimento di svalutazione congiunturale cumulativo. E sono sicuro che in questo modo anche la pessimistica previsione dell'Ocse per il futuro sviluppo congiunturale negli Usa dovrà essere riveduta e corretta. EUROPA — Secondo le previsioni, il programma francese di ripresa economica, qualunque cosa accada per i prezzi o per il commercio estero, deve in linea di massima portare i suoi risultati nel 1975. In queste condizioni lei reputa opportuno, una volta raggiunti gli obbiettivi, che la Francia leghi in un modo o in un altro la propria moneta a quelle fluttuanti in quello che si è convenuto chiamare il « serpente » monetario? FOURCADE — La politica di ripresa, che portiamo avanti dal mese di giugno, ha in effetti raggiunto i suoi primi obbiettivi ulla fine del 1974, ma non si tratta che di una prima tappa. Noi speriamo di riconquistare alla fine del 1975 l'equilibrio commerciale e un ritmo di inflazione paragonabile a quello della Germania o del Belgio. Abbiamo ancora dei passi da fare e forse non è il caso, in questo momento di sforzo per una ripresa, di rientrare nel « serpente » europeo. Ma poiché uno degli obbiettivi della nostra politica monetaria è anche di ritornare il più rapidamente possibile a parità flsse di cambio, che ci appaiono le sole compatibili con la riorganizzazione del sistema monetario internazionale, il ritorno della Francia nel « serpente » comunitario o la messa a punto da parte dei Paesi membri (Continua a pagina III)

Persone citate: Apel, Hans Apel, Hans Stollhans