Sequestrato in auto dal fidanzato di una collega cui dà un passaggio

Sequestrato in auto dal fidanzato di una collega cui dà un passaggio Un operaio Fiat di Buttigliera Alta, padre di due figli Sequestrato in auto dal fidanzato di una collega cui dà un passaggio L'aggressore è stato arrestato insieme col padre ed il fratello - Sono tutti accusati di "sequestro a scopo di estorsione" perché hanno richiesto all'uomo circa due milioni Un operaio di Buttigliera Alta, padre di due figli, è stato «.sequestrato)) e malmenato dal fidanzato di una ragazza che, qualche sera prima, aveva accompagnato a casa dopo una festa. Insieme con il padre e il fratello, l'aggressore ha poi tentato di farsi consegnare due milioni dal giovane «per risarcimento)). I tre sono stati arrestati. Sono: Bruno Giovale Arena, 24 anni, il padre Carlo, quarantaseienne, il fratello Giancarlo, 19 anni. Abitano tutti in borgata Pogolotti di Giaveno, sono costruttori edili. L'accusa nei loro confronti è «sequestro di persona a scopo di estorsione». Protagonista dell'intricata vicenda è Marco Rabbia, 26 anni, operaio alla Fiat Ferriere e custode, con la moglie Emilia di 23 anni, della villa Moraglio a Buttigliera Alta. Tutto è cominciato il 28 gennaio. «Quella sera — racconta l'operaio — so7zo andato a una festa in casa di amici, compagni di officina, nei pressi dì Almese. Qui ho incontrato una ragazza che lavora, come me, alla Fiat Ferriere». La giovane è Irma Durand, 24 anni, operaia, che abita a Bussoleno in corso Peirolo con i genitori. «Poco prima di mezzanotte — continua Marco Rabbia — ho deciso di rincasare. Irma non aveva nessuno che l'accompagnasse. Allora mi sono offerto di darle un passaggio. Lei ha acconsentito». I due si avviano verso Bussoleno. Quando giungono davanti all'abitazione della ragazza, lei nota parcheggiata sul ciglio della strada l'auto del fidanzato, Bruno Giovale Arena. «Speriamo che non s'arrabbi — dice all'accompagnatore —. E' geloso: non vorrei che mi picchiasse». «Le ho proposto di accompagnarla fin sulla porta — dice ora Marco Rabbia —. Sarei rimasto in attesa, per prendere le sue difese, nel caso che il fidanzato la maltrattasse. Sono salito con lei sul ballatoio». A questo punto si spalanca la porta. Il padre di Irma Durand esce e domanda: «Che cosa succede qui?». Marco Rabbia non fa in tempo a rispondere. «E' sbucato improvvisamente il fidanzato. Mi ha subito aggredito con un pugno in pieno viso. Ha continuato a infierire su di me. Ho tentato di scansare i colpi. Mi sono abbassato e lui ha sferrato Un pugno contro il muro. Si è fatto male: sanguinava. Io, per evitare il peggio, me ne sono andato». Marco Rabbia torna a casa, racconta l'accaduto alla moglie e crede che la vicenda sia conclusa così. Invece il 17 febbraio, verso le 15, Bruno Giovale Arena si presenta alla villetta di Buttigliera Alta. Suona. Viene ad aprire Emilia Rabbia. «Suo marito ha fatto un guaio — le dice —. L'altra sera ci siamo picchiati Io mi sono fatto male. Lei deve sapere che io guadagno, con la mia impresa, 50 mila lire al giorno. Adesso ho una mano immobilizzata per due settimane. Il danno che subisco è enorme. Sarebbe il caso che suo marito pensasse a risarcirmi ». Emilia Rabbia risponde con calma: «Le questioni tra lei e mio marito non mi riguardano. Torni quando c'è lui». Anche qui, la storia sembra conclusa. Invece giovedì, alle 13,30, due uomini suonano ancora il campanello della villetta. Sono Carlo e Giancarlo Giovale Arena. A Marco Rab- bia, che viene ad aprire, si rivolgono minacciosamente: «Dobbiamo discutere di quella ragazza che hai accompagnato a Bussoleno. Vieni con noi ». Marco Rabbia rifiuta. A questo punto, sbuca Bruno Giovale. I tre trascinano l'operaio verso la loro auto. «Mi hanno portato fino a una cava in disuso sopra il lago piccolo di Avigliana. Qui hanno cominciato a minacciarmi. Uno mi diceva: "Adesso ti leghiamo una pietra al collo e ti gettiamo in acqua". L'altro: "Ti schiacciamo contro la montagna". Mi hanno trattenuto per oltre due ore. Io ero terrorizzato. Alla fine mi hanno detto: "Siamo disposti a passare su tutta la faccenda, se ci versi due milioni". Ho risposto: "Non ho due milioni, ma cercherò di procurarmeli". Allora mi hanno lasciato andare». Marco Rabbia avrebbe dovuto consegnare il denaro a mezzogiorno di ieri nell'abitazione dei Giovale. «Sono tornato a casa — racconta l'operaio — e mi sono consultato con mia moglie. Abbiamo deciso di presentare denuncia ai carabinieri». Insieme con i marescialli di Giaveno e Avigliana, le indagini sono state condotte dal capitano Calisti, di Rivoli. I tre Giovale sono stati arrestati sabato, alle 22. Ieri mattina sono stati interrogati dal magistrato, dottor Fuiano, che ne ha confermato l'arresto. Marco Rabbia, il giovane sequestrato - I fratelli Bruno e Giancarlo Giovale Arena e il padre Carlo, arrestati Irma Durand, 24 anni